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Da maggio stop raccolta degli abiti usati. Magatti: “Il Comune vuol far cassa con i cassonetti?”

A Como scompare il servizio di raccolta degli abiti usati ma in buone condizioni che, invece di finire in spazzatura, vengono donati alle persone in difficoltà.

A denunciare la situazione è il gruppo Civitas guidato dal consigliere comunale Bruno Magatti che ha protocollato proprio questa mattina, venerdì 19 aprile, una lettera indirizzata al sindaco Mario Landriscina.

“In questi giorni siamo venuti a conoscenza del fatto che gli attuali gestori della raccolta degli abiti dismessi, attivi sul territorio, hanno ricevuto dall’amministrazione comunale l’intimazione alla rimozione dei cassonetti dedicati. Il recupero degli abiti dismessi rientra, con pieno diritto, nella raccolta differenziata con riduzione dei rifiuti conferiti all’inceneritore, a costi nulli per  l’amministrazione, che introita dai gestori la tassa di occupazione del suolo pubblico, e per i cittadini” spiega il gruppo in un comunicato stampa.

Magatti incalza: “I cittadini dai primi di maggio verranno privati di un servizio apprezzato e molto utilizzato: basti pensare che nel solo 2018 sono stati conferiti a questo servizio oltre 300mila Kg di materiale. E abbiamo motivo di ritenere che all’origine della mancata assegnazione delle due gare che il Comune ha promosso in questi mesi per l’affidamento ci sia la richiesta economica, probabilmente distante da quelli che sono i parametri economici del settore”.

Mentre attualmente i gestori dei 60 cassonetti presenti in città pagano esclusivamente l’occupazione di suolo pubblico, nel nuovo bando viene richiesto anche l’esborso di 400 euro annuali per ogni cassone di raccolta.

Quindi Magatti si domanda: “Dinanzi a due bandi successivi che non hanno portato ad assegnare il servizio e alla successiva intimazione di rimozione dei cassonetti la domanda che oggi poniamo è la seguente: qual è stato, se c’è stato, l’indirizzo politico da parte dell’organo esecutivo del Comune (assessore e giunta)?”.

E prosegue: “Questo è un problema politico, non di amministrazione: si pretende di fare cassa con i cassonetti per la raccolta degli abiti usati?”.

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