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Attualità

Como, 50 anni molto speciali per il vescovo cardinale: diocesi in festa e gli auguri di papa Leone

Sabato 28 giugno, alle 10.00, in Cattedrale, a Como, la Diocesi si è stretta attorno al proprio Vescovo, cardinale Oscar Cantoni, in festa per i 50 anni di ordinazione sacerdotale. A questo significativo giubileo, si è aggiunto il ricordo dei 60 anni di consacrazione presbiterale del predecessore, monsignor Diego Coletti (Vescovo di Como dal 2006 al 2016).

Ricordiamo, inoltre, che lo scorso 5 marzo il Vescovo Cantoni ha festeggiato il ventesimo anniversario di ordinazione episcopale, mentre fra meno di due mesi (il prossimo 27 agosto), cadranno i 3 anni dalla creazione a cardinale, titolare di Santa Maria Regina Pacis in Monteverde di Roma.

Erano 16 i Vescovi concelebranti.

Quattro di loro ricordano, quest’anno, il cinquantesimo di ordinazione presbiterale:

  • monsignor Mario Delpini, metropolita della regione ecclesiastica lombarda, arcivescovo di Milano

  • monsignor Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo

  • monsignor Luciano Capelli, Vescovo emerito di Gizo (Isole Salomon) – il salesiano monsignor Capelli è originario della provincia di Sondrio, fu ordinato sacerdote il 28 giugno 1975 nella chiesa parrocchiale della Santissima Trinità di Cologna (nel tiranese) dal Vescovo di Calicut (India) monsignor Aldo Patroni (salesiano, valtellinese nativo di Sernio)

  • monsignor Franco Manenti, Vescovo di Senigallia (AN)


Gli altri Vescovi concelebranti erano:

 

  • monsignor Franco Agnesi, Vescovo ausiliare di Milano
  • monsignor Marco Busca, Vescovo di Mantova
  • monsignor Erminio De Scalzi, Vescovo ausiliare di Milano

  • monsignor Maurizio Gervasoni, Vescovo di Vigevano

  • monsignor Daniele Gianotti, Vescovo di Crema

  • monsignor Dante Lafranconi, Vescovo emerito di Cremona (originario della diocesi di Como)

  • monsignor Maurizio Malvestiti, Vescovo di Lodi

  • monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo emerito di Lodi

  • monsignor Egidio Miragoli, Vescovo di Mondovì e segretario della Conferenza episcopale del Piemonte

  • monsignor Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona

  • monsignor Luca Raimondi, Vescovo ausiliare di Milano

  • monsignor Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia

Per la Diocesi di Pavia era presente il Vicario generale, don Daniele Baldi.

Hanno concelebrato la Santa Messa alcuni dei compagni di ordinazione del cardinale Cantoni, i componenti del Consiglio episcopale, il Capitolo della Cattedrale e tanti preti del clero diocesano.

Ricordiamo i nomi dei sacerdoti ordinati nella Cattedrale di Como, il 28 giugno 1975, dal Vescovo, monsignor Teresio Ferraroni, il quale, nella sua omelia, si espresse in termini ancora oggi attuali. «Andate in un mondo che sempre più chiude i suoi orizzonti – disse il Vescovo Teresio –, per gridare a tutti che gli orizzonti nei quali l’uomo può vivere autenticamente la sua libertà e la sua gioia sono quelli che si spalancano sull’infinito, su Dio. Tremo nell’affidarvi questo compito in un’ora quanto mai difficile, ma non sia turbato il vostro animo e non abbiate timore: con voi è Cristo con la sua pace e lo Spirito con la sua consolazione. A tutto il Popolo di Dio della nostra Chiesa vorrei dire: unitevi nella preghiera e nella fede e inchinatevi dinanzi al Mistero, accogliete questi sacerdoti con fede, con rispetto, come accogliereste Cristo, fate con loro comunione tra voi e con Dio».

  • don Silvio Bernasconi
  • don Augusto Bormolini
  • don Oscar Cantoni
  • don Vittorio Ferrari (tornato alla Casa del Padre nel gennaio 2023)
  • don Marco Folladori
  • don Angelo Introzzi
  • don Riccardo Pensa (tornato alla Casa del Padre nel febbraio 2016)
  • don Battista Rinaldi
  • don Alfonso Rossi
  • don Andrea Salandi
  • don Roberto Vaccani
  • don Rinaldo Valpolini
  • don Ezio Viganò

Presente anche una delegazione di sacerdoti e laici della diocesi di Crema, la prima sede episcopale (dal 2005 al 2016) del Vescovo Oscar.

I cantori e i solisti erano alcuni degli elementi del Coro Diocesano Felice Rainoldi, della Cappella musicale del Duomo di Como e del Coro della scuola diocesana di musica e liturgia Luigi Picchi, guidati da don Nicholas Negrini (direttore della Cappella musicale del Duomo). Il repertorio musicale ha proposto brani tratti dai convegni delle corali insieme a canti della tradizione diocesana e del maestro Luigi Picchi, che favoriscono la preghiera e la partecipazione dell’assemblea. Il canto con il quale è stato accolto il cardinale Cantoni entrando in Cattedrale si intitola “Mia parte di eredità e mio calice”, composto da monsignor Felice Rainoldi per il 25º anniversario di ordinazione presbiterale del vescovo e dei suoi compagni.

I fedeli hanno potuto ottenere l’indulgenza plenaria secondo le norme canonicamente prescritte (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice). Al termine della Santa Messa è stata impartita la benedizione papale.

Il cardinale Cantoni, cinquant’anni fa, come motto per la propria consacrazione sacerdotale, scelse un versetto del salmo 51: mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre. «Il Signore – ha affermato il Vescovo nei giorni scorsi – mi ha concesso la grazia di perseverare nel ministero pastorale, sostenuto da tante persone che hanno contribuito a vivere una vita intensa, bella e gioiosa a servizio del popolo di Dio. Esprimo quindi la mia gratitudine: a tutti, ma soprattutto al Signore, che è fedele, e lo ha dimostrato nel corso di questi 50 anni di presbiterato».

A portare il saluto iniziale al Vescovo Oscar, ai concelebranti, alle autorità e ai fedeli presenti è stato il Vicario generale, monsignor Ivan Salvadori, il quale ha anche spiegato il significato delle immagini simboliche cesellate sul calice donato al cardinale Cantoni (benedetto durante l’Offertorio) e ha dato lettura del messaggio di auguri giunto da papa Leone XIV. Il saluto finale, invece, è stato pronunciato dall’arcivescovo di Milano, metropolita della regione ecclesiastica lombarda, monsignor Mario Delpini.

SALUTO DEL VICARIO GENERALE – MONSIGNOR IVAN SALVADORI

Esattamente 50 anni fa, il 28 giugno 1975, il nostro Vescovo Oscar – che saluto con affetto – veniva ordinato prete in questa Cattedrale. Con lui venivano ordinati altri 12 giovani. Due di essi – don Riccardo Pensa e don Vittorio Ferrari – il Signore li ha già chiamato a sé. Gli altri – che saluto con pari affetto – sono presenti questa mattina in Cattedrale.

Quel giorno essi ponevano il loro capo nelle mani del vescovo ordinante, Mons. Ferraroni; in realtà, le ponevano nelle mani salde di Dio che, in questi 50 anni, ha dato prova di averli accompagnati, sostenuti e colmati, in maniera sovrabbondante, della sua grazia. Anche di questo oggi vogliamo rendere grazie alla Trinità.

Sono molto lieto di dare il benvenuto, in Cattedrale, anzitutto al metropolita della Regione Ecclesiastica Lombarda, l’arcivescovo di Milano, S.E. Mons. Mario Delpini, nel quale saluto tutti i vescovi lombardi. Anch’egli ricorda quest’anno i 50 anni di ordinazione presbiterale, come anche il vescovo di Bergamo, S.E. Mons. Francesco Beschi, il vescovo emerito di Gizo, S.E. Mons. Luciano Capelli, e il vescovo di Sinigallia, Mons. Franco Manenti, già vicario generale del vescovo Oscar a Crema.

Insieme ai vescovi lombardi è presente con noi S.E. Mons. Egidio Miragoli, vescovo di Mondovì e Segretario della Conferenza Episcopale Piemontese. Benvenuto.

Un saluto anche alla diocesi di Crema, di cui il cardinale Cantoni è stato vescovo dal 2005 al 2016: è presente con una significativa delegazione, guidata dal loro vescovo, S.E. Mons. Daniele Gianotti.

Un saluto cordiale lo rivolgo anche ai Prefetti e ai Questori di Como e di Lecco, al sindaco di Como e a tutte le autorità civili e militari convenute. Vi siamo grati per la vostra presenza.

Non può invece essere presente il caro vescovo Coletti, che ha celebrato – due giorni fa – i 60 anni di ordinazione presbiterale. Lo ricordiamo con gratitudine per quanto ha fatto negli anni del suo episcopato comense, mentre lo affidiamo al Signore perché lo ricolmi, per intercessione di Maria, di ogni grazia e benedizione dal Cielo.

All’offertorio verrà portato all’altare un calice, che il vescovo Oscar benedirà. Sono raffigurati, alla base, lo stemma episcopale del vescovo Oscar, il santo vescovo Abbondio, patrono della nostra diocesi, e il pio pellicano, immagine del Cristo che, nell’eucaristia, dona le proprie carni come cibo di vita. Questo calice è l’omaggio della diocesi per il suo 50° di ordinazione sacerdotale.

Da ultimo, mi è grato dare lettura del messaggio augurale giunto, nei giorni scorsi, dalla Città del Vaticano:

Al venerabile fratello nostro Sua Eminenza Reverendissima Oscar Cardinal Cantoni, vescovo di Como,

giunto al compimento del cinquantesimo anno dall’ordinazione presbiterale, Ci congratuliamo con tutto il cuore per questo felice giubileo, come anche per il ministero da Lei svolto, non solo per i fedeli laici e il clero della Chiesa Comense, ma anche per quello esercitato – con diligenza e nella fedeltà al magistero della Chiesa – a favore della curia romana, memori della Sua attività nella promozione delle vocazioni, mentre imploriamo per Lei dal Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria, consolazione dello spirito e salute, e – dal più profondo del cuore – impartiamo, la Nostra Apostolica Benedizione al gregge a Lei affidato e a coloro che le sono vicini.

Dal Vaticano, il giorno 11 del mese di giugno dell’anno santo 2025.

Leone XIV, Papa

Qui di seguito il testo dell’omelia del Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni.

Cattedrale di Como

Sabato 28 giugno 2025

50° anniversario di Ordinazione Sacerdotale

Venerati confratelli nell’episcopato, cari fratelli sacerdoti e diaconi, membri tutti del popolo di Dio, uomini e donne, distinte autorità civili e militari.

Vi ringrazio vivamente della vostra presenza, espressione grande di vicinanza e di affetto nei miei confronti e di quanti con me celebrano il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale. Ricordo con particolare stima mons. Diego Coletti, che celebra il suo sessantesimo, mentre vi invito tutti ad esultare con noi il Signore per la fedeltà del suo amore.

Egli ha guidato il corso degli avvenimenti così da permettere a ciascuno di mantenersi dediti al servizio sacerdotale lungo il corso della nostra vita, nei luoghi e nelle modalità a cui siamo stati destinati dalla Chiesa.

Siamo come tutti voi, battezzati, membri del popolo sacerdotale, regale e profetico che Dio si è acquistato per proclamare le opere ammirevoli di lui, chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

Siamo membri del gregge del Signore, come voi tutti, prima di essere pastori. A voi abbiamo dedicato tutto noi stessi, senza fare del dono ricevuto una sorte di privilegio, ma solo una occasione di servizio.

Siamo stati tutti chiamati dal Padrone della messe nelle prime ore del giorno a lavorare nella sua vigna. E lo lodiamo perché ci ha permesso di raggiungere una meta così significativa, senza tuttavia sentirci logorati dal peso dell’età e dalle fatiche della evangelizzazione.

Certo, a volte, siamo rimasti sorpresi e meravigliati dell’agire di Dio, come Maria e Giuseppe, quando hanno ritrovato Gesù nel tempio di Gerusalemme a colloquio con i maestri, mentre discuteva e li interrogava sulle cose del Padre suo. Il vangelo sottolinea che anch’essi facevano fatica a comprendere tutto ciò. Anche noi ci siamo dati ragione di certi fatti della vita e del loro senso, solo più tardi, alla luce di quanto il Signore ci ha fatto lentamente comprendere.

Cinquant’anni sono lunghi da narrare, ma vi assicuro che tratterò solo alcuni particolari, a partire da alcune domande: dopo cinquant’anni di ministero quale bilancio ne traete? Ne valeva proprio la pena? Se doveste ricominciare, accettereste ancora questa particolare chiamata del Signore, che vi ha impegnato tutta la vostra esistenza?

Sono interrogativi che i giovani mi rivolgono, spesso a “bruciapelo”, nel corso della visita pastorale, a cui cerco di rispondere in tutta verità, e così cerco di rispondere, anche a nome degli altri fratelli, presbiteri e vescovi.

1. Siamo contenti di essere preti, siamo molto felici di aver consumato le nostre forze per il Signore Gesù, a servizio del suo popolo, soddisfatti di aver camminato insieme in una unità, lentamente raggiunta, dal momento che siamo tutti originali e unici.

2. Il Signore risorto non ci ha mai tradito, perché è fedele e non ritira la sua alleanza. Ci è sempre stato vicino, in ogni situazione della vita, felice o avversa, nei momenti di tensione e anche di apparente fallimento. È stato il nostro compagno di viaggio e noi abbiamo vissuto sentendoci una cosa sola con Lui e con il suo popolo, in un amore sempre crescente, dal momento che Egli “ci ha chiamati amici”. Non ci siamo mai stancati di parlare di Lui, centro del nostro cuore, e ancora oggi cerchiamo di presentarlo con freschezza, come persone che lo seguono da vicino, con un amore sempre ravvivato.

3. Abbiamo sempre considerato la Chiesa quale nostra madre, che ci nutre e ci custodisce, e come sposa da proteggere con tenerezza, in un amore costante e fedele, anche nei momenti di prova, di fatica, di difficoltà. Siamo venuti incontro a quanto ci è stato richiesto, di volta in volta, senza badare troppo a noi stessi, ma fidandoci di chi ci ha inviato e di coloro con i quali abbiamo collaborato.

4. Il tempo è corso veloce, tanto da stupirci di aver trascorso un periodo così lungo e intenso, a volte sofferto, eppur gioioso. Non è venuta meno la forza di ricominciare ogni mattina, di cercare nuove vie di evangelizzazione, di sperimentare progetti educativi per le diverse età, di inserirci in quel cammino di riforma per presentare Gesù al vivo per gli uomini di oggi, molto spesso stanchi e sfiniti, e preparare le strade perché ogni discepolo di Gesù possa trovare la sua forma originale per seguirlo e testimoniarlo nel suo ambiente sociale di vita.

5. Abbiamo sperimentato nelle nostre Comunità cristiane un vero clima di famiglia, coinvolti nella costruzione di uno stile di fraternità che unisce, che conforta e che sostiene, che fa fatica, eppure prova a prendersi cura dei piccoli e dei poveri, degli emarginati e degli immigrati. Quindi abbiamo coltivato una ammirazione sincera verso tanti laici e laiche (che sono la maggioranza del popolo di Dio!) corresponsabili nell’impegno missionario, senza dichiararci padroni nei loro confronti, ma solo custodi. Abbiamo cercato di mostrare una sincera stima e fiducia tra noi presbiteri, piena unità con i membri della vita consacrata, attiva e contemplativa, ma anche un sincero legame di amicizia e di leale condivisione con i nostri vescovi e il santo Padre.

6. Siamo venuti incontro e abbiamo cercato di essere vicini a quanti hanno sperimentato tante fatiche, hanno preso il coraggio a piene mani di confidarci grosse sofferenze, anche peccati non facili da riconoscere, difficoltà materiali e spirituali. Abbiamo condiviso, confortati dalla grazia dello Spirito, le aspirazioni di tante persone, le preoccupazioni di tanti genitori nella educazione dei loro figli, le difficoltà nel dialogo tra marito e moglie, le sconfitte e le cadute di chi ci ha narrato, con larga confidenza, i propri particolari stati d’animo. Abbiamo imparato ad essere misericordiosi, meno rigidi e più compassionevoli, come Gesù, che ha accolto tutti e ha aperto a ciascuno nuove vie di rigenerazione. Abbiamo cercato di dare speranza, aiutando quanti l’avevano perduta, promuovendo ciò che di positivo è presente in ciascuno. Anche noi, tuttavia, abbiamo sperimentato debolezze e fragilità, ma accettandoci imperfetti, non ci siamo mai dichiarati sconfitti, perché il Signore ci ha sempre preso per mano e risollevato.

7. Abbiamo conosciuto persone almeno apparentemente impermeabili alla grazia, incapaci di lasciarsi scalfire dalle abbondanti occasioni in cui Dio ha tentato di ricominciare con loro. Ma è consolante aver sperimentato da vicino, nello stesso tempo, come Dio è stato capace di persistere nel suo amore, dal momento che Egli non si stanca mai di venire incontro ai suoi figli e sa inventare le modalità più opportune perché ciascuno possa ravvedersi e sperimentare la gioia di sentirsi amato, accolto, perdonato. Quanto stupore nel constatare fratelli e sorelle che si sono lasciati attrarre e conquistare dall’amore di Dio e hanno sperimentato la gioia di sentirsi suoi figli, e insieme, si sono sentiti tanto vicini e solidali con tutti, accomunati da una medesima umanità ferita. Con la passione ardente di partecipare alla costruzione responsabile non di una nuova Chiesa, ma di una Chiesa nuova, capace di raggiungere tante persone che ancora non conoscono Gesù e il suo vangelo e di parlare direttamente al loro cuore.

8. Infine, abbiamo sperimentato la vicinanza affettuosa del popolo di Dio, che vuole bene ai suoi preti, che condivide le loro fatiche e non disdegna tuttavia di essere, verso ciascuno, una presenza stimolante e anche critica. È un servizio che il popolo di Dio offre ai suoi pastori, così da Impedirci di diventare ripetitivi, di mostrarci troppo sicuri di noi stessi e delle nostre vedute, capaci di rigenerarci continuamente alle sorgenti della salvezza e così essere persone positive, propositive e liete della letizia di Dio, fondati sulla salda roccia dell’amore di Dio Trinità misericordia.

Ecco il ritratto di “uomini di Dio, ministri di speranza”, (almeno osiamo definirci tali, in tutta umiltà!), coscienti delle nostre povertà, ma anche stupiti di essere stati usati quali strumenti attivi della provvidenza di Dio per la formazione e la crescita del suo popolo. Non siamo perfetti, ma amici di Cristo, figli della sua dolcissima Madre Maria, fratelli tra di noi e ci impegniamo almeno per essere credibili.

Una vita così, semplice, intensa e bella, può essere di consolazione e di stimolo per tutto il popolo di Dio, ma anche un modello di vita per giovani che ancora credono che il ministero sacerdotale possa ancora riempire di gioia e di pienezza la loro intera esistenza.

Oscar card. CANTONI

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