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Pia Pullici, forza della natura: “Ora basta, fondo una mia lista per le prossime elezioni”

In latino pius/pia indica chi compie i propri doveri presso gli dei, i genitori o i superiori. La Pia dell’intervista di oggi è più che altro una forza della natura, un vulcano verrebbe da dire. Cavaliere della Repubblica, dice di essere più che altro un Don Chisciotte della Mancia, ma quello ben descritto della canzone di Guccini. Una vita spesa per gli altri e tanto ancora da fare. Ad iniziare dalla novità di oggi, una sua lista civica a Como, per le prossime amministrative. Una lista fatta solo di persone che si occupano di solidarietà e di sociale. In effetti sembra una notizia.

Scusi signora Pullici, non è delicato da chiedere a una donna, ma lei quanti anni ha, con tutta questa energia?
Sono del 1941, quest’anno sono 83, ma di cose da fare ne ho ancora. Parliamo adesso un attimo che sono tranquilla, oggi sto curando mio nipotino di sei mesi, ora dorme. Sono stata abituata fin da ragazzina a non fermarmi un attimo.

Nata a Lesmo (Monza Brianza) cittadina di provenienza del padre, imprenditore capace, classe 1913, prima nel settore del vetro, poi con una tipografia. “Quando aveva 23 anni gli venne amputata una gamba, ma questo non lo fermò mai in nulla. A volte diceva che era fortunato perché tanti suoi coscritti sarebbero morti in guerra. Io e i mei quattro fratelli siamo cresciuti con la disabilità in casa, era qualcosa di normale, per me aiutare i disabili è poi diventata una ragione di vita”.
Nella sua vita Pia ha fondato, con altri, numerose associazioni di volontariato sia nazionali (Uildm, Aism, Anffas, Cvs) sia locali (Osha-Asp, Anabasi, il Seme, Tra, A.Ma.Te, Noi Sempre Donne, Thais, Coop. Sim-patia, L’Arca del Seprio). Oggi è ancora presidente dell’associazione Thais per la rieducazione a cavallo e in acqua.
Intervistare Pia Pullici non è mai un’esperienza banale. Serve un po’ di tempo e si deve cercare di non perdere il filo del discorso, mettere a bada un po’ la curiosità. Perché Pia è capace di raccontare aneddoti incredibili, dall’amicizia con Elisabetta Setti Carraro, seconda moglie del generale Dalla Chiesa, morta con lui nell’attentato di Palermo: “Fu lei a farmi conoscere l’ippoterapia”, a quella volta che convinse con uno stratagemma (che non riveleremo mai) Rita Levi Montalcini a partecipare a un evento a Milano per raccogliere fondi per le sue associazioni, a divertenti incontri occasionali con Alex Del Piero ad esempio.
In mezzo ci sono il diploma all’Isef di Roma, le prime Paraolimpiadi nel 1960, sempre nella Capitale, l’attività di terapista e fisioterapista, gli studi e l’esperienza giovanissima negli Stati Uniti, il volontariato a Firenze dopo l’alluvione, tra gli Angeli del fango, il viaggio ancora negli States per raccogliere fondi per l’alluvione, il contatto con i reduci del Vietnam, e poi la passione politica, il consiglio comunale….
“Non sono mai stata iscritta a un partito, perché la sanità deve essere trasversale, tra destra e sinistra. Ho creduto nel progetto civico di Moritz Mantero nel 1994. Sono stata in consiglio nell’opposizione. Facevamo un’opposizione vera, però concreta. Eravamo preparati. Se devo guardare chi fa opposizione oggi, invece, mi sembrano tutti addormentati”.

Sulla piscina di via Del Dos ad esempio?
Io conosco bene la storia di quell’impianto. Il sindaco Antonio Spallino chiese a me che tipo di centro sarebbe stato necessario per riabilitare e far fare sport ai disabili. Erano la fine degli anni Settanta, ci fu la volontà di realizzarlo. Adesso sono 18 mesi che è chiuso, ma io non mi arrendo.

Nessuno ne parla più però, neppure di progetti o altro…
La colpa è un pochino anche di voi giornalisti, perché non si può assistere a questo immobilismo senza fare nulla. Io una mia idea ce l’ho e se proprio devo dirla tutta, la colpa non è del sindaco, Alessandro Rapinese, con cui mi sono anche scontrata duramente, ma della dirigente che si occupa dei servizi sociali a Palazzo Cernezzi, e l’ho già detto sia a lei, sia al sindaco, sia all’assessore Nicoletta Roperto.

Quando Pia Pullici è convinta di qualcosa farle cambiare idea è impresa davvero impresa difficile.
Rapinese è succube di questa dirigente. Mi ha chiamato per propormi alternative fuori Como per i miei 80 disabili gravi, ma servono piscine adatte, l’unica è quella di Valmorea. Mi spiace che il capoluogo sia fermo al palo su queste questioni, mentre paesi anche piccoli progettano e fanno passi avanti. Pochi giorni fa ho incontrato i vertici del Sant’Anna, perché via Del Dos deve diventare un centro riabilitativo dell’ospedale, come avviene a Milano con il Niguarda ad esempio. Le idee ci sono, si potrebbero chiedere i fondi all’Azienda Sociale, sono in contatto stretto con il direttore Gianpaolo Folcio, ma il Comune di Como sembra assente. Servono impianti che generino inclusione tra disabili e le altre persone, 40 anni fa c’era via Del Dos, adesso non possiamo far si che tutto finisca.

Così come soluzione arriverebbe a presentare una lista alle prossime elezioni amministrative?
Certo, per obbligare tutti a parlare di sociale e disabilità. Vogliamo parlare della Casa Albergo di via Volta, in centro, chiusa da 12 anni. L’ha chiusa l’amministrazione Lucini quella. Ma io sto pensando anche a qualcosa di più forte.

Oddio, cosa?
A un’ora di sciopero, a livello nazionale di tutti i volontari che si occupano di attività sanitaria. Sa che si fermerebbe tutta la Sanità italiana senza i volontari? Però invece siamo abituati a dare tutto per scontato. Sono una rompiscatole lo so, ma anche una persona incorruttibile, non lo ho detto io, ed è stato uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto.

Non ha un progetto anche un po’ più piccolo, che si potrebbe realizzare nel breve periodo. Per il nuovo ospedale, ad esempio fece una battaglia per la tettoria dal parcheggio all’ingresso.
Certo e sempre per il Sant’Anna, ho un progetto pronto per mettere due golf car per consentire di fare a chi ha problemi a muoversi i 150 metri di percorso fino all’ingresso. Avviene già in altre strutture in Lombardia e all’estero. Ho già preso i contatti con i circoli di golf del territorio, sono tutti d’accordo. Il Golf di Lanzo lo fondò mio padre, a 92 anni la mamma prendeva ancora l’auto e da Tavernola andava in Valle Intelvi per giocare, mentre io quando insegnavo educazione fisica a Menaggio…

Ecco un’altra storia da raccontare la prossima volta.

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6 Commenti

  1. Purtroppo o per fortuna non risiedo più a Como ma se si presenta le farò una grande pubblicità perché venga votata .So perfettamente cosa significa avere un invalido in famiglia tra burocrazia e praticità spingere una carrozzina in marciapiedi stretti e sconnessi e strade con delle pozzanghere che ti fai la doccia e strutture che mancano….dai bagni pubblici alle palestre alle piscine…. Signora Pullici sono con lei

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