Ci sono spazi che nascono sotto una cattiva stella, inutile girarci intorno, e piazza Cavour è sicuramente uno di questi, come dimostra la sua storia, costellata di infiniti progetti falliti. “Lo spazio instabile”, così lo studioso comasco Alberto Longatti la definì nel suo omonimo volume del 1988, ma se nel termine instabilità c’è ancora la residua speranza che qualcosa possa ancora accadere, la realtà oggi è piuttosto quella di uno spazio stabilmente dimenticato, un “nulla vista lago” buono solo per ospitare manifestazioni e mercatini.
Poteva andare diversamente per una piazza nata ufficialmente per essere un non-luogo fin da quando, nell’Ottocento, si decise di riempire l’antico porto commerciale solo per fare una spianata pedonale a servizio della navigazione passeggeri? Semmai ci si poteva giusto mettere una fontana, salvo poi rendersi conto che l’acqua costa e spedirla di corsa a New York, dove oggi troneggia nel Bronx, ma nulla di più.
Il nuovo lungolago e il progetto Cattaneo
Nel 1899 la prima chance per piazza Cavour: la sistemazione del Lungolario di Ponente e la realizzazione del Lungolario di Levante per tentare di contenere le esondazioni (un déjà-vu). Peccato, però, che l’unico risultato fu quello di relegarla al centro di un traffico sempre crescente di veicoli e tram finché, a inizio Novecento, l’ingegner Carlo Cattaneo, su incarico del Comune, la ridisegnò come uno spazio vuoto circondato di rotaie del tram trasformandola in un parcheggio.
Giuseppe Terragni
Il 1937 segna la seconda occasione persa per piazza Cavour. In quell’anno fu autorizzato l’abbattimento degli edifici sul lato sud scatenando la fantasia del maestro del Razionalismo, Giuseppe Terragni, che immaginò tre edifici paralleli che avrebbero aperto un passaggio verso la vicina Cortesella, ovviamente riprogettata. Complice però anche l’abbattimento dell’antico quartiere, questo sogno fu destinato a restare solo uno schizzo.
I concorsi
“Facciamo di piazza Cavour una piccola piazza San Marco”. Ecco lo slogan (ottimista quanto basta per portarsi sfortuna da solo) che accompagnò il primo concorso nazionale indetto dal Comune nel 1947. Risultato? Nessun progetto soddisfò la giuria che si limitò a segnalare gli elaborati di Eugenio Rossi e di Achille e Giacomo Castiglioni. Messo da parte anche il progetto commissionato nel 1959 all’ingegner Carlo Ponci, che immagina una scacchiera verde affiancata da getti d’acqua, si arriva agli anni ‘70 quando, con la costruzione del nuovo Barchetta e del Banco Lariano, la piazza perde quasi completamente il legame con il resto del centro storico, tanto da indurre l’allora presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Scacchi, a proporre di riempire di terra il lago fino alla diga per crearne una nuova.
Eli Riva e Bruno Munari
A riportare piazza Cavour almeno al livello di tabula rasa su cui ragionare arriva nel 1970 la giunta guidata da Antonio Spallino che vieta la sosta e la libera circolazione dalle auto.
E su questo terreno nuovamente fertile si sfidarono due titani: Eli Riva e Bruno Munari. Nel 1975, infatti, a entrambi fu commissionata la realizzazione di idee progettuali per la sistemazione. Ne nascono due visioni completamente diverse ma entrambe potentissime con Munari, che lavora con Lorenzo Forges Davanzati, che la immagina divisa tra una zona gradinata per gli spettacoli e una modulare per eventi e mercatini mentre Riva, vincitore del concorso, disegna uno spazio completamente vuoto in cui protagonista è la piazza stessa da cui ammirare il lago e le montagne, e lo fa ideando una pavimentazione/scultura che evoca le esondazioni, interrotta solo da sedute ideate espressamente per quel luogo che sembrano una continuazione di quei flutti. Tuttavia anche questo progetto resta lettera morta e, nel 1985, ci si accontenta di rifare la pavimentazione, ancora oggi visibile.
Oggi
Da quel momento la piazza continua a offrirsi come tela bianca su cui disegnare progetti ufficiosi di ogni tipo, dal monumento-totem di Ico Parisi al trasloco della fontana di piazza Camerlata sognato da Michele Pierpaoli.
L’occasione ufficiale per riprovarci, invece, è data dall’inizio dei lavori per le paratie e dal concorso internazionale di idee per il progetto di arredo urbano indetto nel 2009 dall’amministrazione Bruni. A vincerlo è lo studio dell’archistar Cino Zucchi che però, al di là dell’idea di ricreare una darsena (poi bocciata dalla Soprintendenza), per piazza Cavour immagina soltanto di trasformare i bordi delle aiuole in panchine. Nulla di fatto anche per lo studio Pandakovic che nel 2013, su incarico della giunta Lucini, la disegna come un emiciclo contornato da platani con una scalinata fino a lago. E con questo arriviamo ad oggi, con i rendering del futuro lungolago che mostrano una piazza Cavour uguale a se stessa, completamente esclusa dal progetto e ancora una volta senza identità, buona solo (forse) per diventare un nuovo capitolo della prossima campagna elettorale.
3 Commenti
A me sembra che la bella idea della scalinata a lago del progetto Studio Pandakovic&Associati sia stata ripresa nel progetto della Regione in corso di realizzazione. Non è pensabile una nuova piazza prescindendo dal suo affaccio sul primo bacino. Purtroppo, rispetto al progetto originale mancano molti pezzi che forse sarebbe il caso di recuperare per non trovarsi con un risultato monco.
Chiara Tajana si è dimenticata il mio progetto del 1982 per Piazza Cavour….. l’unico che dopo la perdita di identità del luogo ( il vecchio porticciolo) le avrebbe dato una misura urbana davanti al paesaggio, e anche una vita molteplice e vivace tutto l’anno ?.
Non importa, questa Como senza amor proprio fa a meno con indifferenza di molte altre cose, ben più importanti.
E il suo lento declino è sotto gli occhi di tutti.
Ma adesso le cose possono cambiare, finalmente. ?
Effettivamente i giganti di cemento non aiutano..un bell’anfiteatro con alle spalle il lago, ovviamente con le aiuole di misure ragionevoli..piazza così vuota per essere la principale di Como, altro che parcheggio!