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Evviva, il mitico sassone non sparirà. Il progettista dei giardini a lago: “Nello spazio ‘museale’ a cielo aperto”

Il mitico ‘sassone dei giardini a lago’ non andrà perduto con il cantiere in programma per il completo rifacimento della zona (avvio annunciato il 12 giugno) come da progetto avviato dall’amministrazione Landriscina e ora portato a conclusione da quella del sindaco Rapinese.

Un simbolo d’infanzia per migliaia di comaschi, di cui abbiamo ampiamente parlato nel 2018, qui: Non di solo oro è fatto un tesoro. Storia di un sassone (quello dei giardini a lago). Tecnicamente, raccontava Chiara Taiana, si tratta di “un monolite di marmo di Musso” (in fondo la storia completa). Di fatto è stato soprattutto il gioco preferito dei bambini per oltre 50 anni.

Così viene da chiedersi se troverà collocazione, come tutti sperano. La risposta arriva da Gianni Artuso architetto progettista dei nuovi giardini a lago con il professor Valerio Morabito, l’agronomo Marco Giorgetti e lo studio La Mercurio di Como, ed è un sicuro “sì”. Ne abbiamo parlato con lui giusto oggi: “E’ sicuramente un simbolo per moltissimi comaschi e, in qualche modo, costituisce un legame affettivo con la città più di tanti altri reperti archeologici. Per questo troverà spazio nei nuovi giardini”. E per l’esattezza nella nuova area ‘museale’ dove, spiega Artuso “verranno raccolti i reperti sparsi, tra cui la maschera del fontanone centrale (che sarà abbattuto, Ndr)”. L’area era già stata annunciata ma oggi la certezza: il monolite è salvo. Insomma nessuno si disperi, il sassone resta in tutta la sua storica, giocosa e solida meraviglia.

Sul fronte storico ecco i dettagli sempre dal nostro articoloE’ la storia, si dice, di un blocco di marmo partito dall’alto lago appena abbozzato e con i marchi della cava da cui proveniva e destinato, forse, a qualche nuovo edificio in città. Viaggiava su un barcone di abete bianco ed era praticamente arrivato in porto quando, per ragioni che non conosciamo, la barca affondò portando con se in fondo al lago il suo carico. E li è rimasto per secoli, sepolto sotto una città che si trasformava e prendeva pian piano il posto del lago finché fu trovata, come vuole la “maledizione” (o meglio dire la “benedizione”) dei cantieri comaschi, durante i lavori di costruzione del palazzo Brumana in piazza Mazzini, tra il 1963 e il 1964.

Non fu fatto un vero e proprio scavo archeologico ma insieme a esso furono trovati i probabili resti dell’imbarcazione, alcuni cocci di anfore e due murature simili a moli. Da qui l’ipotesi che si trattasse del porto di Como romana, di cui non esistevano altre tracce. Questo finché nel 2001, scavando per realizzare il parcheggio sotterraneo in Piazza Cacciatori delle Alpi, furono trovati nuovi resti riconducibili a un porto che dovrebbero essere riportati qui a breve in uno spazio espositivo multimediale realizzato ad hoc.

La storia del sassone dei giardini a lago è ricavata dallo studio di Fulvia Butti Ronchetti “I materiali del porto di Como” pubblicato dalla Società Archeologica Comense nel volume “L’antica via Regina” (Como, 1994)

PER APPROFONDIRE

Nuovi giardini a lago, il progettista Artuso: “Basta bosco, ecco un vero parco tra prati, benessere e un incanto di luce”

 

Non di solo oro è fatto un tesoro. Storia di un sassone (quello dei giardini a lago)

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