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Daniele e Gigi, universitario e prof di Rifondazione: “Il giovin leghista e la scuola autoritaria e gerarchica”

La nota diffusa dalla Lega Giovani della provincia di Como a pochi giorni dalle polemiche attorno al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara seguite al pestaggio avvenuto a Firenze di alcuni giovani di sinistra da parte di militanti del movimento di destra Azione Studentesca ( ne parlavamo qui), hanno provocato la reazione de Partito di Rifondazione Comunista di Como. La nota diffusa, a firma d Gigi Tavecchio (Prc-Se, docente docente di storia dell’arte e

Daniele Moioli, (studente di filosofia alla Statale di Milano), replica punto su punto ai giovani leghisti, analizzando temi e problemi del mondo scolastico.

Ecco il testo: .

La scuola e l’università pubbliche italiane occupate culturalmente e fisicamente dalla sinistra; così dice il giovin leghista Matteo M. da Como. Magari, diciamo noi! Se così fosse contro i tagli (Gelmini-Tremonti) che dal 2013 hanno ridotto di una decina di miliardi le risorse per l’istruzione ci sarebbero state le barricate per strada. Se così fosse contro la legge ”Buona Scuola” (Renzi e Giannini) del ’17, che parla ogni due righe della meritocrazia che tanto eccita i destri, sarebbero ancora in corso occupazioni di scuole. Se così fosse, contro lo spreco di ore, di intelligenze – e di vite umane – dell’alternanza scuola lavoro, avremmo uno sciopero al mese. Se così fosse le stupide prove Invalsi (inutili per ammissione dello stesso Invalsi) finirebbero direttamente al macero trasportate da studenti e docenti imbufaliti.

Ma non è così.

Il giovin leghista Matteo M. chissà da dove ha preso questa balla colossale, in che scuola, da quali studenti e da quali insegnanti l’ha sentita. Provi, il giovin leghista ad ascoltare i discorsi all’intervallo, nei corridoi, nelle sale docenti e sentirà professori bidelli e alunni che – mica sono marziani – per la metà se ne sbattono allegramente della politica. Gli altri si affrettano a salire sul carro del vincitore adeguandosi con grande flessibilità alle mode ed infine, maggioritario, prevale lo spirito di sacrificio di chi sempre e comunque si dimostra fedele alle direttive superiori perché “ce lo chiede il Ministro”.

Perché nella scuola, come nel Paese, viviamo tempi dove i valori dominanti sono quelli dell’impresa, della competitività, dell’individualismo.

Per molti docenti il rispetto loro dovuto si deve concretizzare nel saluto sull’attenti, per molti docenti è un punto d’onore nascondere il proprio orientamento politico o – ed è lo stesso – dichiarare la propria apoliticità, come se ogni nostro gesto e ogni parola non dicessero in realtà da che parte stiamo e chi siamo politicamente.

Così, in una scuola ammutolita, che secondo i seguaci del ministro Valditara dovrebbe tenere fuori dai propri confini la politica, basta che una persona incoraggi un atteggiamento critico, si esponga dichiarando la sua idea di scuola e di società o pratichi relazioni non basate sulla gerarchia e sull’autoritarismo per passare per comunista – agitatore di popoli.

Ed è qui che il giovin leghista cade in errore perché scambia “l’occupazione culturale” con il fatto che i docenti e gli studenti di sinistra parlino, scrivano e agiscano dichiarandosi pubblicamente per quello che sono, sembrando così più numerosi.

Ma, come sappiamo, non è così. Nelle scuole esiste una dilagante componente moderata che mette in pratica silenziosamente ma incessantemente i valori dominanti della competitività, della ‘sfida imprenditoriale’, della produttività esasperata, dell’individualismo e della meritocrazia che sono alla base della scuola così come la vorrebbero quelli di destra e i padroni di Confindustria.

Nella scuola abbiamo una parte significativa e silenziosa di docenti che mugugna quando le si chiede di essere accogliente perché invece identifica nella selezione e nella ricerca di campioni e campionesse la propria unica ragion d’essere.

Una componente moderata, sempre più diffusa nella scuola così come nella società, che rivendica il predominio dell’autorità, che legittima relazioni basate sul potere e sulla gerarchia e che apre la strada ai soprusi contro i più deboli.

I bulli e le bulle sono anche figli e figlie di questa concezione, non dobbiamo dimenticarlo.

Mentre invece quelli di “Azione studentesca” che hanno menato gli studenti fiorentini, nuotano nella stessa acqua dei bulli ma sono fascisti, di organizzazione giovanile vicina a Fratelli d’Italia, partito della Presidente del consiglio, che tace imbarazzato.

Da chi la scuola la vive:

Gigi Tavecchio, Prc /Se, docente di storia dell’arte

Daniele Moioli, Gc, studente di filosofia alla statale di Milano

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