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Como tra astensione e crisi della partecipazione politica, incontro ad Albate col mondo cattolico. Riccardi: “Lavoriamo per la città”

“Ci siamo chiesti di fronte alla crisi di partecipazione politica, contrassegnata da un forte e crescente astensionismo e da una preoccupante presa di distanza dalle istituzioni, se non sia necessario andare alle sorgenti della partecipazione per ritrovarne il senso, il valore, lo scopo”. Questo il pensiero dei rappresentanti delle Acli, dell’Azione cattolica, della Caritas e della Compagnia delle Opere di Como che presentano, a partire da giovedì 20 aprile con la zona di Como Nord, un ciclo di quattro incontri in quattro diversi quartieri per invitare i cittadini a ricominciare a parlare di città, dei suoi piccoli e grandi problemi, di quello che si può fare per coinvolgere le istituzioni ma anche per dare il proprio contributo alla vita della comunità.

“Da qualche anno abbiamo iniziato a sperimentare questo tipo di incontri in vista di elezioni locali o nazionali, come ad esempio le ultime amministrative del 2022, ma in questo caso la novità sta proprio nel non avere una scadenza elettorale ma nel voler pensare a un percorso a lungo termine partendo dal desiderio di tornare a incontrare le persone, ascoltare idee e problemi per poi farne una sintesi, che poi si vedrà come far arrivare alle istituzioni – spiega a nome di tutti gli organizzatori Giorgio Riccardi, presidente del Consiglio Provinciale delle Acli di Como – quello che abbiamo voluto proporre, infatti, non è un ciclo di conferenze, ma semplicemente quattro incontri in cui confrontarsi alla pari sui problemi del territorio”.

Un esempio di quella che viene chiamata “cittadinanza attiva” e testimonia il desiderio di partecipare concretamente alla vita della propria città, nello specifico del proprio quartiere, per poi confrontarsi con chi Como la governa e ne sceglie la direzione futura.

“L’astensionismo in occasione delle elezioni è il risultato finale e più evidente di uno scarso coinvolgimento delle persone nella vita e nelle scelte che riguardano la propria città – prosegue Riccardi – in futuro vorremmo sicuramente creare occasioni di confronto su temi specifici come quello dell’accoglienza, l’ambiente o l’urbanistica intesa come utilizzo del territorio, ma in questi primi incontri vogliamo soprattutto tornare a porci in ascolto di chi vive la partecipazione in modi diversi, ma anche di chi non ha appartenenze di alcun tipo. E abbiamo esteso l’invito anche a tutti i consiglieri comunali, per provare fin da subito a riallacciare un dialogo costruttivo”.

I primi tre incontri si sono già svolti, l’ultimo tra pochi giorni:

Albate, Muggiò, S. Antonio
Giovedì 11 maggio
Oratorio di Albate

L’incontro avrà inizio alle ore 20.45

Per informazioni: perbenecomo@libero.it

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Un commento

  1. “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
    Quanto è attuale il pensiero di Antonio Gramsci. Ottima iniziativa. Giovedì farò di tutto per esserci.

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