Il consigliere comunale di Svolta Civica, Vittorio Nessi, riporta la vicenda Como Acqua al centro della politica di Palazzo Cernezzi. Lo ha fatto con un duro intervento in consiglio comunale che, nei fatti, è stata una risposta all’intervento di 7 giorni fa all’esponente di maggioranza Franco Brenna (qui il suo discorso).
“Com’è noto – ha detto Nessi – il progetto di fusione sarebbe dovuto sfociare nel voto dell’assemblea dei soci della società. Il procedimento era giunto a compimento dopo un complesso iter durato oltre tre anni, al quale avevano partecipato tutte le forze politiche della provincia, producendo costi (di denaro pubblico) complessivi superiori a 350.000 euro tra incarichi professionali, perizie e spese affrontate dalle singole società”.
“È opportuno ricordare che nessuno fra tutti i soggetti che si sono occupati della procedura, fino alla fine del mese di settembre 2017, ha avuto alcunché da obbiettare circa la regolarità del procedimento di fusione – ha aggiunto il consigliere di Svolta Civica – il socio Comune di Como, che nel mese di settembre 2017 aveva approvato la delibera di revisione delle società partecipate dichiarando formalmente di voler portare a compimento il processo di fusione in Como Acqua, soltanto a far tempo dal mese di ottobre ha invece iniziato a sollevare perplessità in ordine all’iter seguito”.
Dopo aver ricordato la seconda perizia commissionata al professor Angelo Palma sul valore delle società che si devono fondere in Como Acqua, Nessi è andato all’attacco.
“I periti – ha detto Nessi – hanno osservato che per quanto riguarda la verifica crediti/rettifiche per svalutazione, rischi legali, fiscali e previdenziali, non sono emerse ragioni per introdurre alcuna rettifica in nessuna delle Sot. Per quanto riguarda la verifica delle perizie, il valore economico complessivo rilevato dai consulenti ai fini del rapporto di cambio è risultato essere pari a Euro 56.819/mila rispetto a quanto attestato dall’esperto BDO in Euro 86.460/mila, con una minusvalenza di Euro 26.641/mila”.
“La differenza è dovuta al metodo utilizzato dall’advisor (metodo Arera) che era stato erroneamente ritenuto obbligatorio per legge e sul quale si erano concordemente orientati tutti i rappresentanti politici ivi compresi quelli espressione dell’area di Centrodestra (e sul quale non erano mai state sollevate perplessità). Nessuna conseguenza è stata accertata dai periti in ordine ai bilanci e agli effetti fiscali. La differenza si ripercuote invece su rapporto di cambio determinato dall’esperto B.D.O. e sulla misura di spettanza per ciascuna SOT all’aumento di capitale di Como Acqua srl per effetto della fusione/scissione”.
“Per effetto dei nuovi rapporti di concambio calcolati alla luce delle nuove valutazioni – ha aggiunto il consigliere di Svolta Civica – risulta evidente che per la stragrande totalità dei soci le variazioni possono essere calcolate, in più o in meno, nella misura minima dello 0, x%. Ciò che colpisce, invece sono le conseguenze per i Comuni di Como e Cantù per i quali le variazioni ammontano, rispettivamente a -1,244% e a +2,103% essendo le quote di partecipazione passate per Como dal 2,721% al 1,477% e per Cantù dal 12,383% al 14,487%”.
“La percentuale del Comune di Como in Como Acqua srl è destinata ad aumentare sensibilmente per effetto del previsto conferimento di Como Depur e del ramo acqua di Acsm – Agam, società che dispongono di un patrimonio importante ai fini della determinazione del rapporto di cambio. La perizia di stima del valore economico di ciascuna società partecipante alla fusione vale solo per esprimere la misura della partecipazione di ciascuna SOT al capitale sociale della società incorporante a fusione conclusa e che nulla ha a che vedere con la situazione patrimoniale delle società partecipanti alla fusione che deve essere redatta con l’osservanza delle norme sul bilancio di esercizio sicché, come afferma lo stesso prof. Palma (pag. 8 della relazione), a fusione conclusa i valori peritali cessano ogni loro funzione”.
Ciò significa, ha concluso Nessi, che “a seguito della nuova valutazione” si è creato “molto rumore per nulla, poiché i rapporti di cambio sono rimasti sostanzialmente invariati salvo il grave pregiudizio di Como rispetto a Cantù; che Como avrà un patrimonio conferito inferiore e una minor quota di partecipazione in Como Acqua srl rispetto a quanto avrebbe avuto qualora il Comune di Como avesse approvato la delibera di fusione; che Como avrà minore voce in capitolo in un momento delicato rappresentato dal prossimo conferimento del ramo acqua di Acsm-Agam e di Como Depur in Como Acqua srl; che Como, che è città capoluogo e avrebbe dovuto fare da traino rispetto agli altri partecipanti, si troverà in posizione subordinata rispetto a Cantù; e che Como avrà un ulteriore pregiudizio qualora dovesse, come affermato dall’assessore Caldara, ripristinare il capitale sociale in misura pari a Euro 600/mila per coprire la svalutazione del medesimo”.
“Come si è visto – ha chiuso Nessi – l’improvvisa marcia indietro del sindaco non ha prodotto alcun effetto concreto sull’equilibrio generale dell’operazione, se non quello di abbassare la quota di concambio del Comune di Como in Como Acqua. E ciò è avvenuto, come per la fusione di Acsm-Agam, per il semplice fatto che l’amministrazione comunale ha preferito stare a guardare, lasciando alle segreterie politiche la gestione dell’operazione. Tutti questi svantaggi economici e di prestigio per la città di Como non si sarebbero verificati se il Comune avesse partecipato all’assemblea del mese di ottobre approvando il progetto di fusione come sarebbe stato possibile e non avesse invece ostacolato l’iter conclusivo con pretestuosi argomenti. La città di Como quindi non ringrazia il sindaco. La città di Como chiede il conto”.