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Attualità

Como, la storia: “Turni massacranti al supermercato. Costretto a scegliere tra il lavoro e mio figlio disabile”

La Uiltucs Como (categoria della Uil che offre tutela ai lavoratori del commercio, turismo, servizi) segnala una vicenda simbolica delle difficoltà che possono incontrare i lavoratori nella grande distribuzione, in particolari se con situazioni famigliari delicate da contemperare con l’esigenza di lavorare. Pubblichiamo il testo integrale di seguito.

Dietro le corsie luminose di un grande supermercato, si nasconde la storia di Marco, un uomo che ogni giorno combatte una doppia battaglia. Da una parte, deve affrontare lo sfruttamento sul posto di lavoro, con turni massacranti e violazioni del contratto collettivo. Dall’altra, si prende cura di suo figlio disabile, che ha bisogno di assistenza costante.

La vita di Marco è un continuo equilibrio precario tra le esigenze lavorative e quelle familiari. Da anni, è costretto a lavorare oltre 50 ore settimanali, spesso in turni serali, senza un adeguato compenso e senza poter usufruire dei permessi previsti dalla legge per assistere il figlio. “È come se mi chiedessero di scegliere tra il mio lavoro e mio figlio”, confida Marco con amarezza. “Non posso continuare così, ho bisogno di tempo per prendermi cura di lui”.

Nonostante le difficoltà, Marco non si è arreso. Ha denunciato le ripetute violazioni del contratto collettivo nazionale del commercio, in particolare il diritto di riposare la domenica per assistere il figlio malato, un diritto negato sancito dall’articolo 153 del CCNL Commercio.

“Mi costringevano a lavorare ogni domenica senza un adeguato compenso – ha denunciato Marco – Non avevamo nemmeno il tempo di riposarci per poi tornare a lavorare il giorno dopo.” A questo si aggiungevano le ore di straordinario non retribuite, compensate da un misero forfait che non teneva conto delle reali ore lavorate. “Era come se il nostro tempo non avesse valore”, ha aggiunto amareggiato.

La sua storia è quella di tanti lavoratori precari, costretti a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari in condizioni sempre più difficili. Marco, infatti, oltre a subire un carico di lavoro eccessivo, riceve un compenso aggiuntivo per le ore di straordinario ben al di sotto di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del commercio.
Nonostante le numerose richieste al suo datore di lavoro e al sindacato a cui era inizialmente iscritto, Marco non è riuscito a ottenere alcun risultato. Solo dopo essersi rivolto alla UILTuCS ha trovato un ascolto attento e un sostegno concreto.

L’organizzazione sindacale ha immediatamente preso in carico il caso di Marco, richiedendo un incontro con l’azienda per chiarire la situazione. Nonostante le promesse iniziali di voler risolvere la questione, l’azienda ha continuato a negare ogni responsabilità, minacciando addirittura Marco di ritorsioni. “Non mi arrenderò – ha dichiarato Marco con determinazione – ho bisogno di lavorare per mantenere la mia famiglia, ma ho anche bisogno di tempo per prendermi cura di mio figlio. Non posso continuare così”.

Di fronte al muro di gomma opposto dall’azienda, Marco e la UILTuCS hanno deciso di sporgere denuncia all’Ispettorato del Lavoro. Gli ispettori sono intervenuti presso il supermercato per effettuare i necessari accertamenti, acquisendo le timbrature dei lavoratori e richiedendo informazioni sulla gestione dei permessi.

“Siamo fiduciosi che le istituzioni faranno giustizia – ha commentato Matteo Calcaterra Funzionario della UILTuCS Como. “La storia di Marco è un esempio di come il sistema possa sfruttare la debolezza di chi ha bisogno di lavorare. Noi continueremo a lottare al suo fianco per far valere i suoi diritti”, ha poi commentato Biagio Carfagna Responsabile Territoriale della UILTuCS Como. Vogliamo che la vicenda di Marco suscitati commozione e solidarietà nell’opinione pubblica. La sua battaglia deve essere un simbolo della lotta contro lo sfruttamento lavorativo e per la conciliazione tra vita professionale e familiare.

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12 Commenti

  1. Per chi vuole sapere che tipo di supermercato è, dato che naturalmente per la privacy non può essere scritto, stampatevi la foto e ingranditela. Quando andate a fare la spesa nei vari supermercati, potrete riconoscere di quale si tratta dai cartelli con il prezzo, oppure dall’arredamento, o dall’esposizione degli stend.

    1. Già possiamo fare qualcosa. Non andare la domenica nei supermercati. Io non ci sono mai andata, la spesa la possiamo fare negli altri 6 gg.della settimana.
      Una commessa di un outlet, si è messa a piangere con noi (eravamo 3 donne), lei era obbligata a lavorare la domenica e non riusciva a fare nulla con suo figlio. La domenica lei lavora e, quando è a casa in settimana, il figlio è a scuola.
      Poi un’altra considerazione: quando si riposa questa donna?

  2. Ma dite chiaramente il nome del Supermercato così non ci andremo più….e vedrete che il suddetto scenderà a miti consigli !
    Forza Marco.

    1. Purtroppo è lo stato che dovrebbe fare una scelta controcorrente e chiudere tutti i supermercati di domenica e festivi. Chi ha contratti vecchi come il mio è costretto a lavorare di domenica. Avevano promesso i domenicali. MA DOVE!!!! E le persone che vanno di domenica sono tutti dei pecoroni.Voglio vedere se aprissero tutto di domenica.Uffici ,ditte, se questa gente non si lamenterebbe.Neanche in tempi di covid i supermercati erano chiusi,anche noi abbiamo rischiato di ammalarci e far ammalare i nostri cari a casa.Come l’Italia è un povero paese.Fa bene chi se ne va.

    1. Non incolpiamo i sindacati. È colpa di quelli che vanno alla domenica al supermercato. Io non ci sono mai andata e mai ci andrò.
      Ho lavorato x 40 anni a 25km. da casa, ho 3 figli e il tempo per andare a fare la spesa l’avevo.
      Alla domenica stavamo tutti insieme o alle partite, o a trovare la nonna, o stare al parco con gli amici……. mai centri commerciali.

  3. È un “segreto ” stra-stra-straconosciuto che i lavoratori di tutti i SUPERMERCATI – e non solo (!) – sono schiavizzati in Italia, soprattutto al NORD, tipo Luino, Varese, Como ecc.
    Orari fuori di testa, lavoro SEMPRE sabato e domenica, tipo 10-12h lavorativi al giorno, il tutto per un “salario” da fame di 1200/1300 euro mensili, poi con affitti lievitati al inverosimile proprio a causa dei frontalieri che possono pagare anche 1200 euro per un appartamento!
    Poi ci si meraviglia che scappano tutti in Ticino? Seriamente?
    Lidl Ticino, 5 giorni settimanali, week end liberi a turni, 40h lavorative a settimana da CONTRATTO COLLETTIVO!, assegni fam. 200 x figlio, se lavorano al 100% = 4300 Fr./mensili. Malattia e infortunio pagati.
    In Italia imprenditori si fanno i nasi dorati, il tutto trattando i lavoratori come dei veri schiavi.
    SCAPPATE tutti da questo paese così poco riconoscente ai propri “sgobbatori”!

    1. Solito elogio al paese delle meraviglie….la Svizzera.
      Conosco persone che lavorano in alcuni supermercati di Como ( ITALIA) con orari di 40 /h settimana , festivi riconosciuti e riposi settimanali.

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