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Coronavirus – Lettera disperata di Roberta: “Rischio contagio o di perdere il lavoro. Vi prego, fermate anche noi piccoli artigiani”

L’ordine di stare a casa e di non andare a lavorare ha svuotato le città e, si spera, contribuirà a fermare il diffondersi del contagio da Coronavirus.

Ma ci sono categorie che possono e devono continuare a lavorare per il bene di tutti: chi lavora negli ospedali, nei supermercati, sui mezzi pubblici.

E c’è anche un piccolo esercito silenzioso pronto a intervenire direttamente nelle nostre case in caso di necessità che, però, proprio per questo è esposto al contagio o rischia di essere involontariamente veicolo del virus: gli artigiani.

Il decreto che ha firmato i presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pochi giorni fa, infatti, chiede loro di continuare a lavorare, ma con quali rischi?

Proprio su questo tema, abbiamo ricevuto un appello alla chiusura totale firmato da Roberta (preferisce sia evitato il cognome ma la lettera è firmata), titolare di una ditta che installa vasche da bagno per anziani e disabili, quindi a strettissimo rischio di entrare a contatto con persone fragili.

La lettera è stata inviata anche al Centro Operativo Comunale che l’ha già girata al Sindaco e noi, oltre a pubblicarla integralmente.

Abbiamo chiamato Roberta per farci raccontare in prima persona come sta vivendo questi giorni.

“Siamo al lavoro come sempre – spiega – naturalmente lavoriamo con guanti e mascherina ma leggiamo di tanti operatori sanitari che si ammalano pur con tutte le precauzioni, siamo sicuri che basti? Il rischio non è solo quello di ammalarci ma di essere veicolo di contagio andando di casa in casa”.

“Sarebbe servita una misura più drastica, una chiusura pressoché totale dei settori che era possibile chiudere, come il nostro. A Ferragosto dopotutto si sopravvive anche senza trovare tutti pronti a intervenire – prosegue – immaginiamoci un Ferragosto al 15 marzo e fermiamoci”.

Roberta è anche la presidente dell’Associazione Malati di CFS (Encefalomielite Mialgica) e la sua sensibilità verso ii rischi di un possibile contagio è, naturalmente, ancora maggiore: “Le persone fragili come anziani e disabili vanno ovviamente protette, ma questo virus colpisce anche persone giovani e sane. Siamo tutti castelli di carte finché non arriva l’alito di vento giusto”.


Buongiorno,
La presente per chiedere al Sindaco in quanto tale e in quanto medico di fare quanto in suo potere per chiedere la chiusura totale. Vi mando le mie riflessioni su quanto stiamo vivendo. Non voglio far polemica ma solo riflettere su scelte e realtà che comunque sia sono estremamente difficili e mai vincenti.

Sicuramente operare delle scelte che riguardano aspetti sanitari ed economici di un intero Paese è  di una complessità estrema, soprattutto  quando non vengono decise strategie a priori, ma direttamente sul campo ,in scenari drammatici.

Sento ripetere dall’altra sera che l’ Italia è blindata, ma credo che questo termine sia usato a sproposito.

Una decisione coraggiosa di chiudere tutte le attività per 10 giorni in Lombardia, zona colpita duramente,  non credo avrebbe causato più danni del Coronavirus al nostro Paese.

Abbiamo una piccola ditta artigiana che installa vasche con sportello per anziani e disabili che non può fermarsi secondo il decreto perché gli artigiani non sono contemplati nelle categorie con obbligo di chiusura.

Ristoranti, bar, pub, negozi esclusi alimenti e farmacie in pratica si sono o si sarebbero chiusi da sé visto che le persone non possono uscire se non per lavoro, salute e spesa o urgenze estreme.

Nel nostro caso le ditte  che commissionano il lavoro possono restare aperte e producono e vendono e i clienti accettano….e l’ artigiano ha l’obbligo!

Certo potrebbe scegliere di non lavorare in quanto autonomo, peccato che la categoria è attiva e altri sostituirebbero subito chi decide di fermarsi.

Questo è un problema gravissimo e contraddittorio perché tu puoi andare ogni giorno nelle case di persone appartenenti alle categorie più fragili ( anziani e disabili) per lavoro, però  devi evitare di frequentare persone, soprattutto i più fragili, puoi decidere di fermarti tanto se perdi il lavoro il problema è tuo in quanto lavoratore autonomo, se ti ammali il problema è sempre tuo perché se hai una buona assicurazione ti va anche bene economicamente,  ma comunque rischi di perdere il lavoro , quel che è sicuro è che nessuna assicurazione contempla coperture in casi come l’ incubo che stiamo vivendo e allora?

E allora credo che alcune categorie non siano state bloccate per limitare le spese e garantire allo Stato un minimo introito (vedi tasse versate dalle partite Iva).

Tanto ogni medaglia ha il suo rovescio e pazienza se alla fine di tutto ciò,  perché prima o poi finirà,  ci troveremo a fare i conti e valutare se era più la perdita economica per chiusura totale vera in Lombardia o la perdita per l’aumento esponenziale dei contagiati e dei malati e di quelli costretti alla quarantena.

Ricordiamo che tutti gli artigiani,  operai e altre categorie di lavoratori rimasti attivi possono essere tutti potenziali untori/contagiati .

Ciò detto auguro a tutti coloro che a loro modo combattono per la sopravvivenza del Paese, sanità in prima linea, ma anche tutti coloro di cui ci si dimentica che lavorano in Rsa, comunità ecc. che non possono assentarsi e devono confrontarsi quotidianamente con un’utenza fragile e impossibilitata ad avere contatti con familiari ed esterni e a tutte le categorie lavorative ritenute di prima necessità,  di mantenere equilibrio interiore e lucidità per applicare le normative di sicurezza previste nel loro ambito per preservare se stessi e tutta la comunità.

E allora si che potremo dire:andrà tutto bene,  anzi è andato tutto bene!

Fiduciosa nel Vostro operato, Vi ringrazio anticipatamente per l’attenzione e soprattutto per tutto quanto state facendo per il bene
del Paese.

Roberta

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Un commento

  1. Grazie roberta di una lucida e responsabile proposta. In cina hanno fatto così e chi si muoveva c’era schierato l’esercito e ne stanno venendo fuori. E parliamo di 60000000 di persone. E noi no via a lavorare anche a bergamo e Brescia. Cosi faremo danni doppi alla ns economia e morti in più. Tanto muoiono gli anziani di qui e a grappoli. E i figli neanche a dare un addio ai genitori. Oltre a bonificare le strade sarebbe meglio bonificare i cervelli

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