E’ una lunga replica alle parole del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, e più in generale una riflessione su quanto sta accadendo quella di Laura di Adamo presidente della ASD Lario Scuola di Judo Laura Di Adamo. Il caso è noto e si dipana in più puntate, prima la società con la clamorosa protesta:
- Como, clamorosa protesta davanti a sindaco e assessori in teatro: “Niente premio, vorremmo la palestra”. Il video e l’imbarazzo
- Como, l’intervista: “Ecco perché abbiamo protestato, oggi ci dai il premio e domani ci togli la palestra della scuola definita cesso”
E poi la dura replica del primo cittadino durante il consiglio comunale del primo dicembre:
Qui il video:
Ben sapendo che qualcuno mi accuserà di manie di protagonismo scrivo per innanzitutto ringraziare i tanti, molti sconosciuti, che mi hanno testimoniato vicinanza e solidarietà e per dare una spiegazione a chi, a ragion veduta o no, pensa che a Como qualcuno stia impazzendo (chi dipende dai punti di vista) e un po’ anche per smentire chi crede che il comasco tipo sia freddo ed egoista. #iosonofilippocorrettore
La scuola nella cui palestra ci alleniamo è segnata da una infelice delibera (nelle intenzioni sarebbe da chiudere per far posto ad un autosilo). È la nostra unica sede di allenamento. In tutto l’iter non siamo stati minimamente presi in considerazione (né noi della Lario scuola di judo né l’altra associazione sportiva che usa lo stesso spazio); nessuno ci ha prospettato una sede alternativa. Quando arriva l’invito a partecipare alla festa dello sport mi sento in imbarazzo: cosa dico ai ragazzi e famiglie? mi sento ipocrita a dir loro “oggi ti propongo per essere premiato e domani ti tolgo la palestra in cui allenarti?”; so che sono decisioni che non dipendono totalmente dalla mia volontà (sulle massimo tre candidature da proporre ho potere decisionale, la chiusura della scuola la subisco a mia volta).
La sensazione di malessere e impotenza è condivisa e arriva come ciliegina sulla torta delle prevaricazioni subite; basti pensare alle difficoltà ad accedere alla scuola per portare/ritirare i figli in occasione di partite (addirittura dal giorno prima) dovute ai provvedimenti di ordine pubblico legati al calcio. E sì che basterebbe farci accedere ai quei 50 m a senso unico che precedono la via Sinigaglia per far arrivare i genitori a ritirare i figli in sicurezza anziché costringerli a parcheggiare lontano o far fare da soli, di sera, quel tratto di strada; l’alternativa, far rinunciare il bambino all’allenamento di judo per potenziali problemi di ordine pubblico legati ad adulti che esagerano con le esternazioni di supporto al calcio.
O forse i provvedimenti sono per i bambini notori sobillatori del judo? La sensazione di malessere e l’impotenza di fronte ai perpetrati soprusi non è frutto di mie farneticazioni ma una condizione vissuta nostro malgrado da tutti i frequentanti la palestra (forse anche dai frequentanti scuola e quartiere). Un moto di dignità ci fa decidere di rinunciare al premio. Di ragazzi in carne ed ossa pronti a salire sul palco e disposti a rinunciare al premio c’erano, così come supporto di famiglie, manifestazioni verbali e non solo di vicinanza (addirittura una lettera scritta di proprio pugno da un judoka in erba), qualche comprensibile ritrosia (per legittimo timore di ritorsioni pur sposando il dissenso). Abbiamo però optato per un ragazzo non presente fisicamente ma reale sia per le caratteristiche che lo distinguono (racchiude tratti che ritrovo in tanti dei judoka e frequentatori della palestra) sia per le battaglie che incarna nel nome (vi risparmio approfondimento che comunque è già noto). A farsi portavoce del messaggio saranno invece fisicamente i suoi insegnanti, Laura e Paolo.
Ho barato? boh.
Dovevo forse mostrare con l’esempio ai bambini che è meglio continuare a subire per paura di perdere quel poco che si elemosina (pütòst che nagot l’è mej pütòst) o che per ciò che si ritiene importante e giusto vale la pena farsi sentire purché in modo garbato e possibilmente senza rovinare la festa agli altri ragazzi degli altri sport che legittimamente erano lì per ritirarlo? Su quel palco per un istante io mi sono sentita Filippo Correttore. #iosonofilippocorrettore Ci sarebbero stati altri modi per manifestare? Sì, si poteva salire, ritirare il premio facendo sorrisi di circostanza a denti stretti? sì ma Filippo si sarebbe sentito ipocrita.
Si poteva chiedere il permesso preventivo di manifestare dissenso? Sì; ma probabilmente non ci avrebbero nemmeno fatti entrare e magari avremmo subito ritorsioni. Avremmo potuto urlare slogan? Sì, ma abbiamo preferito la nostra flebile voce (anzi, sul palco eravamo proprio zitti). Potevamo non partecipare? Sì, tanto la sostanza l’avevamo mostrata di giorno in occasione del progetto Fai Play promosso da Teatro Sociale, Coni, Panathlon e altri autorevoli partner (a rappresentare le arti marziali in Sala Zodiaco c’erano Lario scuola di judo di Como, Mon Club di Appiano Gentile per il judo e Cao Cantù per il karate) La replica del sindaco arriva il giorno dopo, domenica: “Qualora chiudesse quella palestra ne avremo molte da proporre e se vogliono essere spostati domani mattina possiamo procedere” (da articolo ETV).
Lo leggo come un segnale di apertura. Lunedì chiamo. Una persona squisita, con malcelato imbarazzo viste la mancanza di indicazioni specifiche, mi ha elencato per sommi capi le attuali disponibilità. Da quanto già sapevo nulla è variato. Quindi mi chiedo, questa alternativa (anzi, al plurale, alternative) c’è? Senza considerare vincoli federali (distanze da altre asd di stesso settore, numero sedi allenamento, ecc), fregandosene del fair play (nonostante non mi sia sempre stata riservata analoga attenzione a me non piacerebbe aprire di fianco ad una realtà già esistente sul territorio), ignorando esigenze di bambini e famiglie, per ora potrei contare su corsi seminotturni per bambini (un bambini di 5 anni è verosimile si alleni dopo le 19? è serio proporglielo?) e frammentati durante il pomeriggio/sera (in un’ora monto e smonto il tatami e forse faccio 10 minuti di allenamento, lascio spazio per un’ora ad altri sport, rimonto e rismonto il tutto per un’ora di attività) e in varie parti della città (che vorrebbe dire monto il tatami, ci sto da sola e smonto).
Questa la devo considerare una proposta seria?
Ma chi la ritiene percorribile lo sa gli equilibri dinamici in gioco e i fattori critici da considerare? La alternativa, per essere praticabile, deve essere analoga all’attuale (fasce orarie) e di prossimità. Punto. C’è? anzi, ci sono? (visto che si usava il plurale). Abbiamo l’ardire di non voler soccombere con l’abbattimento dell’edificio che ci ospita, che sfrontati. Ci accontenteremmo di una sistemata all’attuale soluzione ma siamo aperti a valide alternative, che pretese. Devo pensar male e interpretare il giochetto come un “ti propongo (cioè ti cerchi) una pluralità di ipotesi (assurde) ma sei tu a non volerle?” (così scompari tu e la scuola da abbattere). Non voglio credere che il primo cittadino ragioni così nei confronti di altri cittadini, ultime ruote del carro ma anch’essi cittadini. Non rientra in quanto possa concepire. “Troveremo una soluzione adeguata nel caso di chiusura della Corridoni” (articolo CiaoComo).
Quindi, mi chiedo, dovremo aspettare magari a settembre per poi essere costretti ad accettare una di quelle ipotesi sopra prospettate e quindi chiudere? Nel frattempo cosa dico a bambini e famiglie? Sono abituati ad una programmazione ragionata e attenta e ora gli devo proporre aria fritta? Con che faccia? Non sarebbe serio da parte mia. Mi aspetto altrettanta serietà da chi ha una visione d’insieme e gestisce il territorio, edifici, strade ma anche e soprattutto ha il dovere morale di ascoltare le esigente delle persone che quel territorio lo animano. Nonostante lo stato di fatto delle disponibilità di spazi, voglio rincuorarmi dall’apertura colta dalle dichiarazioni del sindaco. Le esternazioni durante il consiglio comunale del lunedì sono una doccia fredda.
Dalla (apparente?) apertura alla velata minaccia è un attimo. “L’episodio più becero che mi sia capitato. Hanno falsificato, valuteremo conseguenze” (appreso mezzo stampa da ComoZero perché dal video della riunione non riuscivo a sentire dal momento che ero in palestra, un’altra, e c’era rumore) Mi sono sentita umiliata. Chi doveva in parte rappresentarmi, da una posizione di forza, se la prendeva con me, in uno scontro impari. Non è stato facile terminare in palestra, un’altra per cui lavoro, senza far pesare il mio umore ai ragazzi. Volevo fare la dura e combattiva.
Ma arrivo a casa e accendendo il pc alle 23:30 mi trovo e-mail di solidarietà di perfetti sconosciuti.
Crollo e piango (e lo rifaccio l’indomani quando ne trovo altre). Quelle parole sono arrivate come un abbraccio ad un bambino triste (si è riaffacciato Filippo? #iosonofilippocorrettore) che a quel punto scoppia in lacrime. Sono lacrime di rabbia, di sconforto e di nuovo vigore.
Grazie Se dall’esterno si vedono comaschi freddi, arroccati ed egoisti o impazziti, non è vero! Magari schivi ma resilienti, con integrità e profondamente umani. Grazie per avermelo ricordato. Comunque non mi potete far commuovere così spesso; ho una certa reputazione da difendere
All’inizio pensavo di rispondere in via ufficiale ma lascio navigare questo pensiero sul web. E sì che basterebbe poco per chiarirsi (non parlo della questione specifica ma delle tanti questioni che ribollono in Como), basterebbe parlarsi in un sano confronto.
Nel pomeriggio poi è arrivato un Comunicato congiunto – Comitato a Misura di Famiglia di Como e Genitori dell’Istituto Comprensivo di Borgovico:
Sono parole gravi e inaccettabili quelle pronunciate dal sindaco durante il consiglio comunale di ieri sera. Dopo aver definito “becera” la pacifica protesta dell’ASD Lario Scuola di Judo di sabato scorso, ha dichiarato: “Se ricevi un bene dal Comune devi comportarti di conseguenza”.
Un messaggio che suona come una minaccia, che ferisce ancora una volta la società civile comasca. Laura Di Adamo e Paolo Piacenti hanno compiuto un gesto simbolico, educato e non violento per difendere la palestra Corridoni, il loro luogo di lavoro, presidio sociale e sportivo che l’amministrazione comunale vuole chiudere e abbattere senza dar loro alternative. Ospiti della palestra Corridoni, da anni lavorano con passione, competenza e talento con i nostri ragazzi.
È curioso che chi oggi condanna una protesta pacifica e simbolica sia lo stesso che, quando era all’opposizione, ha più volte utilizzato gesti e proteste simboliche per far sentire la propria voce e stimolare il dibattito pubblico. Evidentemente quello che era legittimo ieri non lo è più oggi. Ci si chiede come reagirebbe chiunque di noi, magari un esercente, un professionista, che:
1- Apprendesse da altri che la sua attività verrà chiusa e abbattuta entro pochi mesi
2- Si trovasse senza alternative, perché il Comune non gliel’ha fornite
Siamo al fianco di Laura Di Adamo e Paolo Piacenti, a difesa di un quartiere e di una comunità che non si piegano. La vicenda della Lario Judo non è isolata. È lo stesso metodo con cui si è proceduto sulla scuola Corridoni: decisioni calate dall’alto, nessun confronto preventivo con chi vive quotidianamente quei luoghi, e chi protesta viene attaccato invece di essere ascoltato. Come Comitato a Misura di Famiglia e genitori dell’Istituto Comprensivo di Borgovico chiediamo che questa amministrazione cambi metodo. Serve dialogo, servono soluzioni concrete, servono spazi idonei per chi educa i nostri figli. Non minacce a chi difende diritti legittimi. Le famiglie comasche meritano trasparenza e rispetto.