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A sinistra le nuove panchine sul lungolago, a destra la mitica “bara” dell’architetto Beretta
Attualità, Punti di vista

Che sia bara o cubo, sopra la panca la polemica campa: una lunga e rovente tradizione comasca

Che i comaschi non abbiano un buon rapporto con le panchine dalle forme insolite, lontane dall’ideale immaginario di panchina schienale-munita, per intenderci, è ormai cosa nota e le ultime sedute monolitiche posizionate in questi giorni sul lungolago, attorno all’aiuola di Sant’Agostino, non fanno eccezione. Sette blocchi monoposto in diversi di pietra, a richiamare il libro della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio dedicato alla Mineralogia. Bello, bellissimo. Peccato però che siano tutti senza schienale.

Apriti cielo: le prime reazioni di chi ha commentato la notizia, uscita un po’ ovunque sulle testate cittadine, non sono esattamente delle più entusiaste con decine di commenti in cui le sedute vengono sonoramente bocciate, nonostante il progetto dei nuovi arredi sia noto fin dai tempi della sua approvazione da parte della giunta Landriscina, nel 2021. Ma la diffidenza dei comaschi per i modelli di seduta “mordi e fuggi” si perde nella notte dei tempi e vanta almeno due precedenti illustrissimi: le panchine “bara” di piazza Volta e le panchine senza schienale di Viale Geno.
E chi non ricorda la polemica per quei parallelepipedi di ferro e legno senza schienale in piazza Volta con tanto di provocazione dell’architetto Sergio Beretta che si era sdraiato all’interno di una di essi, ancora privo di seduta, etichettando per sempre quelle panchine come “le bare”?

Panchine che tuttavia, viste oggi, sommerse dai tavolini e data l’età media dei frequentatori e il tipo di fruizione “da aperitivo”, più che da riposo e chiacchiera, forse lì alla fine hanno anche il loro perché. Poi, nello stesso anno, vennero le panchine di viale Geno, passeggiata prediletta da anziani e mamme con il passeggino, ma anche da chiunque cerchi un luogo lontano dal caos dove godersi il panorama del lago e il sole fino a sera. E qui quelle panchine in granito senza poggiaschiena erano sembrate davvero inammissibili, tanto da scatenare una vera e propria “sommossa popolare” per chiederne a gran voce la modifica. Cosa che poi avvenne, con un rapissimo dietrofront dell’amministrazione che fece applicare alcune (discutibili) sedute in legno monoposto: se vi sedete in due, uno sta comodo e uno si arrangia.

E arriviamo a oggi, con i monoblocchi incompresi sul nuovo lungolago la cui colpa, a voler ben vedere, non è tanto quella di non avere lo schienale o di essere troppo bassi, troppo spigolosi o troppo freddi d’inverno e roventi d’estate o qualsiasi altra critica gli sia stata mossa in questi giorni, bensì quella di essere, a oggi, le uniche sedute di tutta la passeggiata (al netto dei gradini o dei bordi delle fioriere). Perché bisognerà attendere fino alla prossima primavera, a cantiere finito, per vedere posizionate le attesissime cinquanta panchine scelte, anch’esse, dall’amministrazione Landriscina per riprodurre un prototipo ideato negli anni Sessanta da Ico Parisi.

Quelle sì con lo schienale, cosa che sicuramente potrà far digerire meglio l’idea che, nello stesso contesto, ci possano essere anche sedute meno funzionali al relax. Ma la posa delle nuove sedute è stata anche una ghiotta occasione per l’opposizione per scagliare ironicamente una frecciatina al sindaco Alessandro Rapinese ricordandogli quando, proprio in occasione del posizionamento delle panchine di viale Geno, non aveva perso occasione di cavalcare il malcontento dei comaschi presentando in Consiglio comunale, dove sedeva tra le fila dell’opposizione, una mozione per far segare gli schienali delle sedie dell’aula. “Il sindaco Rapinese, che tuonava contro l’assessore Gerosa per le panchine senza schienale di Viale Geno, non ha nulla da dire sulle nuove sedute del lungolago prive di schienale?”, ha scritto infatti sul suo profilo Facebook Stefano Legnani (Pd).

“Presentiamo anche noi una mozione per tagliare lo schienale ai consiglieri, assessori e a Superman? – gli ha fatto eco la sua collega di partito Patrizia Lissi – o sono state pensate con questa forma per evitare che qualche poveretto si possa sdraiare?”. “Ovviamente non ho nulla contro le nuove sedute del lungolago, che vanno benissimo in quel contesto, né contro le panchine senza schienale in generale che, in alcuni contesti, sono sicuramente la scelta esteticamente più opportuna – ci ha tenuto a precisare Legnani, contattato da noi per un commento – semplicemente ci ha fatto sorridere ricordare quella mozione presentata da Rapinese che avevamo addirittura accettato di mettere ai voti: se noi oggi facessimo una cosa del genere sarebbe giudicata inammissibile e non verrebbe sicuramente presa neppure presentata in aula perché ritenuta strumentale. Questo era il senso della nostra “frecciatina”. Pochi giorni fa, infatti, sul nuovo lungolago sono state collocate le prime sedute, in prossimità dell’aiuola a Sant’Agostino.

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8 Commenti

  1. Questione schienale a parte, a mio avviso questi blocchi sono brutti: paiono dissuasori in cemento in autostrada.
    Avrei preferito panche a due o tre posti, sempre in pietra, rialzate da due più piccoli blocchi alle estremità.

  2. Intellettulismo provinciale da strapazzo di chi pretende di offrire cultura all’incontro vogo arriverso rappresentazioni come queste : cubi di pietra inutili per funzioni di vita quotidiana

  3. Vero, le panchine tradizionali in legno classiche molto meglio, innovazioni assurde e di cattivo gusto, mio parere, per le pensiline alle fermate sarebbe ora di intervenire, diverse sono in condizione………., non e’ un bel biglietto da visita!

  4. Brutte e scomode. Ma non si potevano mettere delle panchine normalissime?
    Ho sempre detto che a Como ci deve essere un odiatore di panchine, non ce ne sono dove servono, vedi fermate dei bus, e quelle rotte non vengono sostituite.
    Forse queste sono state pensate per creare un certo turn-over, tanto non ci si può stare seduti.

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