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Negozi chiusi, fabbriche aperte. Licata (Cgil): “Non decide il padrone. O le facciamo chiudere noi”

Ha destato un certo scalpore la scelta del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di chiudere per decreto moltissimi esercizi e negozi al dettaglio ma, nello stesso tempo, di garantire l’aperture – sebbene a determinate condizioni – di fabbriche e industrie.

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Senza contare che resta apertissimo il tema dei lavoratori autonomi, a partire dalle Partite Iva che al momento sono per larga parte senza alcuna tutela.

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Tornando al tema delle fabbriche, oggi va segnalata una forte presa di posizione del segretario provinciale della Cgil di Como, Giacomo Licata.

“Resto convinto che andavano chiuse anche le fabbriche. La fase che stiamo attraversando avrebbe richiesto una risposta ancora più forte – afferma Licata – Tuttavia, leggendo il DPCM, in particolare i punti 7, 8, 9, sono previste stringenti misure di sicurezza anti contagio per le produzioni che resteranno attive, ed è previsto che gli interventi siano accompagnati dall’intesa sindacale”.

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“Significa che non decide il padrone – dice dunque il segretario della Cgil comasca – Dovranno essere sentiti il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione, il medico competente. Dovrà essere aggiornato il Documento di valutazione rischi in molti casi”.

Perentoria la conclusione: “Se non sarà garantito il rispetto dei protocolli di sicurezza potremo chiedere l’intervento dell’Agenzia di Tutela della Salute e le fabbriche le faremo chiudere noi per tutelare i lavoratori”.

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4 Commenti

  1. I commentatori qui sopra che se la prendono con il sindacato per una cosa che mi sembra di assoluto buonsenso in questo periodo , sono stati costretti dal loro datore di lavoro a presentarsi in fabbrica ?
    Magari in CH ?
    Magari senza la possibilità di rietro a casa ?
    Magari senza assicurazione sanitaria ?

  2. Altra dimostrazione di quanto il sindacato non conosca la materia della sicurezza sul lavoro. Cosa c’entra il responsabile dei lavoratori, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione ed infine il medico competente. L’emergenza è sanitaria quindi come scritto da autorevoli specialisti in materia è’ inutile redigere un DVR per questo rischio che non e’ proprio dell’azienda ma importato da Fouri? Hanno perso l’ennesima occasione di tacere!

  3. sembra di essere ritornati al 68. Pensavo fosse scomparso il concetto di “padrone”.
    Ha ragione Licata, le fabbriche andrebbero chiuse ma, se queste sono le parti sociali coinvolte, … per sempre !
    Nessun imprenditore metterebbe a rischio i dipendenti. Molti moralmente non lo farebbero, i rimanenti non lo farebbero per trattasi di “capitale umano”.
    I sindacati ? Da sempre ligi al “tanto peggio tanto meglio”, altrimenti chi farebbe più le tessere ?

    1. Roberto, non posso fare i nomi. Si tratta di gente suscettibile. Non vorrei mettere in difficoltà chi ci ospita con signorile gentilezza e comprensione.
      Ci sono imprenditori che hanno caldamente invitato i dipendenti a presentarsi come se nulla fosse anche se le condizioni di sicurezza previste dal Decreto non sono rispettate dalle loro aziende.
      Per molti lavoratori dipendenti rischiare un probabile contagio è meno fastidioso che rischiare di essere malvisti dal proprio datore di lavoro ed essere inseriti nelle liste degli esuberi per i prossimi tempi bui.
      Licata e poi Zoffili sono stati sicuramente informati di questi comportamenti.
      Che si chiamino “datori di lavoro” o “padroni” ha poca importanza. L’epiteto più corretto è “stronzi”!

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