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De Gasperi War. I residenti: “Sempre un casino”. Gaddi: “Coprifuoco e mentalità comasca, due vergogne”

“Certo, adesso, sgomberano la piazza alle 23 ma non è che sia cambiato molto. Continuo ad andare a dormire con i tappi nelle orecchie. Nonostante la chiusura, quelli rimangono in piazza a fare casino, sulle panchine, sul muretto, in strada”.

Per approfondire: “La luce oltre il coprifuoco: De Gasperi muore alle 23, piazza Volta e le altre godono”

A parlare, in forma anonima, è uno dei residenti le cui case si affacciano su piazza de Gasperi. Nel mirino, i nottambuli che nelle serate del fine settimana affollano l’area e il cui chiasso è stato il casus belli della lunga diatriba amministrativa e giudiziaria culminata, nel giugno del 2018, con un coprifuoco che anticipa la chiusura dei locali affacciati sulla piazza alle 23.

“Chi fa casino continua a stare in piazza ben oltre l’orario di chiusura – spiega lo stesso residente – sono i soliti quattro idioti che scendono a Como credendo di poter venire a comandare, sporcare e spaccare. La mattina troviamo cocci di bottiglia dappertutto. Il mio cane si è anche ferito una zampa con un vetro”.

Anche se gli episodi di disagio rimangono nonostante la chiusura anticipata, spiega il residente, il coprifuoco deve rimanere: “Io sono nato qui tanto tempo fa, quando non c’erano ancora locali a dar fastidio. Che vadano in campagna a fare casino”.

Simile è il punto di vista di una seconda residente si dice incerta sugli effetti di un anno di coprifuoco. “Bisognerà aspettare che l’estate cominci in pieno per poter dire se ci sarà più calma. Durante l’inverno e l’autunno c’è ovviamente meno movimento – ci spiega la donna, in forma anonima per evitare ulteriori conflitti con i gestori dei bar della piazza – il problema principale è che spesso dei ragazzini si ritrovano davanti al nostro palazzo per fumare erba. Alcuni sono ubriachi, urinano sui muri e fanno molto rumore”.

La residente, che si definisce “tollerante” nei confronti della movida che si concentra nella vicina piazza è però ambivalente circa necessità di un coprifuoco. “La chiusura anticipata può aiutare a mantenere un comportamento individuale più civile. Da comasca, da cittadina, però imporre orari così stringenti fa male a una città con poche occasioni di svago”.

Su un fronte radicalmente più oltranzista e pro movida, c’è Sergio Gaddi. Chiedergli poi un commento sul coprifuoco di piazza de Gasperi equivale a scoperchiare un piccolo vaso di Pandora.

Sul caso, nel tempo, Gaddi ha infatti preso posizioni molto nette, schierandosi categoricamente con gli esercenti impegnati nel braccio di ferro con i residenti e criticando aspramente le misure restrittive applicate alla piazza. Dodici mesi dopo l’istituzione del coprifuoco che impone chiusura anticipata, i toni dell’ex assessore non sono cambiati.

È un anno che piazza De Gasperi si spegne alle 23, come commenta la situazione?
Da una parte è una vergogna amministrativa, di una giunta schiava del sindaco che permette di farsi sostituire dalla magistratura. Dall’altra è una vergogna civile data dal fatto che un singolo residente abbia potuto considerare piazza de Gasperi sua proprietà e impedirne l’uso alla cittadinanza, prima che ai turisti.  C’è questa infame moda di limitare lo spazio pubblico. Viene colpito ciò che non piace al singolo. Si fa moralismo e non amministrazione.

È dunque una questione di amministrazione o di mentalità cittadina?
Purtroppo il male oscuro è la mentalità del comasco. Inospitale, respingente, si riverbera sia nel residente sia nell’amministrazione. Basta visitare qualsiasi paese al mondo per vedere con i propri occhi che queste aberrazioni accadono solo a Como. Anche in Svizzera, la quintessenza della tristezza, si vive di notte.

Piazza de Gasperi riflette in qualche modo l’attitudine della città verso la nuova primavera turistica di Como?
L’enorme mole di turisti che arriva ha delle esigenze chiare. Li vedi sul lungolago, spaesati, senza sapere dove andare, poverini. A Como si fa di tutto per essere meno ospitali possibili eppure questo non si traduce in un blocco dei flussi di visitatori, come meriterebbe la città.

Quindi c’è un rimedio per piazza de Gasperi e, soprattutto, per Como?
La speranza è che Como venga violentata dai turisti, da una massa che scardini ogni residuo del vecchiume mentale che affligge la città. Ci vuole una massa in grado di rompere l’argine – altro che paratie.

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5 Commenti

  1. Premesso che il termine “coprifuoco”, di per sè, appare già molto eloquente: di solito si ricorre ad esso in tempo di guerra, quando è pericoloso uscire, oppure in quei regimi dittatoriali che controllano la popolazione, anche, impedendo che circoli liberamente, non siamo in guerra…
    In ogni caso, lungi da me difendere gli interessi dei commercianti comaschi, categoria che crea più danni che altro, però la situazione di Como è ridicola: sentendo quello che raccontano i residenti uno si immagina che in zona funicolare, la notte (poi, notte, al più tarda serata) si scatenino masse indemoniate che creano rumori insostenibili.
    In realtà, succede solo ciò che si verifica in qualsiasi città con la bella stagione, la gente esce di casa (forse, per molti, ciò è già un comportamento eversivo), parla, ride, si muove, tutto qui.
    Quella zona la conosco bene perchè, pur non avendoci mai abitato, la frequento sin da bambino essendo il quartiere di origine dei miei genitori e posso dire che è molto meglio ora, rispetto a quando era un parcheggio. Poi, se qualcuno non è in grado di sopportare tali rumori, a mio avviso meno fastidiosi, ad esempio, del passaggio continuo di automobili o di un gruppo di bimbetti che gioca in un cortile condominiale, forse devrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di trasferirsi in un luogo isolato, come fanno di solto le persone asociali che, e ciò sembra evidente, se ne hanno a male quando gli altri si divertono.

  2. il problema è la mancanza di sicurezza, il fatto che non ci sia costante controllo da parte di vigili e polizia per evitare che il divertimento degeneri in molestia. chiudere alle 23 in estate è ridicolo però chi ha un locale dovrebbe avere delle responsabilità maggiori e “gestire” meglio i propri clienti, per evitare schiamazzi e magari regolare la musica e le operazioni di chiusura locale per cercare di trovare una sorta di convivenza con i residenti. e poi investire, per insonorizzare dove possibile, insomma il turismo è una risorsa ma chi ci guadagna deve anche confrontarsi con residenti ed altre attività

  3. Posizioni estreme non servono a nessuno. Infatti chiudono i locali, ma la gente non puoi cacciarla dalla pubblica via. Risultato? La civiltà è una legge non scritta che nè tribunali nè amministratori possono insegnare. Personalmente lascerei i locali aperti fino alle 00,00 e poi passaggi di Forza Pubblica statale o locale come succede di giorno

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