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Covid – A tavola massimo in sei, agriturismo e rifugi: “Così si alimenta la psicosi”, “Nessun problema”

Le ultime decisioni del Governo, messe nero su bianco nel nuovo Dpcm del 18 ottobre, tornano a far discutere. Le prime voci a levarsi sono quelle dei proprietari dei locali che si trovano a fronteggiare altre limitazioni dovute all’emergenza Covid.

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In particolare, piace poco il limite di 6 persone sedute allo stesso tavolo, che parrebbe penalizzare maggiormente chi della “tavolata” ha fatto una filosofia del proprio locale.

Tra questi il Rifugio Alpe di Colonno che tutto l’anno accoglie gruppi di turisti, famiglie e appassionati della gita fuori porta della domenica. “Questa decisione ci penalizza molto – sottolinea la responsabile del rifugio Susanna Marelli – accogliamo da sempre tante comitive e famiglie numerose, che spesso arrivano insieme e quindi non capisco perché poi sia necessario dividerli una volta a tavola. Il distanziamento è giusto, ma la suddivisione così non ha senso”.

E in merito alla diminuzione della clientela nel locale, aggiunge: “Avevamo già dovuto ridurre da 60 a 25 posti per via delle restrizioni precedenti, è stata una stagione dura e ora lo sarà ancora di più. La gente, poi, si arrabbia perché pensa che siamo noi a inventare le regole e non le accetta, ma noi dobbiamo farle rispettare”.

Dello stesso avviso è Stefano Vigliarolo, titolare dell’Agriturismo La Cavallina di Monguzzo. “Se ci avessero imposto la chiusura alle 22 saremmo stati rovinati – afferma – ma purtroppo con queste limitazioni è riesplosa la psicosi tra i clienti. Mi sembra di essere tornato alla prima settimana del marzo scorso. Già questo weekend abbiamo ricevuto molte disdette. Alcune sono famiglie numerose che giustamente non vogliono essere divise per mangiare”.

Il locale dell’Oasi di Baggero, come molti, ha risentito parecchio della crisi dei mesi scorsi ma lo sguardo è già rivolto alle prossime settimane col Natale che si avvicina. “Se le restrizioni attuali servono a essere tutti più tranquilli ben venga – conclude Stefano – ma se sono un’anticipazione di un lockdown per i prossimi mesi, no. Piuttosto, che ci chiudano ora e ci facciano lavorare durante le festività”.

Una voce leggermente fuori dal coro è invece quella di Antonella Fantin, proprietaria del Ristorante La Meridiana e che accoglie spesso gruppi e famiglie nel suo locale. “Se il massimo è di 6 coperti per tavolo e si presentano più persone, basta semplicemente dividerle – spiega – non vedo ulteriori difficoltà con questa decisione del Governo, semmai per i locali più piccoli che avevano già problemi di capienza. Ovviamente si lavora meno, non si potrà più avere lo stesso numero di coperti”.

“Mi sembra una decisione corretta – aggiunge – così almeno possiamo continuare a lavorare. Non è il limite a 6 persone per tavolo a far calare il lavoro, era così già prima a causa dell’emergenza sanitaria. Purtroppo molti clienti affezionati, soprattutto famiglie con anziani, non si vedono più perché hanno paura del virus”.

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Una rassicurazione sul momento drammatico che stanno vivendo i locali arriva da Giovanni Ciceri, presidente di Confcommercio Como e Fipe, che si rivolge soprattutto ai clienti spaventati. “Ci rendiamo conto del momento delicato – afferma – ma vogliamo far capire alle persone che si può stare tranquilli al ristorante. I nostri associati sono molto rispettosi delle normative”.

In merito alle nuove restrizioni imposte dal Governo, aggiunge: “Sicuramente il limite di 6 persone per tavolo mette in difficoltà le attività, per questo serve un ammortizzatore sociale. Un sostegno alle attività, una compensazione, uno sgravio fiscale che possa aiutare a ripagare i sacrifici che la ristorazione sta facendo in questo momento”.

Altra voce di Confcommercio Como e Fipe è quella del vicepresidente Mauro Elli, nonché chef stellato e patron del Cantuccio di Albavilla. “L’importante è che non abbiano messi restrizioni sugli orari – spiega – posso essere d’accordo con il tavolo da massimo 6 persone ma se le distanze c’erano prima, ci sono anche adesso. Per il momento comunque si tratta di mosse giuste e coerenti, quindi ci dobbiamo adattare”.

Una preoccupazione maggiore, per Elli, sarebbe semmai relativa all’eventuale chiusura di vie e piazze dove si possono creare situazioni di assembramento. “Sicuramente le attività che sorgono in quelle aree che dovessero essere chiuse, sarebbero penalizzate – conclude – soprattutto dove ci sono le isole pedonali”.

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