“Ciao sono Greta, volevo solo farvi sapere che finalmente sono guarita, non devo più prendere farmaci. Dopo dieci anni, ora sono libera”. Se esiste una telefonata in grado di far spuntare il sole in una giornata grigia e piovosa come quella di ieri, non poteva che essere questa.
“Martedì scorso, esattamente dieci anni dopo la il mio primo intervento e alla stessa ora in cui mio padre si trasformava nel mio angelo custode, sono tornata ancora una volta sotto i ferri per asportare la papilla di Vater (una parte del duodeno che regola il passaggio di bile e succo pancreatico nell’intestino, Ndr) a causa di quello che poi si è rivelato essere un lipoma – racconta Greta – e oggi finalmente sono stata dimessa con la notizia più bella che potessi ricevere: sono completamente guarita e non devo più assumere alcun farmaco”.
Perché Greta Gorla non è semplicemente una ragazza che ci è da tempo entrata nel cuore, è una vera forza della natura capace di unire in un corpo delicato e minuto un’energia incredibile e una dolcezza tali da essere riuscita trasformare la rabbia e il dolore in un dono per gli altri.
Il nostro incontro con lei risale a cinque anni fa, a maggio 2020 (qui il racconto), quando in piena pandemia ci aveva raccontato la sua battaglia contro la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP), una malattia genetica rara che si era già portata via sua mamma e che anche per lei era degenerata in tumore, con una serie infinita di interventi, l’asportazione di parte dello stomaco e la sua lotta contro l’anoressia nervosa, aggravatasi dopo la scomparsa del papà, fino ad arrivare a pesare solo 37 chili (qui trovate tutta la sua storia).
Ma di lei, in questi anni, abbiamo raccontato soprattutto la luce, la generosità e il suo impegno nel trasformare quel doloroso percorso in un dono per chi soffre, primi tra tutti i bambini ricoverati nel reparto di Oncologia Pediatrica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, a cui Greta donava non solo giochi per Natale, ma soprattutto tempo, sorrisi e speranza.
E oggi, dopo che già un anno e mezzo fa avevamo festeggiato con lei la remissione totale del tumore, finalmente la notizia che speravamo di ricevere: dopo un nuovo spavento (il lipoma appunto), Greta può tornare a vivere senza più farmaci né ospedali.
“La prima cosa che ho fatto dopo l’operazione è stata andare a trovare i miei bimbi in Pediatria Oncologica e continuerò a essere sempre presente per loro – aggiunge – ho anche ripreso peso e, anche se ora dovrò alimentarmi ad omogeneizzati ancora per qualche tempo, ho già chiesto al mio compagno di portarmi a pranzo sul lago per festeggiare, appena sarà possibile”.
E per ringraziare chi l’ha letteralmente presa per mano ed accompagnata in questo lungo, difficile percorso, ecco una foto e una frase che racchiudono anni di lotte, ma anche di incontri che cambiano la vita e, in questo caso, la salvano: il suo braccio, appoggiato sul letto dell’ospedale, con il bracciale dell’Istituto Nazionale dei Tumori che per tanti è simbolo di paura e sconforto, ma che, come in questo caso, è spesso il lasciapassare per rinascere, quello che, scrive Greta, “per molti è un semplice elastico, per me è il bracciale che mi ha salvato definitivamente la vita dopo 10 anni. Grazie Istituto Tumori”.