A ciascuno il suo. Pensiero. Mai chiederemmo a chi legge cosa dire, come ragionare. Stavolta, però, solo un piccolo appello: prima di scatenare le dita sulla tastiera, prima di usare tra le dieci (dita) l’indice, ecco, leggete bene questa Storia. Che non solo racconta un piccolo, pure immenso, pezzo di città. Ma porta anche lontano in un universo di presenze silenti e totalmente reali. Oltre ogni narrativa, credete, all’ultima riga avrete un magone completo e anche molto, molto, bello. E amerete di più l’umanità, cosa che non fa mai male.
ComoZero
PICCOLA PREMESSA (TECNICA)
Che la manutenzione del verde non sia proprio il fiore all’occhiello di Como è cosa nota. Tralasciando le risposte altisonanti, gli orti botanici e i visioni futuristiche, ciascuno nel suo piccolo reagisce a come può: c’è chi si arrabbia, chi con visione e coraggio fa progetti reali e splendidi per la propria via, chi, con altrettanto amore, propone di adottare le aiuole e chi ha già preso in mano vasi e piante e ha riempito di fiori vetrine e ingressi.
E POI C’E’ LUIGI
Che non si chiama Luigi. “Perché se dice il mio vero nome ho paura che mi diano fastidio”. Questo signore, sempre sorridente, sguardo gentile, sembra un personaggio inventato, una sorta di gnomo dei boschi capitato chissà come in città. Invece esiste, anche se pochi lo conoscono. E pochissimi conoscono la sua Storia.
Storia che è qualcosa più di una Storia qualsiasi. Facilmente, banalmente, ascrivibile all’emarginazione o al di riscatto. E’ una Storia di una completa semplicità e bellezza e delicatezza che mi sono domandata se fosse davvero il caso di raccontarla.
Mi sono anche chiesta se, viceversa, rischiassi in qualche modo di maltrattarla, anche solo accendendo su Luigi quel piccolissimo riflettore che potrebbe infastidirlo. Ma ha detto che potevo farlo. Così, lo faccio volentieri, omettendo alcuni dettagli. Spero, quindi, venga colta per quello che davvero è: niente più che amore per questa piccola città. E poesia.
Di Luigi pochi conoscono il volto, ancora meno, dicevo, la Storia. E’ nato a Como “Tanti anni fa. Ho perso il conto”. Da giovane è stato cameriere in un ristorante vicino a Varese. Poi è andato a lavorare a Londra “perché è importante conoscere l’inglese. Ma sono dovuto tornare per curare mia mamma malata gravemente”.
Da lì, ha continuato a lavorare nei più importanti alberghi della città, poi ha dovuto lasciare tutto per dedicarsi esclusivamente alla madre.
“Quando è morta mamma gli avvocati mi hanno portato via tutto, mi sono ritrovato a vivere per strada”, racconta senza perdere il sorriso. “Ero solo io, la mia bicicletta, i miei tre cani. Abbiamo vissuto in strada per 15 anni”.
E come viveva? “Avevo chi mi aiutava. E mi sono inventato la raccolta differenziata delle lattine. Una volta si buttava via tutto insieme, così frugavo nei bidoni della spazzatura e nei sacchi per cercare l’alluminio e lo rivendevo a una ditta specializzata nel riciclo. Quello che mi davano lo dividevo: metà a me, per comprare da mangiare, metà lo donavo all’Enpa, per il canile”.
Cioé? “I miei cani mi aiutavano nella raccolta, quella era la loro parte e la davamo ai loro fratelli, i meno fortunati. Era giusto così, no? Però tutti i drogati mi odiavano perché non avevano più niente per scaldare le loro dosi (l’alluminio che sostituisce il cucchiaino per l’eroina, Ndr)”. E ride.
Dove dormivate? “Sotto il portico di un Ente religioso. Ci permettevano di stare lì e per ringraziarli ho deciso di curare il loro giardino”.
ADESSO COMINCIA TUTTO
Perché, se non tutti conoscono la sua Storia, qualcuno, è certo, vede bene quello che fa quest’Uomo. O forse incrocia il lavoro di Luigi, non sa che è opera sua e pensa: “Oh, finalmente il Comune è intervenuto. Era ora!”.
Invece no. Perché Luigi lavora in silenzio, senza farsi notare. Armato solo di una bicicletta e di un paio di cesoie. Gira la città e pota. Pota le siepi cresciute a dismisura, abbandonate a loro stesse in piena stagione turistica. Come quella del vecchio Minigolf che è quasi finita, dopo giorni di lavoro e un tremendo mal di braccio.
E poi pota i cespugli dei giardini per evitare che diventino gabinetti a cielo aperto, se non peggio. “Tutti questi ragazzi si lamentano, sa?! Ora non sanno più dove nascondersi. Non ha idea di cosa si trova li sotto”. Luigi ha pure anche pulito dalle erbacce la fontana di rocce dei giardini pubblici.
Poi ha intrapreso una battaglia dura contro le rampicanti che ricoprono le mura e si infilano tra le pietre. Perché “hanno tronchi grossi come il mio braccio. Ha idea di che danni fanno? Vado lì e con calma, con le mie cesoie, mi metto al lavoro. E quando ho finito aspetto che i rami secchino e poi tiro giù tutto e ripulisco il muro. Vedrà che bello”.
GALLERY: LUIGI
E tutti i rami che pota, li abbandona lì? “No, no. Li raccolgo in fascine o in sacchi e li lascio in un angolo. Poi di notte, quando non mi vede nessuno, passo in bicicletta e li porto in un posto (che resterà segreto, Ndr) dove al mattino si ritrovano i camioncini della nettezza urbana. Così li trovano pronti e li portano via. Mi piace lasciare in ordine”.
Ma Luigi non si limita a sfrondare, tagliare, perfezionare: fa molto di più. La sua, volendo spingere un poco, la si potrebbe definire guerrilla gardening. Ma è solo un modo per raccontare. Luigi dice la molto meglio: “Salviamo i fiori”. Facile.
“Di notte vado fuori da un supermercato, cerco nei cassoni dei rifiuti le piante secche che non hanno venduto e hanno buttato. Le porto via. Non vogliono che lo faccia e mi hanno già cacciato molte volte. Ma io torno. Tanto non se ne fanno niente e non si può lasciarle morire così”.
Cosa se ne fa? “Le curo e quando si sono riprese le regalo. La gente non se lo aspetta, resta sorpresa. Ma a me piace fare felici le persone. Mi servono anche per ringraziare chi mi aiuta, come quella farmacista che mi ha mandato di corsa al Pronto Soccorso. Avevo un infarto e non me ne ero accorto. Mi ha salvato la vita e io ogni tanto le porto un’ortensia”.
Oppure? “Oppure le pianto. Il giardino del condominio dove vivo (ora ha un alloggio fornito dal Comune) ormai è pieno, allora le interro in città dove serve. Quest’anno ho piantato un’aiuola di bulbi in quel giardino lì dietro (altro segreto! Ndr). Vedrà l’anno prossimo che meraviglia! E mi piacerebbe anche portare alberi da frutto”.
Ecco lo sapevo, fine della poesia. Le aiuole cittadine trasformate in un orto abusivo. “Ma no, cosa ha capito? Non per me! Sarebbero per i merli, cosa mangiano in città? Poverini.E poi anche per tutte quelle persone sole, che sono in giro e hanno fame”.
Già appunto, e tutte le persone con cui la vedo spesso parlare? Alcuni non sono proprio il massimo, diciamo “Lo so lo so. Io do retta a tutti e non sa quante fregature mi sono preso. Ma a chi non mi frega una mano la do”.
Luigi, lei lo sa che quello che fa, piantare e potare, è vietato, vero? “Certo, sono già venuti i vigili a dirmelo. Però io ho risposto che se quel tombino non lo pulivo io dalle piante, al prossimo temporale si sarebbe allagato tutto. E sono andati via. Non faccio mica niente di male e a me piace”.
Quindi, Luigi, è felice? Le serve qualcosa? “Sto bene così. Ho la casa, una piccola pensione (di invalidità, Ndr). Mi manca solo poter avere un cane. Dopo che sono morti i miei, la nuova vicina di casa non mi ha più permesso di averne. Lo so che per legge non può impedirmelo, ma io non voglio litigare con nessuno e così ho rinunciato. Ogni tanto le regalo anche una pianta, anche se mi sta antipatica. Però certe notti mi sveglio e mi sembra di avere ancora vicino al letto i miei cani. Ecco, solo questo mi manca davvero. Però per fortuna ho i fiori”.
4 Commenti
Io credo che abbiamo tutti da imparare qualcosa dal sig, Luigi!!
Non ho mai incrociato il signor Luigi, quando lo vedi Chiara Taiana per favore salutamelo. Bello ciò che fa e preziosa la sua generosità
A questa brava e volonterosa persona L’Amministrazione dovrebbe consegnare le chiavi del cancello del Lido Di Villa Olmo,Lui si che saprebbe cosa fare prima che le erabacce alte quasi un metro sommergano tutto…..
ma che bello cominciare la giornata con la lettura di questa splendida storia.
Complimenti all’autrice del testo e grande rispetto per il ns brillante concittadino