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La “scoperta” dei prezzi cresciuti del 113% e la grana amianto: la bonifica Ticosa resta una chimera

Se possibile, si complica ancora di più la vicenda infinita della bonifica della cosiddetta Cella 3 dell’area Ticosa (e con essa, qualsiasi ipotesi di maxiparcheggio nella zona, al di là dei lavori partiti recentemente per qualche decina di nuovi stalli alle spalle della Santarella).

Due i problemi enormi emersi dopo i due flop consecutivi delle gare tentate da Palazzo Cernezzi per completare la pulizia del sottosuolo: da un lato, l’esplosione dei prezzi per lo smaltimento dei materiali; dall’altro, la questione dell’amianto presente nella zona da bonificare.

Per quanto riguarda il primo aspetto, subito dopo il fallimento della seconda gara, il Comune ha condotto una serie di verifiche per capire le possibili cause della mancata partecipazione di aziende del settore. Una verifica postuma, peraltro, perché è la stessa amministrazione ad ammettere che solo dopo il bando finito male, “al fine di comprendere le motivazioni della mancata partecipazione e valutare se procedere alla riedizione della gara, questo ufficio ha provveduto ad effettuare un raffronto tra i prezzi
unitari previsti dal progetto”.

A quel punto, è emersa l’amara scoperta: il nuovo prezziario ufficiale per l’anno 2022, prevede un consistente incremento dei costi di smaltimento (invariati invece tutti gli altri legate a operazioni di questo tipo).

Infatti, mentre il prezziario di Regione Lombardia del 2021 ha confermato per lo smaltimento il prezzo di euro 164,80 per tonnellata (euro 16.40 per 100 kg) già previsto in progetto, il nuovo prezziario per l’anno 2022, ha portato quel prezzo a 349,60 euro per tonnellata (euro 34,96 per 100 kg), con un incremento di oltre il 113%. Chiarissima dunque l’incidenza per le imprese di un simile rincaro.

Da qui, dunque, una prima conclusione di Palazzo Cernezzi, testualmente: “L’impossibilità di rieditare la gara alle medesime condizioni e la necessità di rivedere il progetto”. Si parte per la milionesima volta daccapo, in sostanza. Ma, come si accennava, c’è purtroppo di più.

Il 16 febbraio scorso, infatti, si è svolto un incontro in videocall tra il Comune e Regione Lombardia, con tema cruciale lo smaltimento dell’amianto ancora presente nella Cella 3. In quel confronto, sono emerse due ipotesi:

– procedere a con una selezione e una separazione dell’amianto in cantiere con incapsulamento in big bag (sacchetto doppio), per ridurre il materiale oggetto di smaltimento;
– in alternativa, una eventuale messa in sicurezza permanente del sito della Cella 3” (5700 metri quadrati sui 42mila del complesso).

Risultato? Entrambe le opzioni scartate.

Per quanto concerne la messa in sicurezza permanente, l’amministrazione provinciale di Como ha evidenziato che ciò comporterebbe una variante al Piano operativo della bonifica oltre a vincoli sulla destinazione dell’area; Arpa inoltre ha espresso perplessità sull’attuabilità. E anche si volesse tentare, ancora Villa Saporiti ha sottolineato che un simile percorso potrebbe diventare attuabile a seguito di una rivalutazione della caratterizzazione della Cella 3, fatta dal Comune nel 2018 in totale autonomia e senza contraddittorio, ma a cui conseguirebbe necessariamente la revisione del Piano approvato.

Rispetto all’altra soluzione, l’incapsulamento in sede dell’amianto, è stato escluso in quanto il sito si trova a meno di 500 metri da ambiti sensibili.

E dunque, la sconsolate conclusione del Comune di Como che ha messo nero su bianco “l’impossibilità di rispettare le tempistiche previste nel cronoprogramma del POB approvato nell’anno 2019 per la realizzazione degli interventi di bonifica dell’areale/Cella 3 come già anticipato con comunicazione alla Provincia di Como in data 29.12.2021 e conseguente accoglimento favorevole della richiesta di proroga dei termini per la realizzazione degli interventi medesimi, indicativamente con decorrenza dalla consegna dei lavori”. Va tenuto presente, a questo proposito, che già per la sola esecuzione dei lavori erano previsti 15 mesi. Ora, però, il dell’operazione va inteso verso tempi idefiniti visto “che il termine per il completamento del progetto di bonifica in argomento potrà essere compiutamente definito all’esito delle necessarie verifiche procedurali e progettuali e una volta ottenuto il rifinanziamento dell’opera”.

Insomma, a distanza di 10 anni esatti dall’avvio della prima tranche della bonifica – 9 gennaio 2021 – per la Cella 3 si è ancora sostanzialmente nella nebbia e privo di qualsiasi certezza.

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3 Commenti

  1. Sarebbe più utile una inchiesta penale/amministrativa altro che “giochetti con gli aumenti”, sono decenni che ci prendono in giro e sprecano denaro pubblico, mi sembra il momento di dire basta.

  2. Lo scandalo è aver fermato una gara aggiudicata … ma quale interesse ci sarà stato per fermare tutto? Solo a Como e premiano chi ferma tutto e ingessa ogni cosa ! Incapaci spero andiate a casa presto

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