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“Cucinare al fresco”: dalla redazione ai fornelli, al Bassone la libertà ha il profumo del basilico

C’è senza dubbio aria di evasione, almeno con il pensiero, di voglia di bontà, di profumi, di piaceri per il palato, di ricordi e di abbracci nel Gruppo di lavoro che ha realizzato il percorso formativo all’interno del carcere del Bassone di Como.

Si sta per concludere infatti il progetto “Lavoro di squadra” che ha come capofila il Centro Servizi per il Volontariato di Como e con il quale ha collaborato il Centro di Formazione Professionale di Monte Olimpino che si è occupato della didattica proponendo i propri docenti per formare i ragazzi. Con loro hanno anche partecipato i giornalisti del progetto Cucinare al Fresco, la redazione dell’omonimo periodico aperta all’interno del carcere del Bassone.

Proprio di fronte a queste esperienze fatte dietro le sbarre, si apre un nuovo mondo e, sfogliando il ricettario, ci si interroga se esistono cuochi marocchini, tunisini, sud americani, italiani, inglesi, bulgari, perché di fronte a un lavoro di gruppo, il colore della pelle e la provenienza diventa un fattore secondario, soprattutto quando si è stati privati della libertà. È quello che è accaduto nelle cucine del carcere del Bassone nelle quali, per settimane, si sono incontrati dieci ragazzi che, armati di tanta voglia di scoprire qualcosa di nuovo, spendibile in futuro, si sono affidati alle mani dello chef Simone Pisu, docente del Centro di Formazione Professionale di Como.

«L’idea di sviluppare il progetto con più realtà del territorio ha permesso di creare un percorso formativo per le persone recluse – spiega il direttore della Casa circondariale di Como, Fabrizio Rinaldi – Un’azione che ha offerto loro di acquisire delle conoscenze professionali da spendere all’esterno. L’interazione poi di diverse realtà che operano all’interno dell’Istituto ha fatto sì che il progetto potesse essere conosciuto all’esterno con una modalità vivace e decisamente curiosa: un ricettario, Cucinare al fresco. In questi anni ci siamo attivati e le opportunità sono sempre più numerose e hanno come obiettivo quello di formare delle persone che, al termine del periodo di reclusione, potrebbero essere reinserite con maggiore facilità nella società».

Dalla trota in carpione, al tonno di coniglio, fino ai cavatelli al pesto genovese, agli spaghetti alla chitarra con gamberi e porri divagando con le ricette della nonna con le preparazioni di pasta fresca e di dolci che ricordano loro i bei tempi trascorsi in famiglia.

Ecco che, ancora una volta, la cucina diventa un collante fortissimo, una condivisione di idee e di ricordi pronti a riemergere quando le mani iniziano a lavorare la farina o sentendo il profumo di olio che frigge oppure quando le torte iniziano a lievitare e, come bambini, spiando il forno, non si vede l’ora di poter assaggiare la fetta più grande possibile.

«CSV Insubria ha sostenuto questa speciale edizione del ricettario “Cucinare al fresco” per dare basi concrete al reinserimento lavorativo e alla formazione dei detenuti, in vista di un ritorno o un primo accesso al mondo dell’occupazione – commentano il vicedirettore di CSV Insubria Martino Villani e il coordinatore del progetto Stefano Martinelli – La Casa Circondariale di Como è una piccola comunità che è entrata a pieno titolo nella vita del territorio e della progettazione dei servizi di CSV Insubria, ente no profit che ha quale missione principale il sostegno e lo sviluppo culturale del volontariato, una funzione di servizio alla comunità e dei suoi percorsi di solidarietà e accoglienza».

Ma il lavoro in cucina e poi la trascrizione delle ricette non è tutto in quanto, dietro a ogni testo, si nascondono storie e racconti, come quella di M.B. che vuole parlare di prodotti da forno, di cibi sani e naturali, di prodotti senza conservanti, di calorie e di combinazioni di alimenti per rimanere in forma. Poi troviamo anche R.D. che, per sottolineare la sua capacità di realizzare dolci, si presenta in redazione, durante la rilettura dei testi con un salame al cioccolato cercando di esplicitare il suo concetto di dolce fatto con un attento bilanciamento delle calorie. Per non parlare di B.O. che, nonostante abbia un corso in parallelo, si infila nella stanza per raccontare che cos’è riuscito a preparare in settimana. Storie di tutti i giorni, di narrazioni apparentemente senza un senso reale, ma che nascondo di per sé un grandissimo valore umano che, solo chi vive queste realtà, riesce a comprendere.

Non è un gioco di compromessi o di codici da decifrare, qui c’è la vera umanità, c’è la voglia di imparare e quella di sfruttare le proprie capacità in un futuro che non sia troppo lontano ma prossimo, perché anche all’esterno devono sapere che la cucina non ha frontiere e non ci sono limiti. E chissà che uno di questi chef provetti non riesca a rubare il mestiere a chi di cucina ne sa e ha fatto della professione un piacevolissimo business.

Il progetto “Lavoro di squadra” è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.

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