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Como, e se dal viale in centro sparissero tutti i parcheggi? Come sarebbe (e com’era l’autosilo interrato)

Ogni anno, puntuale come la primavera (e come la pioggia), la Fiera di Pasqua porta con sé per qualche ora un piccolo miracolo urbano, una piccola parentesi tra l’ultima auto portata via dal carroattrezzi e il primo furgone pronto ad allestire le bancarelle: Viale Varese libero dalle auto.

Sì, lo sappiamo, ogni anno davanti a questo spazio senza lamiere, clacson e file immobili di auto a caccia di un improbabile posto libero cadiamo nel tranello del romanticismo e torniamo a ripetere la solita tiritera. Però concedeteci di sognare, anche quest’anno, quanto sarebbe bello se fosse sempre così, con spazio per i pedoni, una pista ciclabile degna di questo nome (no, i tre metri di ciclabile che finisce contromano prima delle Orsoline non valgono), giochi per bambini in ordine, tavolini, verde curato e le mura medievali ripulite, illuminate e finalmente valorizzate. Uno spazio che, senza auto parcheggiate, somiglierebbe meno a un banale luogo di transito, ma più a un angolo di bellezza e di vita a misura della città che diciamo di voler essere.

Ma, se in un mondo migliore si parcheggerebbe fuori dal centro e si raggiungerebbero le mura con velocissime navette elettriche, nessuno oggi è così ingenuo da dimenticare l’importanza di avere parcheggi a ridosso del centro storico. Ma forse, la soluzione non sta nel continuare a sacrificare lo spazio in superficie, bensì nel guardare sotto con una visione a ben vedere nemmeno del tutto contemporanea, visto che cinquecento anni fa Leonardo da Vinci già immaginava una città ideale su più livelli, con una viabilità sotterranea dedicata al trasporto, per lasciare la superficie libera a pedoni, aria e luce.

Senza voler scomodare il genio rinascimentale, anche nel nostro piccolo anche l’idea di un parcheggio interrato sotto viale Varese non è proprio di ieri visto che risale ormai a quarant’anni fa, con la prima proposta fatta nel 1987 dall’Unione Industriali che aveva ipotizzato ben quattro piani sotto il suolo. Un sogno poi ripreso concretamente nel 2014 dall’impresa Nessi&Majocchi che, però, si era limitata a un solo piano per evitare di incappare in reperti archeologici, mantenendo per ragioni economiche anche 160 posti auto in superficie (oltre ai 230 interrati) con una concessione di trent’anni.

Proprio davanti a questa ipotesi, il progetto fu però bocciato dall’allora giunta Lucini che, oltre a valutazioni di natura economica, aveva ritenuto che “solo un impianto in sostituzione del parcheggio a raso esistente, congiuntamente a una completa riqualificazione dell’area in termini ambientali e di fruizione, risulterebbe coerente con la visione strategica del Piano di governo del territorio”. Che tradotto significava: “Bella idea, ma solo se si eliminano completamente i parcheggi a raso e si pedonalizza l’intero viale”.

 

Una bocciatura indubbiamente lungimirante che, a distanza di dieci anni, permette di avere ancora aperta ogni possibilità di ripensare quel viale in un momento in cui la città, e il modo di viverla, sono profondamente cambiati e mai come oggi ragionare sulla fruizione degli spazi torna ad essere centrale per smettere di limitarci a guardare quel viale senza auto come una cartolina ideale e iniziare a viverci dentro davvero.
E allora, perché non riprovarci?

Per opinioni di qualsiasi tipo (ma educate e firmate): redazionecomozero@gmail.com

ECCO LA PRIMA REAZIONE

Como: “Il parcheggio interrato in viale Varese è una scelta giusta. E ai dubbi del passato rispondono le nuove tecnologie”

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