Il 2025 sarà sicuramente ricordato come l’anno dell’annuncio della grande integrazione delle realtà confindustriali di Como con Lecco e Sondrio. Un’operazione svelata a ottobre che si svilupperà in futuro, mettendo insieme centinaia di aziende distribuite su 3 province, capaci di generare più o meno 35 miliardi di valore aggiunto, quindi una parte importante del totale della Lombardia.
Una visione del futuro che – a ricordare bene – il presidente di Confindustria Como Gianluca Brenna (imprenditore del settore tessile, presidente e ad della Stamperia di Lipomo), aveva già fatto intendere quando subentrò al predecessore, Aram Manoukian.

Quello della fusione è infatti un argomento del quale si discute da diversi anni. Detto fatto dunque. Il tutto in un momento complesso in ambito mondiale dove si combattono guerre sia sul fronte militare che sul campo, altrettanto rischioso, dell’economia. Un mondo che deve fare i conti, ad esempio, con i dazi a stelle e strisce e con una concorrenza sempre più forte dei paesi appartenenti al Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa ed Egitto).
In uno scenario simile, la prima domanda riguarda l’anno ormai prossimo alla conclusione. “Il 2025 è stato molto duro. Gli scenari internazionali molto complessi non hanno ovviamente aiutato, anzi. Le guerre prima, i dazi dopo ci hanno spinto alla massima cautela e concentrazione”, dice il presidente Brenna.
Il 2025 però, come detto, è soprattutto l’anno dell’annunciata integrazione dei tre territori. “Si tratta di un processo cominciato tempo fa e che oggi ha trovato una condizione favorevole, una spinta dei territori a riunirsi per affrontare meglio il futuro. Se ne parlava già da prima del 2011. Io ho solo ereditato questa situazione. Posso dire che con il collega Marco Campanari (presidente Confindustria Lecco-Sondrio), ci siamo parlati e ci siamo detti: ma da quanto ne discutiamo? facciamo qualcosa? Insomma, uno stimolo in più a darci da fare”.

E così è arrivato il “momento giusto perché sono emersi fattori legati ai differenti bisogni delle tre realtà, come quello della formazione e dell’educational che tocca tutti noi. E che insieme possiamo affrontare meglio. Così come tutte le altre sfide. Basti pensare all’innovazione e al welfare territoriale”. E proprio in ambito di formazione non si può non ricordare il progetto della Cittadella delle Scienze Tecniche – Its Academy Alessandro Volta, a Cassina Rizzardi.
“Questo campus è strategico per il territorio: non solo rigeneriamo un luogo, ma costruiamo il futuro. Basta fare una riflessione: stanno andando in pensione le figure appartenenti alla generazione degli anni 60, che stiamo sostituendo con chi si affaccia ora al mondo del lavoro ma che per numeri è molto inferiore. Ciò porta alla mancanza di determinate figure professionali. Il campus ITS indirizzerebbe le risorse umane verso i settori che ne hanno bisogno. Ma questo luogo deve essere attrattivo e in grado di richiamare giovani e capacità anche da fuori territorio”, spiega Brenna.
Anche perché la vicinanza della Svizzera è rischiosa. “Noi siamo in mezzo a due magneti, la Svizzera e Milano. E a mio avviso è forse più attrattiva Milano. È quella la città che ti apre le porte. Se qualcuno vuole fare carriera è Milano che rappresenta il vero ascensore sociale. Li si trovano le principali aziende italiane di respiro europeo e quindi per un giovane è forse più magnetica. Ciò che preoccupa è poi anche la fuga dei nostri ragazzi. Basti dire che gli ultimi dati di Banca d’Italia dicono come in un anno, da Como, siano andati via 1300 giovani”.

Un ragionamento che dunque pone in evidenza, da qualunque parte lo si analizzi, la voglia “di creare un nuovo soggetto che metta insieme competenze, risorse, intelligenze e ovviamente anche problemi che però sarà sicuramente più facile gestire essendo uniti. Non dimentichiamoci che noi a Como abbiamo perso il Politecnico ma nei tre territori c’è ancora, e ciò è un valore. Noi qui abbiamo l’Insubria. Insomma, non ci devono essere confini perché altrimenti se così fosse, magari Lecco non si non si occuperebbe dell’Insubria, solo per fare un esempio, e viceversa”.
Una fusione quella dei tre territori che avrà tempi ancora lunghi. “Entro dicembre del 2026 le assemblee delle due associazioni approveranno il progetto di fusione, poi si arriverà a giugno del 2027 per l’atto notarile a cui seguirà la formazione dei diversi organi e infine alla nomina di un unico presidente nel giugno del 2028”.
Delicato poi il lavoro di Confindustria per governare il passaggio del testimone nelle grandi realtà industriali di famiglia. “Obiettivo nostro, come sistema confindustriale, è di formare i protagonisti per poter affrontare questo passaggio che non avviene per magia. Nostro compito è insegnare questo processo per evitare dispersione”.

Dunque, una realtà che abbraccerà più territori per fare squadra. Scendendo nel locale chiediamo invece al presidente Brenna, fautore dell’unità come strumento per guardare con maggior positività al futuro, cosa pensa della città di Como, una realtà che dimostra sempre di più come forse stia mancando questa unità. Sono infatti all’ordine del giorno proteste e polemiche in ogni campo della vita sociale, da manifestazioni contro il taglio dei ciliegi a proteste per le nuove regole sui parcheggi a commercianti preoccupati per le nuove disposizioni sui tavolini.
“Noi cerchiamo di essere un riferimento per questo territorio e diamo il nostro supporto, ad esempio, attraverso la nostra presenza in diversi ambiti, come il sociale e l’educativo con diversi progetti. E nostro massimo sforzo è quello di mettere in piedi una rete di relazioni che ci permetta, attivando i soggetti più svariati, di risolvere i diversi problemi. Mi aspetto che faccia altrettanto la politica, perché il cambiamento riguarda il territorio. Mi auguro dialogo, relazioni e un 2026 che prenda questa direzione”.
Confindustria Como nel suo rapporto con il territorio ha ad esempio istituito da qualche anno il Fondo “Confindustria Como: cent’anni di responsabilità sociale”, presso la Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, con l’obiettivo di sostenere iniziative di valore sociale sul territorio della provincia di Como, promuovendo attraverso bandi cofinanziati dedicati a progetti realizzati da enti non profit nei settori sociale, ambientale, culturale/educativo, giovanile e sportivo dilettantistico.
Inoltre, sempre a livello di grandi temi d’attualità non possiamo non chiedere un passaggio sul tanto dibattuto progetto di realizzazione del nuovo stadio “Non spetta a noi decidere l’ubicazione dello stadio. Posto che esistono degli strumenti urbanistici che lo definiscono lì in quel luogo, uno stadio che sia rispettoso della storia dei luoghi ma che sia attuale nella funzionalità e che sia attrattivo dal punto di vista dell’infrastruttura credo che sia auspicabile”.
Lasciandoci il presidente Brenna lancia uno sguardo al 2026. “Sarà sicuramente un anno duro, di transizione Alle imprese rivolgo l’invito a prepararsi ad un futuro ricco di sfide: la transizione digitale ulteriormente spinta dall’AI e mercati internazionali in continuo mutamento”.