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“Libri, salassi e noia”, la Como universitaria vista da un fuorisede. E per gli studenti lariani non va molto meglio: i racconti

Como è una città universitaria? Forse no. Affitti cari, trasporti carenti, pochi spazi per i giovani. Questi sono i problemi che Elia Ceci, studente fuorisede, ha riscontrato nei primi mesi in città. Il 22enne, reduce da una triennale a Bologna, ha deciso di spostarsi a Como per una magistrale in Fisica Applicata.

Come sta andando?
Ho fatto la triennale a Bologna, una città che ha un’infinità di offerte di qualsiasi genere per studenti: spazi per il tempo libero, occasioni di socialità, aule studio. Queste opportunità non le ho trovate a Como. Faccio un esempio. Quando cercavo casa non ho trovato quasi niente. Vengo da una situazione in cui condividevo un appartamento con un mio amico del liceo, poi con un’altra ragazza fuorisede. Cercavo una soluzione simile. A Como le poche case in affitto sono destinate a frontalieri e a lavoratori. Alla fine ho dovuto optare per uno studentato.

E i prezzi come sono?
Sono abbordabili, per il contesto di Como. Ma per gli standard italiani sono alti. Ora pago meno rispetto a Bologna, ma è una situazione diversa. Era l’unica soluzione, non ho praticamente trovato appartamenti.

Per quanto riguarda la vita sociale da universitario come ti trovi?
È il problema più grosso che ho riscontrato. Ero abituato a Bologna dove c’era tutto un altro contesto. A volte qui ho delle lezioni in cui siamo in tre. Non è uno svantaggio totale, perché comunque ti permette di essere più seguito e di avere maggiore contatto con i professori. Dal punto di vista puramente universitario sono contento della mia scelta. È Como che mi lascia un po’ perplesso.

E comunque anche i pochi spazi cittadini per gli universitari non aiutano.
In questi due mesi non sono uscito moltissimo per gli esami e la tesi della triennale. Ma tutti i fuorisede confermano che Como offre poche possibilità di socialità, se non ai turisti durante la stagione. A Bologna, per esempio, gli spazi universitari erano vissuti molto di più: le vie erano costellate di aule studio dove potevi interagire e confrontarti con altri ragazzi. La maggior parte era aperta fino alla sera tardi. Qui le poche che ci sono chiudono alle 18 e alle 17.45 ti fanno uscire. Se uno studente ha lezione fino alle 16, non se ne fa niente delle aule studio. Questo preclude tanto la socialità. Poi chiaramente incide anche che la maggior parte dei frequentanti sono pendolari. Se sei un fuorisede ti ritrovi con te stesso e basta.

Passiamo invece al costo della vita in città.
Con i soldi con cui a Bologna facevo la spesa per una settimana a Como riesco a prendere solo la metà dei prodotti. I supermercati in città sono pochi e se non hai la macchina diventa difficile raggiungere quelli più economici.

E il trasporto pubblico?
Gli autobus lasciano a desiderare. Ci sono poche corse e i pullman fanno dei percorsi contorti allungando terribilmente i tempi di percorrenza. Facendo un altro esempio, frequento un corso di fisica medica al Sant’Anna e per arrivarci c’è un autobus ogni mezzora.

Abbiamo poi chiesto ad altri tre studenti di raccontare la vita universitaria a Como.

Mario Izzo (Fisica)


Como è una piccola realtà e per questo motivo si perde un po’ lo spirito dell’università. Per quanto riguarda i servizi, la città è carente rispetto ad altre province. Facendo un esempio non ci sono posti che incentivino a mangiare fuori: non tutti lavorano e si possono permettere di spendere sette euro al giorno a pranzo. Infine mancano anche i luoghi di incontro per socializzare in città. Posso però dare una nota positiva sull’Università: siamo in pochi ed è più semplice essere seguiti dai professori.

Stefano Seregni (Fisica)


Non credo che Como abbia una vocazione universitaria. Bisogna, però, fare delle distinzioni. L’università è molto buona ma la città non è all’altezza. Qui mancano gli spazi, penso soprattutto ai fuorisede che si ritrovano solo la biblioteca comunale come luogo per studiare e socializzare con altri coetanei. Como è una città cara, così come Milano, rendendola così poco appetibile per chi viene da fuori. C’è anche il tema dei trasporti: io sono fortunato perché abito relativamente vicino, ma chi arriva da più lontano è complicato e deve usare la macchina o se può il treno. Fortunatamente l’Insubria offre un parcheggio per noi studenti.

Alessandra Zappa (Matematica)


In città sarebbe necessario un luogo fuori dall’Università in cui potersi incontrare tra studenti e discutere su varie tematiche. In città mancano. Questi spazi sono fondamentali per creare legami anche per il futuro della città e far nascere nuove reti. Io abito a Como e di conseguenza i disagi per me sono limitati, però mi immedesimo in chi viene da fuori, con tutti i disagi legati ai trasporti e al traffico.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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