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Comune di Como: niente Anagrafe per una famiglia del Salvador. Lamarucciola: “Ora parte la diffida. Diritti negati nonostante la Corte Costituzionale”

Ancora tensione altissima tra l’Osservatorio per i diritti dei Migranti e il Comune di Como (cui si aggiunge, stavolta, anche quello di Lurate Caccivio).

Come sempre quando parliamo di leggi e giurisprudenza, in materia migratoria, dobbiamo procedere per gradi e spiegare passo-passo. Di recente Palazzo Cernezzi ha definito “irricevibile” la richiesta di iscrizione anagrafica per una famiglia salvadoregna richiedente asilo, mamma, papà e due minorenni in età scolare.

Vicenda molto simile a quella che abbiamo raccontato un anno fa. La storia di John (nome di fantasia) che si è conclusa, con la Giustizia che ha parlato in modo molto chiaro:

Il Comune ha perso e John ha vinto. Il Decreto Sicurezza non c’entra: avrà la sua Carta di Identità 

La battaglia era stata portata avanti, come sempre, dall’avvocato Antonio Lamarucciola dell’Osservatorio Giuridico per i Diritti dei Migranti. Che racconta: ” Nel corso dell’anno abbiamo condotto altre battaglie legali ottenendo sempre il riconoscimento all’iscrizione anagrafica, talvolta con provvedimenti emessi dal Comune di Como in “autotutela” dopo la notifica dell’inizio della causa. Da ultimo, nel mese di febbraio, il provvedimento del Tribunale di Como contro il Comune di Cantù, che nonostante le precedenti pronunce, si ostinava a negare l’iscrizione anagrafica ad una famiglia di richiedenti asilo”.

Così l’Osservatorio: “Ha accolto, quindi, con grande soddisfazione la notizia apparsa su tutti i media nazionali il 9 luglio scorso con cui la Corte Costituzionale, in un comunicato ufficiale, a proposito del del Decreto Sicurezza, “… ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti”.

Dunque, sottolinea Lamarucciola: “Di fronte a questa notizia tutto ci potevamo aspettare tranne che il Comune di Como potesse nuovamente dichiarare “irricevibile” la richiesta di iscrizione anagrafica per una famiglia salvadoregna richiedente asilo -genitori e due minori in età scolare- motivando il diniego per essere, il Comune, in attesa di ricevere non meglio precisate indicazioni dalla Prefettura. Lo stesso atteggiamento negatorio del diritto all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, ci è stato segnalato, riguarda anche il Comune di Lurate Caccivio”.

Ora i toni si fanno davvero duri: “Di fronte all’atteggiamento del Comune di Como – Ufficio Anagrafe e da quanto ci consta anche del Comune di Lurate Caccivio – attacca Lamarucciola – la nostra Associazione non intende restare inerte e denuncia l’illegittimità del rifiuto all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo da parte del Comune di Como e di altri Comuni della Provincia a fronte della decisione dalla Corte Costituzionale e preannuncia prossime iniziative legali per la tutela dei diritti dei richiedenti asilo“.

Chiedendo specifiche circa il passaggio “prossime iniziative legali” Lamarucciola spiega con chiarezza “c’è una una diffida formale, già pronta”. Ne abbiamo chiesto copia al legale, la pubblichiamo chiaramente omettendo ogni passaggio che possa ricondurre alle generalità degli assistititi visto che, come detto, nel procedimento sono coinvolti i anche i due figli:

SFOGLIA IL DOCUMENTO

Infine l’Osservatorio “evidenzia come la negazione di un diritto fondamentale della persona da parte del Comune di Como sia non solo fonte di enorme disagio e difficoltà per una categoria di persone notoriamente più deboli e in difficoltà, ma risulterà anche un evidente inutile spreco di risorse pubbliche a danno dei cittadini comaschi e degli altri Comuni eventualmente coinvolti. Senza dimenticare che a differenza del Comune di Como altre amministrazioni anche prima della pronuncia della Consulta avevano adottato una interpretazione della norma ora abrogata coerente con i dettami costituzionali”.

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