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Como, l’architetto: “Accorpare le scuole, concetto superato. Ecco quante ore si sprecano con 700 metri in più”

Tra i commenti alle parole del sindaco Alessandro Rapinese che ha definito “pappemolli” i genitori che protestavano per la chiusura di altre quattro scuole cittadine, c’è quello dell’architetto Sergio Beretta che, con la consueta lucidità, analizza la questione esattamente come fatto dall’Amministrazione: in termini di numeri.

Perché se è vero che tra le elementari di via Perti e quelle di via Fiume e via Sinigaglia ci sono rispettivamente 900 metri e un chilometro e mezzo, tra l’asilo Carluccio e il Magnolia poco meno di un chilometro e per arrivare da Ponte Chiasso alla scuola di via Interlegno due chilometri, che conseguenze hanno queste distanze sulla qualità della vita dei genitori?

“Mettiamo che la scuola sia a 300 metri da casa: il tempo impiegato a piedi sarà di circa 4 minuti. Se la scuola è invece a 1000 metri sarà di 12 minuti – era stato il suo commento – in un anno scolastico di 205 giorni, la differenza tra avere una scuola a 300 metri e una a mille è di 15 ore e un quarto che, per l’intero ciclo scolastico, fanno 256 ore e 15 minuti. In pratica la differenza tra una città vivibile e una con una bassa qualità della vita”.

“Il sindaco è anche assessore ai Tempi della Città e alla Mobilità e parla di prossimità non sapendo a cosa si riferisce, visto che per lui 300 metri sono uguali a mille – chiarisce – 250 ore sprecate per spostarsi equivalgono a un master universitario, tanto per dare un’idea concreta, e rispondere che i genitori che abitano fuori città fanno chilometri per portare i figli a scuola senza battere ciglio è senza senso: non puoi portare come esempio chi sceglie o è costretto a fare una vita difficile. Bisognerebbe dare a tutti la possibilità di vivere al meglio e poi, se uno vuole vivere sperduto nel nulla o attraversare la città per andare a una certa scuola, è una scelta”.

Un discors a cui, però, si potrebbe contestare che le chiusure si basano, in alcuni casi ma non in tutti, su un oggettivo calo di iscritti.  “Accorpare i servizi, esattamente come l’idea del centro sportivo a Muggiò o del polo scolastico a San Martino, è un concetto superato. Quello che serve ora è una riorganizzazione territoriale – dice – la scuola di Ponte Chiasso è mezza vuota? Domandiamoci cosa serve al quartiere: sale prove? Spazi per anziani? Una bocciofila? Mettiamoli lì, ovviamente in orari adatti. Oltretutto Rapinese dice che il Comune si occupa di immobili, ma poi non dice cosa ne farà di questi quando saranno liberi e stiamo ancora aspettando di capire cosa succederà all’Asilo Sant’Elia – conclude – citandolo ‘ci prenderà per il c…’ per 5 anni se non 10”.

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14 Commenti

    1. si era l’età della pietra… vabbè la scusa che “ai miei tempi” si faceva così è trita e ritrita. Appunto così si faceva (forse) una volta, ma per l’appunto, una volta. i tempi erano molto diversi da quelli attuali, gli impegni, le tempistiche così differenti da non potersi confrontare. il termine “genitori ridicoli” è già l’indice della comprensione dei fatti e della realtà dei tempi attuali. poi se vogliamo aggiungere un’ulteriore nota… da San Rocco a via XX settembre sono ben 750 metri, quindi inferiori alle distanze indicate dall’amministrazione.

  1. Secondo me questi spostamenti in realtà avverranno in auto facendo ancora più danni. Non credo proprio che un genitore prima di andare a lavorare decida di accompagnare A PIEDI il proprio figlio da via Perti al Sinigaglia. O un bambino di tre anni a piedi da via volta a via Recchi….

  2. Ma basta! Se non ci sono abbastanza iscritti, bisogna accorpare, ma non vi vergognate? E alzatevi voi e i “cuccioli” mezz’ora prima e accompagnateli dove è giusto che sia senza tante storie come abbiamo noi mamme e papà molti anni fa ,dove non ci si lamentava continuamente e i nostri figli hanno fatto i sacrifici con noi…ci si alzava la mattina alle 6 sissignori e i nostri figli sono stati temprati, non ovattati ,come quei poveri bambini di oggi

    1. Ma lei esattamente di questa tematica cosa sa? dal tono del suo messaggio direi nulla. Ai “suoi tempi”, se così lontani come sembrerebbe trasparire, probabilmente c’erano le carrozze…ma di cosa stiamo parlando? di figli temprati dal duro risveglio alle 6 del mattino? magari scalzi nella neve a mangiare quello che trovavano? ma per piacere…torniamo seri. Comunque a parte le battute, generalizzare non è mai un approccio seri e reale ai fatti. I “tempi” attuali sono differenti, le famiglie, oggi, si trovano ad affrontare impegni e realtà difficilmente comprensibili da chi è stato genitore in un remoto passato, i tempi del lavoro sono spesso complessi con turni, impegni anche nei fine settimana, gli spostamenti in città complicati dalla mancanza di servizi pubblici efficienti, la conformazione setssa della città non aiuta , con ampie zone periferiche spesso distanti e mal servite. Poi sembra che nessuno si renda conto che la realtà oggi è bene diversa anche per altri aspetti, la città è poco sicura con diffusa criminalità e (sbandati di varia natura li puoi trovare ad ogni ora), un traffico veicolare che in passato non era certo di tale entità, e rimane un ulteriore dato, per legge un minore può uscire non accompagnato una volta raggiunta la soglia dei 14 anni…

  3. Non viene tenuto conto che poi i genitori possono andare a fare commissioni vicino alle scuole dove hanno portato i pargoli, per cui le cifre citate non hanno valore.

  4. Analisi chiara e oggettiva!
    purtroppo le ristrette menti amministrative del ns. comune, non possono capirla perché, essendo altamente qualificati , guardano solo ai macro numeri lasciando perdere sia gli aspetti umani che quelli comunitari.
    ma a proposito di COMUNITA’ DISTRUTTA vi aggiungo un’altra perla del NS. sig. 3/6 Mesi purtroppo non posso indicarvi il punto preciso perché tutto il video è pieno di spunti di riflessione.

    https://www.youtube.com/watch?v=YUEPYt_0dkA

  5. Sintesi perfetta. Anziché chiudere creare poli multifunzionali di servizi comunali per anziani, giovani etc…. risparmiando un sacco di soldi di affitto per altre sedi e strutture.
    I risparmi si fanno ottimizzando i servizi non tagliando in modo brutale.
    L’informagiovani può essere tranquillamente spostato in via Perti. etc…

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