“Sarà un anno imprevedibile, ci siamo dovuti armare perché dobbiamo essere pronti a tutto”.
Così Emilia Bianchi, insegnante nella scuola primaria di Cernobbio Capoluogo e mamma, commenta la ripresa delle lezioni del prossimo 14 settembre e il complicato anno scolastico che attende studenti e docenti.
“La vedo molto difficile come ripresa ma non impossibile – spiega Emilia – al momento sono più le incognite e i dubbi, rispetto alle certezze. La precarietà sarà il leitmotiv di tutta la nostra attività scolastica. Però, a parte tutte le difficoltà, penso sia una ripartenza obbligata. Come istituto, a Cernobbio, ci siamo attrezzati da subito molto bene per gestire la didattica a distanza nei mesi di lockdown ma non è pensabile lavorare così per un anno intero”.
Nonostante tutto, quindi, Emilia – così come molti altri insegnanti – sostiene la necessità di tornare in aula e di abbandonare la formazione online.
“E’ uno sforzo che va fatto. Per quanto sia bella, sicura e creativa la didattica a distanza, toglie anche il rapporto umano e tanti aspetti come il guardarsi negli occhi. In più, a scuola i bambini sono in un luogo dove si sentono praticamente a casa, nel corso della giornata vedono quasi più noi rispetto ai genitori”.
Dell’ottima organizzazione della scuola di Cernobbio per il rientro avevamo già parlato qui, commentandola insieme al sindaco Matteo Monti, ma Emilia sottolinea ancora una volta quanto sia stato importante lavorare insieme per garantire la sicurezza di tutti.
“Come scuola ma anche personalmente, oltre a 15 giorni di ferie prese per staccare un attimo, anche noi insegnanti non ci siamo mai fermati – afferma – Abbiamo fatto di tutto affinché la scuola potesse riaprire in sicurezza. Ora, però, come docenti dobbiamo essere pronti ad accogliere e sostenere i bambini e le famiglie anche dal punto di vista emotivo”.
Per questo, secondo Emilia, a livello nazionale sarebbe stato necessario dare un aiuto in più ai docenti per supportarli nel loro ruolo.
“Dal punto di vista emotivo e formativo non hanno dato grossa importanza agli insegnanti – sostiene – Nessun ente di formazione ci ha proposto un supporto psicologico. Servirebbe una promozione e un finanziamento di figure che ci possano dare una mano a gestire la quotidianità a scuola. E poi, sarebbe utile anche avere un operatore sanitario come aiuto. Ecco, questa parte è stata un po’ tralasciata a livello nazionale. Ci hanno fatto fare formazione sul Covid, giustamente, ma non è sufficiente”.
Sarà, quindi, un anno difficile per tutti. Bambini, famiglie e insegnanti che si troveranno in prima linea per affrontare una nuova quotidianità.
“Bisognerà reinventarsi – continua – La mia preoccupazione più grossa riguarda il modo di lavorare coi bambini. I tempi per la sanificazione e tutti i protocolli da rispettare ci porteranno via sicuramente del tempo, quindi dovremo pensare a nuove soluzioni anche a livello formativo. Quest’anno, poi, si chiederà un grande patto di alleanza alle famiglie. Dovranno garantire di mandare a scuola i loro figli solo se sani, ma anche educarli nel far rispettare le regole all’interno degli edifici scolastici affinché tutti possiamo lavorare in sicurezza”.
Un’altra preoccupazione che emerge è quella legata all’eventuale diffusione di casi Covid a scuola: la gestione sarà difficile per le famiglie, ma anche per gli stessi docenti – come conferma Emilia.
“Sarà un anno davvero imprevedibile – conclude – soprattutto se dovessimo avere casi, e non è escluso perché comunque il rischio ci sarà un po’ in tutte le scuole. Penso ai bambini, che se dovessero ammalarsi poi potranno tornare una volta guariti, ma anche a noi insegnanti. Se ci ammaliamo noi, sarà sicuramente più complicato”.