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Cernobbio, finestra sul mondo. Monti: “Cittadinanza onoraria per 13 minori stranieri”

“Le diversità culturali e religiose rappresentano una straordinaria fonte di ricchezza nonché un’opportunità di crescita e confronto particolarmente significativa per tutta la comunità”.

In tempi di sovranismo e di anti-multiculturalismo come termini più in voga nell’arena politica nazionale, quello che avete appena letto sembrerebbe un passaggio preso da un manifesto di un movimento di sinistra internazionalista.
Invece sono le parole che, nel decreto 14 del 24 maggio del 2019 (qui il documento) e per volere del Sindaco di Cernobbio, Matteo Monti, motivano il conferimento della cittadinanza onoraria a tredici tra bambini e ragazzini nati all’estero o in Italia e stabilitisi nel territorio del Comune tra il 2018 e il 2019.

Il Comune può conferire la cittadinanza onoraria come stabilito dal regolamento comunale approvato nel 2014, che stabilisce la concessione dello status di cittadino onorario persone che si siano distinte “nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti e della pace, dell’industria, del lavoro” o “la cui vicenda o le cui condizioni siano emblematiche di un diritto o di una legittima aspirazioni negati e non riconosciuti”. Il Comune, si legge dal regolamento “riconosce altresì quali cittadini onorari, fino al raggiungimento della maggiore età, i minori nati sia in Italia sia all’estero, residenti a Cernobbio”.

Cernobbio Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

La cerimonia ufficiale del conferimento della cittadinanza onoraria avverrà in un giorno dalla carica quantomeno simbolica, il 2 giugno, la festa della Repubblica.

La cittadinanza quindi ha una data di scadenza – la maggiore età. A 18 anni ed entro i 19, i ragazzi potranno poi fare domanda per l’ottenimento della piena cittadinanza.
Il Decreto Sicurezza varato in autunno dal Governo Lega-M5S ha allungato l’iter amministrativo per il conseguimento dello status di cittadino, portandolo da 2 a 4 anni e disincentivando, di fatto, l’avviamento di nuove pratiche.

Lo scorso autunno, ComoZero  intervistato alcuni “Italiani senza cittadinanza” comaschi che ci hanno raccontato come l’attesa di un passaporto italiano abbia spesso reso più complesso vivere, studiare e lavorare in Italia.

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