Clamorosa protesta dei genitori contro la chiusura di 8 scuole a Como voluta dal sindaco Alessandro Rapinese e dall’assessore alle Politiche educative Nicoletta Roperto: tantissime persone si sono presentate in Comune, prima della seduta di consiglio, portando candele accese. Almeno a livello scenografico, quasi un contrappasso rispetto ai famosi ‘lumini’ organizzati da Rapinese contro la Ztl ai tempi della Giunta Lucini.
“Oggi – spiegano – vogliono chiudere le nostre scuole, domani potrebbero essere le vostre!”. E in effetti, giovedì scorso, proprio il sindaco Rapinese, nel corso di una Commissione regionale convocata ad hoc al Pirellone, aveva detto: “Al netto di tutte le chiusure che faremo, che mi sembrano poche. E sono solo l’inizio”.
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6 Commenti
Siete come quei 5 della bocciofila che bloccavano tutto!
Se fossi il sindaco farei pagare le spese delle scuole mezze vuote ai genitori,!
Poi cambieranno idea.
Non so perché io ,cittadino di Como, devo pagare la manutenzione di edifici che vanno a pezzi per i capricci di questi genitori!
Sarebbe come chiedere di avete il liceo sotto casa!
la sua semplificazione è esemplare. ha messo a confronto due situazioni completamente differenti e mosse da volontà lontanissime ma attuate con il medesimo metodo assolutamente lontano dalla volontà di fornire un servizio ai cittadini, perchè non dimentichiamolo ma il sindaco è a servizio della città e non è l’opposto. comunque sia, sulla bocciofila si potrebeb dire molto, ma la situazione era comuqnue di base differente, vi era un progetto di recupero degli spazi del museo e quindi uno scopo dichiarato a favore di una funzione esistente. certo è vero che, in assenza di operai, almeno per l’estate la si poteva lasciare in uso ai soci. invece no, si è scelto l’approccio del muro contro muro, tutti fuori subito, tanto prima o poi i lavori inizieranno. Sulle scuole non c’è nessun progetto (almeno noto), nessuna ipotesi seria che richieda di chiudere scuole che in molti casi non hanno nessun calo di iscritti. Anche in questo caso, pur in assenza assoluta di idee, si decide di chiudere. l’incidenza dei costi per mantenere attive scuole, in cui non si fa nemmeno la manutenzione ordinaria credo proprio sia irrosoria, si rassereni.
“Non so perché io, cittadino di Como, devo pagare la manutenzione di edifici che vanno a pezzi”. Frase perfetta: quindi, secondo lei, le scuole, una volta svuotate e chiuse, devono essere lasciate andare definitivamente in malora… In linea con il Politeama, insomma.
Caro Riccardo, chi si oppone non vuole la scuola sotto casa, vuole che i costi di manutenzione degli edifici, costi necessari pena la decadenza degli edifici stessi, ritornino in servizi per i cittadini, servizi come le scuole ed altri che potrebbero essere erogati negli stessi edifici (ospitando associazioni? circoli culturali e sociali? ..).
L’alternativa per non pagare tali costi è alienare i beni, ossia venderli, e chi li comprerebbe se non imprenditori nel turismo o immobiliaristi? Ancora, chi si oppone non vuole la scuola sotto casa, semplicemente non vuole trasformare la città i una boutique del turismo. Mi dice per cortesia se sono riuscito a spiegarmi? Se si, su cosa dissente? Grazie
Avanti tutta contro chi vuole desertificare il centro storico a beneficio di bottegai, ristoratori e professionisti delle case vacanze
Non bisogna lasciarli sole/I. Lottano per la coscienza e la cultua e a tutti ci riguarda. Iniziative da sostenere attivamente da parte di tutta la cittadinanza.