Fa sinceramente impressione la centralissima piazza San Fedele – cuore del centro storico di Como – in questi giorni post lockdown. Anzi, viene proprio il dubbio che nonostante la mitologica ripartenza, il concetto stesso di “post lockdown” non abbia propriamente attecchito del tutto: poca gente, passi che quasi rimbombano, tavolini tra il mezzo vuoto e il tutto vuoto, soprattutto nell’ora di pranzo.
E chi meglio di Marco Cenetiempo, imprenditore, titolare del bar che prende il nome della piazza e in fin dei conti vera e propria vedetta della zona, può aiutare a capire se alle sensazioni corrisponde anche la realtà, almeno stando a cassa del locale e piatti serviti?
“E’ assolutamente così. Tanto per cominciare anche noi abbiamo dovuto ricorrere alla cassa integrazione – sentenzia subito Marco, senza tentennamento alcuno – Bisogna dividere il periodo dal 4 maggio in due fasi distinte. All’inizio, nei primissimi giorni di riapertura, sembrava quasi di essere tornati alla normalità pre-emergenza, o almeno tutto faceva pensare che non sarebbe servito molto tempo per tornare al ritmo lavorativo di sempre. Invece, era un fuoco di paglia”.
Dopo oltre due mesi e mezzo costretta a casa, molta gente inizialmente ha finalmente varcato la soglia con entusiasmo e sprint. Salvo poi rintanarsi, si direbbe.
“E’ sembrato davvero così – conferma il titolare del Bar San Fedele – Dopo i primi entusiasmi, tutto è calato. Tutti avevano voglia di uscire, ma ora noi lavoriamo discretamente al mattino, diciamo indicativamente nell’orario delle colazioni. Poi molto meno. Va un po’ meglio nel weekend, naturalmente quando la gente aumenta un po’”.
“Sono tanti i fattori che a mio avviso incidono ancora e molto – continua Marco – Innanzitutto, per tutto il mese di maggio è venuta a mancare la clientela che gravita attorno al mondo della scuola: le mamme, i papà, gli stessi insegnanti e studenti. E poi c’è il capitolo degli uffici e dello smartworking. In questa fase molte persone lavorano ancora da casa o comunque limitano le presenze fisiche in ufficio – dice Cenetiempo – Questo si avverte soprattutto nella pausa pranzo, perché vediamo meno clienti che in passato sono sempre stati abituali o quasi”.
Infine, il capitolo turisti. “Questa è un’assenza che pesa enormemente, la nostra attività conta ormai tantissimo, come molte altre, sui visitatori stranieri. Ora speriamo che con l’apertura delle frontiere con la Svizzera (da oggi, 15 giugno, Ndr) cambi qualcosa e magari che con l’andare della stagione tornino turisti anche da Paesi più lontani. Siamo ottimisti, nonostante tutto”.