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Ambiente, Attualità

Caldo bollente a Como, giugno record. L’esperto: “Fenomeni mai visti con questa intensità. Come andrà nei prossimi giorni”

Como, l’Italia e l’intera Europa stanno attraversando un’ondata di caldo anomala e intensa che sta segnando record termici storici e modificando in modo evidente il clima locale. A fornire un quadro chiaro e dettagliato della situazione è Paolo Pierobon, co-fondatore di MeteoComo, che grazie alla rete di monitoraggio Cml, Centro Meteorologico Lombardo, tiene sotto osservazione ogni variazione meteo del territorio.

L’anticiclone che da settimane domina la scena è alimentato da aria calda proveniente dal Nord Africa, causando un’anomalia termica significativa a tutte le quote atmosferiche, facendo arrivare lo zero termico addirittura a 5 mila metri di altitudine. “Questa ondata di caldo è eccezionale – ci spiega Pierobon – e ha portato temperature molto alte, soprattutto nella giornata del 28 giugno, quando abbiamo registrato un picco di 37,3 gradi, un valore record”.

Anche nelle aree collinari si sono raggiunti valori particolarmente elevati. “Per esempio a Guanzate, a 340 metri di quota, nella terza decade di giugno la media delle massime è stata di 33,5 gradi, con quattro giorni consecutivi sopra i 35 (36,3; 35,6; 35,7; 35,3 gradi) e quattro notti tropicali di fila dal 29 giugno, quando le temperature notturne non sono scese sotto i 20 gradi. La media delle minime decadali si attesta intorno ai 18,5 gradi”, ha raccontato Pierobon.

“Un trend preoccupante di aumento delle temperature estive”

L’esperto ha evidenziato inoltre che giugno 2025 si colloca come il secondo giugno più caldo dal 1989 a Monte Olimpino, superato solo dal giugno del 2003, con una media mensile inferiore di soli 0,7 gradi. “È importante notare che questa è la terza decade di giugno più calda da quando registriamo i dati storici, il che conferma un trend preoccupante di aumento delle temperature estive nella nostra zona”.

Dal punto di vista delle precipitazioni, la situazione è molto diversificata all’interno della provincia. “Mentre l’alto lago ha avuto un surplus pluviometrico, con alcune stazioni che hanno accumulato fino a 200 mm di pioggia, nella bassa comasca la situazione è opposta: le precipitazioni risultano inferiori dell’80-90% rispetto alla media storica. A Monte Olimpino, ad esempio, il deficit è stato del 60%, con solo 23 mm caduti dal 23 maggio a oggi, e in alcune zone della bassa comasca sono caduti meno di 30 mm nello stesso periodo”, ha continuato Pierobon.

Guardando alle previsioni per luglio, Pierobon si è mostrato cauto ma con qualche speranza. “Per giovedì e venerdì attendiamo un nuovo aumento delle temperature, che potrebbero arrivare a 35-36 gradi in molte zone della provincia. Tuttavia, a partire da sabato e soprattutto domenica, è previsto l’ingresso di una perturbazione atlantica che dovrebbe portare temporali intensi e piogge diffuse su tutto il territorio, con un conseguente calo termico che riporterà le temperature verso la media stagionale”.

“Fenomeni atmosferici mai visti con questa intensità”

Riguardo ai rischi legati al caldo e alla siccità, Pierobon ha spiegato: “Al momento non ci sono problemi gravi, anche perché veniamo da una primavera piovosa. Tuttavia, se questa situazione di secco persistesse ancora per un mese, potrebbero emergere criticità. Il caldo intenso favorisce condizioni atmosferiche nuove, con fenomeni che in passato non si osservavano così frequentemente o con questa intensità”.

Spesso si sente dire che un tempo non esistevano temporali così forti come quelli attuali. “È vero – ha commentato Pierobon – e il motivo è legato alla quantità di energia disponibile nell’atmosfera. Più fa caldo, più c’è vapore acqueo e quindi più energia da scaricare durante i temporali. Un tempo, con temperature più basse, c’era meno vapore e quindi meno energia per temporali intensi. Oggi invece, con l’aumento delle temperature, vediamo eventi meteorologici più estremi e improvvisi”.

Pierobon ha concluso sottolineando un dato che fa riflettere: “Negli ultimi sei anni abbiamo avuto tre dei mesi di giugno più caldi nella storia: 2019, 2022 e ora il 2025. Questo è un segnale importante dei cambiamenti climatici in atto, che richiedono attenzione e monitoraggio continuo”.

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