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Ticosa e le altre 2mila in 600 comuni lombardi: caos bonifiche dopo la Consulta, si muove il Parlamento

Il Parlamento prova a risolvere il rebus delle bonifiche in Lombardia, come noto innescato dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha tolto ai Comuni la gestione diretta delle pratiche. Ne avevamo parlato dettagliatamente qui. Ebbene, visto il terremoto che rischia di determinare la Consulta – con i riverberi che potrebbero toccare la ‘bonifica regina’ di Como, ossia quella per la Cella 3 della Ticosa nel caso in cui l’amministrazione intendesse concluderla, ma anche molte altre – alla Camera dei Deputati qualcosa si muove. In particolare, è la deputata leghista Simona Bordonali ad annunciare l’ordine del giorno, di cui è prima firmataria, che punta a impegnare “il Governo a valutare la possibilità di adottare norme di modifica del codice dell’ambiente per prevedere la facoltà per le Regioni di trasferire le funzioni amministrative in materia di rifiuti e bonifiche ad altri enti, approvato ieri sera dalla Camera dei Deputati”.

“La sentenza della Corte Costituzionale, che di fatto ha tolto ai Comuni la competenza in materia di bonifiche ambientali ricadenti esclusivamente sul proprio territorio, rischia di portare a gravi ritardi negli iter di bonifica delle aree inquinate con pesanti conseguenze per l’ambiente e anche per l’economia del territorio, come manifestato anche dall’associazione nazionale dei costruttori edili. Da una prima ricognizione fatta dagli organi di stampa, solo nel bresciano si rischia di avere ricadute negative su settantuno siti inquinati in 43 comuni, ma su tutta la Lombardia il rischio potrebbe riguardare circa 2.000 siti in 600 comuni – dice Bordonali – Serve un provvedimento legislativo nazionale per superare questo problema. Nella norma bisogna prevedere la facoltà per le Regioni di poter trasferire le funzioni amministrative in materia di rifiuti e bonifiche ai Comuni assicurando i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza oltre alla buona esecuzione delle funzioni”.

“Allo stato attuale rischiamo un sostanziale blocco delle procedure autorizzative e dei procedimenti di bonifica – conclude la parlamentare – Serve un intervento rapido anche in considerazione del contesto storico attuale che impegna fortemente la pubblica amministrazione nell’attuazione delle opere connesse al Pnrr. Questo ordine del giorno è frutto di una interlocuzione con la Regione Lombardia e con il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica iniziata nel giorno stesso in cui è arrivata la sentenza. Abbiamo messo in atto un lavoro condiviso perché il territorio lombardo non può ammettere ritardi negli interventi”.

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