Come il Comune di Como abbia anche solo potuto concepire il provvedimento con cui martedì sera, attorno alle 21.30, ha ordinato alla sessantina di inquilini del campeggio di via Cecilio di “lasciare entro e non oltre le 24 ore dalla notifica del provvedimento la struttura ricettiva” lo si scoprirà (forse) soltanto con il tempo. Perché bastava essere lì questa sera, tra le 18 e le 20, per toccare con mano lo stato di ansia, timore e inquietudine che quell’ordine – ovviamente poi non eseguito, ma poteva andare diversamente? – ha creato in chi vive lì.
E per “chi vive lì” si intendono anche diverse persone fragili, con disabilità certificate, in difficoltà economica o comunque costrette a pagare l’affitto di una casetta di legno per necessità o per i bivi complicati che la vita pone davanti, a volte. Ovvio, ci sono anche persone che hanno tramutato un bisogno iniziale in una scelta consapevole. Ma nessuno – e non è difficile scambiare due parole cordiali in quelle viuzze appartate dove corrono cani, gatti e conigli liberi – sembra aver veramente smesso di immaginare un futuro diverso.
Ma torniamo ai fatti. Dopo l’ultimatum di martedì sera del Comune – che in teoria scadeva poco dopo l’ora di cena di oggi, 1° febbraio – l’inquietudine, quando non proprio la paura, si è infiltrata in quei bungalow. E allora ecco chi aveva già impacchettato vestiti e mobilio, pronto ad abbandonare il campeggio per chissà dove; chi aspettava con l’angoscia negli occhi l’arrivo di poliziotti e sigilli; chi giurava “che può arrivare chiunque ma io da qui non me ne vado”; chi si domandava cosa fosse, dove fosse, come funzionasse “il dormitorio in Napoleona che mi hanno proposto, ora salgo in macchina e vado a vedere cos’è”. C’è stato chi è svenuto, stasera, davanti ai nostri occhi e a quelli di un don così gentile che pensavi esistessero soltanto nei film di Rai Uno.
C’è stato anche un Abbondino d’Oro, di passaggio: Luigino Nessi, monumento vivente alla bontà, che “sono venuto a portare due persone in un bed and breakfast almeno per stanotte, ma non si può intimare a decine di persone di abbandonare tutto da un giorno con l’altro”. Difficile dargli torto. Ma intanto, tutti avevano lasciato l’auto fuori dal cancello: avevano paura di non riuscire ad uscire, sigillati da chissà chi nel “Campeggio dei Tartari”.
Chi proprio non s’è visto – e meno male, anche se i problemi in quel campeggio ci sono o almeno ci sono stati, come testimonia l’uomo intossicato in un bungalow, il 18 gennaio scorso – dicevamo, chi non s’è visto sono poliziotti, vigili, carabinieri, finanzieri, sigilli. Nessuno – e ancora meno male, al netto di torti e ragioni che si chiariranno di qui a breve – ha avuto l’ordine di sbattere sulla strada in 24 ore decine di persone, diverse famiglie, più di un bambino piccolissimo. Anche perché – stando a quanto dichiarato dal sindaco Alessandro Rapinese a più riprese – il Comune di Como, sui cui terreni sorge la struttura, si sarebbe preso in carico soltanto i residenti del capoluogo (tra i quali, però, molti non sapevano nulla né dell’ultimatum né tantomeno di proposte e soluzioni alternative alla strada). Tutti gli altri, ossia la stragrande maggioranza degli “abitanti”, si sarebbero dovuti arrangiare. Come non è dato sapere. E nessuno lo sapeva né tutt’ora lo sa, in effetti. A parole, avrebbero dovuto lasciare il campeggio e stop: problema loro. Inutile aggiungere altro.
Non è andata così, ovviamente. L’ennesima alzata di voce si è dispersa tra la nebbiolina gelida di inizio febbraio. Ora si parla di una dilazione dei tempi (ma se succedesse qualcosa dopo la mezzanotte di oggi?), di incontri in Comune nel fine settimana, di nebulosi contatti in corso. Tutto possibile e tutto aleatorio al tempo stesso. Di sicuro, per ora, c’è che una sessantina di persone si è sentita cacciata di casa esattamente un giorno fa. Ha passato ore di smarrimento, senza alcuna certezza o alternativa. E poi non è successo niente. Succederà, forse, in termini più civili e organizzati, nelle prossime ore. Ma come si sia potuta concepire una simile situazione, resterà per sempre un mistero sospeso. Una sfida alla logica e all’umanità, aleggiante greve sul campeggio e sul Palazzo.
Campeggio, lo spettro delle multe. E la domanda senza risposta: chi risponde se succede qualcosa?
23 Commenti
Il campeggio così come era gestito non era regolare. All’inizio della pandemia doveva chiudere come tutte le attività del genere ma proprio per la presenza di persone fragili all’interno che non avevano altra alternativa se non quella di tornare per strada fu consentito di continuare provvisoriamente l’attività anche se i gestori furono denunciati. Adesso dopo tre anni improvvisamente l’ultimatum dopo l’incidente dove è quasi scappato il morto che è rimasto solo un proclama. Fra tra anni la prossima puntata mentre il problema rimane e la vita continua.
L’Italia è il paese più assistenzialista del mondo..reddito di cittadinanza, pensione per chi non ha mai lavorato, sussidi, etc.. Queste persone possono cercarsi un monolocale in una casa popolare o economica e pagare un piccolo affitto in un alloggio legale. Lasciamogli qualche giorno ma poi basta con l’illegalità. Il degrado porta solo altro degrado.
Avanti così sindaco.
Quanta ignoranza. Secondo lei se quelle persone sono lì hanno quindi un reddito che gli dia possibilità di pagare un affitto?? Fra l’altro per avere una casa dal comune passano decenni quindi il suo commento è solo inutile.
Arriverà il momento anche per lei oppure per i suoi discendenti di trovarsi in una situazione analoga! Lo auguro di cuore. Magari prego anche. Quanto all’Italia paese più assistenzialista del mondo: frase che fa ridere i polli e mostra la sua ignoranza totale.
Sig. Stefano,
le augurerei vivamente di trovarsi in condizioni di gran indigenza non dico per il prosieguo della sua vita, ma per un annetto o due; così da riparlarne e vedere se le sue parole andrebbero mostranno lo stesso cinismo.
Ah, dimenticavo una domanda… da quando è possibile andare in pensione senza aver lavorato, dunque senza aver pagato i contribuiti? Sarebbe bello lei ce lo dicesse, potremmo goderne anche noi tutti!
una mancanza di ragionevolezza che non mi sorprende,una mancanza di umanita’ che preoccupa.Si,parlo del signor Sindaco.
VERGOGNATI
Se a George Clooney piacesse farsi coinvolgere per sostenere il progetto del “Social Camping don Roberto Malgesini”…
Si potrebbe organizzare, per tutta la provincia, una Lotteria benefica online gestita dalla Fondazione della Comunità Comasca.
Premio: un pranzo per due con George a Villa Olmo, presenti naturalmente il Sindaco della città lariana fortunata e quello di Como. E il pranzo potrebbe essere offerto, e fare da vetrina, ad un Hotel a 5 stelle.
Costo del biglietto: € 20,00
Venduti 10.000 biglietti, si ricaverebbero 200.000 euro; o forse più, se l’iniziativa riscuotesse maggior gradimento.
🤔 Ma chi potrebbe proporlo al nostro George?
ma è un CAMPEGGIO ? tra l’altro, il CAMPEGGIO di una CITTA’ TURISTICA piu’ conosciuta al mondo !
O una centro di accoglienza ??
Ha ragione il sindaco ! Via tutti ! Ci vuole un camping 5 stelle in quel posto.
Stesso discorso vale per l’ostello. Quando riaprirà ? Qualcuno sa qualcosa ?
Caro sig. Pozzoli, vada a conoscere chi ci abita.
Sono sicuro che il suo cuore le farà cambiare idea.
Una città turistica fra le più conosciute al mondo??? Cosa non fa il provincialismo padano … 😂😂😂
Via i drogati dalla stazione! I campeggianti dal campeggio! Il dormitorio da Borgovico, via! I senzatetto dal dormitorio! Insomma, via! Sciò! Puss!
“Lasciare entro e non oltre le 24 ore dalla notifica del provvedimento la struttura ricettiva”
Classico slogan che la destra usa ben sapendo che non funziona nè serve a nulla se non a mostrarsi risoluta verso i propri elettori.
Poi pazienza se passato l’ultimatum nulla cambia e tutto rimane uguale, l’importante è essersi fatta vedere “in azione”!
Ennesima dimostrazione di come Rapinese e la sua giunta siano inadeguati ai ruoli che ricoprono.
Tramite gli aderenti ad una associazione di volontariato conosco la situazione di alcune persone fragili che abitano in quel campeggio; quello che è stato fatto loro è assolutamente brutale e senza senso.
È assai curioso che in un Comune con molte, si parla di decine, case popolari non occupate, alcune perfino con la porta murata, ci siano famiglie fragili che vivano in case di legno in un camping che dovrebbe essere adibito ad altro. È assai curioso anche che i vertici politici del Comune, con piglio celodurista, decidano perentoriamente per lo sgombero senza pensare ad alternative meno antipatiche e a riutilizzare ciò che, non si sa per quale motivo, è da anni inutilizzato. A dire il vero non è curioso. I celoduristi finiscono per utilizzare per i loro ragionamenti solo la parte che preferiscono esporre. Del resto, ormai è evidente, hanno perso il manuale di istruzioni.
L’ennesima dimostrazione dell’assoluta incapacità del sindaco Rapinese di affrontare con il buon senso situazioni complesse. Rapinese semplifica, banalizza. Ma, come in questo caso, quando non si parla di cestini dell’immondizia o di aiuole da pulire e si ha a che fare con persone, peraltro fragili, emerge sempre tutta la sua inadeguatezza.
Giusto che ogni comune pero’ si faccia carico dei suoi residenti, se no diventa attrattivo da ogni dove diventando quel che si puo’ immaginare.
Un campeggio del genere aiuterebbe anche nell’accoglienza dei senza fissa dimora, che come si dice nell’ articolo sotto spesso sono persone di passaggio.. darebbe ancora più significato al nome che gli hai dato. idea troppo intelligente, mi sa. Bellissimo contribuito comunque, grazie Plinio
Como vuole essere una città turistica?
Se “SI” allora deve dotarsi di un campeggio e di un ostello comunale almeno decenti.
Il Sindaco e l’Assessore incaricato dovrebbero visitare qualche campeggio della Lombardia per valutare come agire.
Quello che è diventato il “campeggio di Como” negli ultimi anni (dieci / cinque) non può essere chiamato Campeggio… ma questo purtroppo costituisce un altro problema…
Ma danno fastidio a qualcuno? Si no forse …..lasciamoli in pace nel loro brodo…o se no borghesotti palazzinari regalate appartamenti x non diventare i piu ricchi del cimitero
Facile fare i “duri” coi deboli MA REGOLARI CITTADINI ITALIANI ! PERCHÉ NON INTERVENGONO CON GLI OCCUPANTI IRREGOLARI E SPESSO DELINQUENTI ABUSIVI DI CASE? O CON GLI STRANIERI CLANDESTINI? O CON LA FECCIA DEI ROM? VERGOGNATEVI ! QST GENTE DOVRÀ RIMANERE NELLE LORO CASETTE DEL CAMPING E CHIEDETE SCUSA X LA PAURA E DISAGIO CHE AVETE ARRECATO LORO.
Ma per favore un po’ di buon senso, di intelligenza e di cuore! Dove va questa gente? Controllate e pulite le canne fumarie piuttosto! Non ci vogliono i tecnici della Nasa!
Perché non prendere spunto dalle evidenti capacità di resilienza di questi svantaggiati nel reddito, nelle opportunità socioeconomiche e/o nella sfera psicofisica, per organizzare, Comune e Diocesi insieme, e con le associazioni della carità cristiane e anche non confessionali, un “Social Camping Roberto Malgesini” più sicuro, più attrezzato, sorvegliato, con casette più grandi e con bagno, che abbia, come finalità specifica, quella di promuovere il superamento delle condizioni di precarietà, restituendo ad un miglior vivere civile l’individuo o la famigliola, ora in contingenti difficoltà?
Al cofinanziamento del progetto potrebbero essere destinati, tra l’altro, i fondi di solidarietà che si ricavano dalle manifestazioni di Natale di Como o di Cernobbio.