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Campeggio, lo spettro delle multe. E la domanda senza risposta: chi risponde se succede qualcosa?

E’ una miccia innescata la vicenda del Campeggio No Stress di via Cecilio a Como, dove il 18 gennaio scorso un uomo rimase intossicato dal monossido di carbonio all’interno di uno dei bungalow. Un evento drammatico che, a seguito di una serie di verifiche sulla struttura (che ormai ospita in pianta stabile oltre una sessantina di “inquilini”, tra i quali una quota non piccola di persona con fragilità e disabilità), ha portato il Comune di Como, il 27 gennaio scorso, a ordinarne l’immediata chiusura.

A questo provvedimento (contro cui non risultano ricorsi o opposizioni di alcun tipo) ha poi fatto seguito, la sera del 31 gennaio, la consegna a mano da parte della Polizia locale agli ospiti – tra cui una minoranza residente a Como, moltissimi in altre città – della “relata di notifica e contestuale intimazione” a lasciare la struttura entro le 24 ore successive. Cioè entro la sera del primo febbraio scorso. Cosa che – ovviamente – non è avvenuta, se non per un numero ristrettissimo di persone, vista la mancanza di posti alternativi disponibili (sia nel capoluogo che altrove) sia per l’indisponibilità di alcuni ad accettare le soluzioni proposte (in particolare, per quanto riguarda il capoluogo, il dormitorio notturno di via Napoleona).

Ora però la situazione rischia il cortocircuito. Da un lato, perché la tensione e i timori tra gli ospiti del campeggio non si concentrano soltanto sullo “sfratto” incombente ma anche sulle possibili conseguenze del mancato abbandono di bungalow e casette entro lo scorso 1° febbraio. Questo perché a margine della notifica consegnata due sere fa ai vari “inquilini” si legge testualmente questa frase: “L’inottemperanza alla presente disposizione comporterà il deferimento all’Autorità Giudiziaria ai sensi dell’articolo 650 del codice penale”.

Il che significa – nella più blanda delle ipotesi – almeno una potenziale multa da 206 euro. Sanzione che, teoricamente, potrebbe scattare nei confronti di chiunque sia rimasto al campeggio a partire dal 31 gennaio o addirittura dal 27, visto che a tutt’oggi la struttura risulta chiusa dal Comune a partire dall’ordinanza di una settimana fa.

In realtà, finora, l’umanità verso le molte persone che si troverebbero all’improvviso senza una reale possibilità abitativa ha prevalso su ogni fronte. Soprattutto tra le forze dell’ordine, a partire dalla Polizia locale (comparsa nel campeggio in più occasioni e sempre citata dagli abitanti del camping come esempio di collaborazione e gentilezza nei modi) ma passando anche per Polizia o Carabinieri. Nessuno, secondo quanto si apprende, si è mai sognato di operare una qualsivoglia forma di sgombero forzoso. L’opzione è esclusa.

Per quanto riguarda le possibili multe e denunce per gli abitanti nel campeggio – sebbene correttamente il messaggio esplicito di lasciare l’area vada fatta risalire all’ordinanza di chiusura del 27 gennaio e non soltanto alle notifiche personali del 31 – anche qui per ora nulla all’orizzonte. Per questioni pratiche (servirebbe prima un’accurata ispezione che certificasse in via ufficiale la presenza o meno di persone, da cui potrebbe scattare la segnalazione all’autorità giudiziaria) e poi per questioni di altra natura, prima di tutte la possibilità o meno per gli “sfrattati” di ottemperare materialmente all’intimazione. Il che significherebbe avere la certezza di non finire in mezzo a una strada, certezza che per moltissimi “inquilini” ancora non c’è.

Questo, dunque, il quadro: un equilibrio delicatissimo e fragilissimo, in bilico tra leggi, norme e senso di umanità in un intreccio sempre più difficile da districare ogni minuto che passa. Il che, però, non toglie la vera preoccupazione che alberga tra Comune, Prefettura, Questura e tutte le istituzioni coinvolte: considerando, come effettivamente è, la struttura chiusa d’imperio da Palazzo Cernezzi già dal 27 gennaio scorso, chi risponderebbe di un qualsiasi incidente, infortunio, inconveniente a danno di un ospite o comunque di chiunque altri all’interno del campeggio? Il Comune? I gestori? La proprietà? Chi non ha lasciato la struttura? Le risposte – per quanto le domande facciano tremare più di un polso – in questo momento nessuno le conosce.

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