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Como, cancello anti senzatetto: domenica la protesta di Como Senza Frontiere a San Francesco

Como Senza Frontiere si mobilita contro il cancello davanti all’ex chiesa di San Francesco, sotto il cui portico spesso trovano riparo senza dimora ma che il Comune ha deciso di chiudere con una barriera. Domenica 25 giugno si terrà dunque proprio davanti al portico un presidio di informazione e di protesta a partire dalle 15.30, chiamato simbolicamente “Cancellate quel cancello”.

Di seguito, le ragioni dell’iniziativa nel documento integrale.

Chiediamo alle realtà organizzate di aderire e di manifestare il proprio sostegno a questa manifestazione per chiedere nuove politiche sulle questioni migratorie, ispirate dal riconoscimento dei diritti, da umanità e giustizia, tanto a livello generale che a livello locale.

Como senza frontiere lancia un appello per la manifestazione domenica 25 giugno 2023 alle 15,30 all’ex chiesa di San Francesco a Como: in risposta all’assoluzione in appello di Veneto Fronte Skinheads, contro le politiche locali che opprimono le persone migranti e in povertà, contro le politiche della Fortezza Europa che moltiplicano le stragi e le violenze sulle rotte di mare e di terra.

Città di frontiera
Collocata su uno dei percorsi più importanti per unire il mondo del Mediterraneo a quello dell’Europa centrale e settentrionale, la città di Como ha da molto tempo difficoltà a riconoscere l’importanza e la responsabilità di questo ruolo: la strada che passa per Como significa – da sempre – lavoro, ricchezza, libertà, cultura, ma anche violenze, privazioni, discriminazioni…

Como si scopre città di frontiera nell’estate del 2016, quando il flusso di persone migranti e profughe verso l’Europa centrale viene arrestato a Chiasso. La Fortezza Europa chiude violentemente i percorsi di transito non solo sui suoi margini esterni, ma anche al proprio interno. Decine e poi centinaia di persone si accampano intorno alla Stazione ferroviaria internazionale di Como San Giovanni, in attesa e nella speranza che prima o poi si apra uno spiraglio.

Città solidale
La situazione sollecita la risposta della cittadinanza, perché simili disagi e così gravi negazioni dei diritti non possono essere ignorati. Decine e poi centinaia di attiviste e attivisti, volontarie e volontari, provenienti anche da oltre frontiera (quella frontiera che alle persone migranti si vieta di attraversare) prestano la loro collaborazione per garantire dignità, accoglienza, ascolto, assistenza.

La rete Como senza frontiere si sviluppa in quei mesi, nello sforzo non solo di promuovere l’accoglienza, ma anche l’adeguata percezione e narrazione del fenomeno migratorio, per aprire quindi una prospettiva politica. Ne fanno parte associazioni culturali, di volontariato, sindacati, partiti di sinistra, realtà ecclesiali, singole persone. La rete continua la sua azione anche dopo che la crisi acuta dell’estate 2016 viene in parte rimossa e la maggioranza “silenziosa” della città può tornare a credere che i problemi del mondo degli ultimi non la riguardino.

Città chiusa
Il 27 novembre 2017 un’assemblea della rete Como senza frontiere al Chiostrino Artificio in centro città viene interrotta da un gruppo di neofascisti aderenti al Veneto Fronte Skinheads. L’irruzione serve a dare risonanza a un delirante proclama razzista contro una presunta “invasione” dei migranti.

La risposta di Como senza frontiere è espressa nel continuare la propria azione politica e il proprio lavoro di accoglienza, senza cedere alle intimidazioni. È questo il messaggio della grande manifestazione nazionale antifascista che si tiene a Como all’inizio di dicembre 2017. Ma una parte di città non capisce l’importanza di questa vicenda: il Comune di Como (con un’amministrazione di centro-destra) non ritiene di doversi costituire parte civile, anche se il teatro dell’irruzione fascista è un luogo di proprietà comunale, e anzi peggiora le azioni repressive e discriminatorie nei confronti delle persone migranti (e fragili in generale), negando diritti, accoglienza, assistenza, multando chi distribuisce colazioni e generi di conforto alle persone in strada, rimuovendo panchine, imponendo “pulizie” forzate.

Due avvenimenti segnano – o dovrebbero segnare – la coscienza della città in questi anni di confronto con la dura realtà del fenomeno migratorio. Il 27 febbraio 2017 Youssouf Diakite, giovane proveniente dal Mali, muore folgorato sul tetto di un treno locale mentre varca la frontiera italo-elvetica; una storia drammatica rapidamente dimenticata dalla maggioranza della gente. Il 15 settembre 2020 don Roberto Malgesini, profondamente coinvolto nella cura delle persone emarginate dalla ricca società comasca, viene ucciso a coltellate; la città lo riconosce come martire, ma non raccoglie i suoi insegnamenti, l’amministrazione comunale lo premia con onorificenze alla memoria, ma non fa nulla per risolvere i problemi di cui lui si occupava.

Città normale
Nel febbraio 2022 il Tribunale di Como condanna tutti i 13 neofascisti di Veneto Fronte Skinheads per violenza privata. È un atto importante, ma che non scuote la coscienza della città: il nucleo fondamentale della vicenda sta, oltre che nella violenza dell’azione, nell’ideologia proclamata, nella rivendicazione del razzismo e della negazione totale dei diritti. Il modello discriminatorio e repressivo dell’amministrazione cittadina continua, anche dopo il cambio di maggioranza con la vittoria di una lista civica di destra.

Nel maggio 2023 la sentenza di appello pronunciata a Milano ribalta la prima sentenza e assolve tutti i neofascisti perché “il fatto non sussiste”. Le motivazioni della sentenza, rese pubbliche all’inizio di giugno, sono sconcertanti: non solo si seguono pedissequamente le assurde analisi della perizia della difesa dei neofascisti, non solo si ignora la materia politica della vicenda senza alcuna considerazione per il contenuto razzista, violento e anticostituzionale del proclama letto, ma soprattutto si nega l’esistenza stessa delle “parti lese”, di chi ha subito l’irruzione, delle loro ragioni, dei loro ideali, della loro nonviolenza. Con una strumentale ricostruzione della dinamica dei fatti, ottenuta ritenendo inattendibili le dichiarazioni delle vittime e fonte certa i test con anonimi soggetti utilizzati dai periti per valutare uno solo dei video dell’incursione, tutto viene riportato alla normalità.

Città nella Fortezza Europa
Le ripercussioni di quanto avviene alle frontiere della Fortezza Europa sono enormi ed evidenti su tutta la società, e ancora di più per una città di frontiera, per quanto non nelle immediate vicinanze dei confini continentali. Le politiche locali non fanno nulla per risolvere i problemi delle persone migranti, fragili, senza dimora; Como è ancora priva di adeguate e stabili strutture di accoglienza e integrazione, compiti demandati al volontariato e all’iniziativa dei singoli, e anzi persegue comportamenti di inasprimento delle condizioni di vita come “deterrente” alle migrazioni; si propone di togliere l’agibilità anche di minimi spazi di riparo, come il portico dell’ex chiesa di San Francesco, con barriere e cancellate. Le politiche nazionali ed europee provocano in continuazione stragi, sofferenze e violenze, di fronte a cui non possiamo restare indifferenti. Vengono in genere ricordate e stigmatizzate solo quando risultano esorbitanti rispetto al “comune senso” del disastro, come nel caso del naufragio al largo di Cutro (con quasi cento vittime) o in quello, ancora più recente, al largo di Kalamata in Grecia (con, forse, oltre seicento vittime). Per Como senza frontiere il lutto deve essere davvero universale, perché su ogni rotta di mare e di terra la strage delle persone migranti è continua.

Città futura
La risposta di Como senza frontiere è ancora quella dichiarata all’indomani dell’irruzione dei neofascisti: continuare la nostra azione politica. Per questo:
-per contrastare l’indifferenza della magistratura che assolve i neofascisti,
-per opporci alla pessima gestione da parte dell’amministrazione cittadina dei problemi delle persone migranti e fragili in generale, che ha nell’esibita intenzione di chiudere con cancellate il portico di San Francesco un nuovo, ignobile simbolo,
-per alzare il nostro grido di dolore e di opposizione per la continua strage di persone profughe e migranti che la Fortezza Europa persegue sulle rotte di mare e di terra,
chiediamo a tutti e tutte di partecipare al presidio di informazione e di protesta nell’area antistante l’ex chiesa di San Francesco domenica 25 giugno a partire dalle 15,30. Chiediamo alle realtà organizzate di aderire e di manifestare il proprio sostegno a questa manifestazione per chiedere nuove politiche sulle questioni migratorie, ispirate dal riconoscimento dei diritti, da umanità e giustizia, tanto a livello generale che a livello locale».

[Como senza frontiere]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. Como Senza Frontiere e altre associazioni se ne facciano carico direttamente attuando soluzioni invece di proteste, sempre che riescano a dialogare con queste persone, è troppo facile protestare e fare i samaritani con i soldi e la sicurezza altrui.

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