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E via Anzani tornò a riveder le stelle: polenta e dubbi per l’addio al coprifuoco

Il pezzo che state per leggere è pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

Il cielo su Via Anzani si apre in un intenso blu, insolito per una mattina di novembre, ma che ben accompagna l’ottimismo diffuso nel quartiere nel giorno della fine del coprifuoco.

Nei giorni scorsi è infatti scaduta l’ordinanza comunale, emessa a ottobre per un “periodo biblico” di quaranta giorni, che ha costretto tre attività della via a chiudere alle 18. Il piano del Comune mirava a contenere un’allarmante situazione di degrado, microcriminalità e aggregazione talvolta violenta.

A “fine pena”, la sensazione tra commercianti e residenti è di sollievo. Ma fare un bilancio del regime di chiusura anticipata resta complicato.
“È difficile dire come è andata – racconta Giovanna Meroni, la sorridente edicolante di quartiere che, pur esente dal coprifuoco ha vissuto direttamente gli effetti del provvedimento – Certo, la via è più tranquilla. Ma il prezzo è stato alto. Ne abbiamo risentito anche noi. Hanno installato delle nuove luci e telecamere ma basta un nulla perché torni il casino”.

Al Bar Maiorca – finito nella “tagliola”oraria – dal lato opposto della strada, il morale è alto. Si prova a non pensare ai guadagni mancanti e ci si prepara a festeggiare la fine del coprifuoco con polenta e Champions League.

“Finalmente torniamo ai nostri orari di apertura – racconta Fabiana, titolare del locale – Siamo stati penalizzati pur non avendo mai arrecato nessun disturbo ai residenti. I problemi di ordine pubblico dipendono dalla birra venduta a qui vicino”. Fabiana, però, chiede che ore la zona non sia abbandonata: “Abbiamo lavorato insieme al Comune, mettendo telecamere e luci esterne. Ma abbiamo anche dovuto cacciare dei clienti per far rispettare l’ordinanza. Se vogliono davvero aiutare, facciano più controlli o mettano una volante fissa”.

Una cliente, Carla Bignami, 85 anni, nel quartiere dal 1959, fa eco a Fabiana. “L’idea del coprifuoco è orribile. Hanno messo a dura prova tre famiglie che vivono con questo bar. Non voglio dare la colpa agli stranieri. Piuttosto facciano dei blitz a sorpresa”.
Di fianco al bar, Salvatore Gusmano, solleva la saracinesca della sua sala scommesse GoldBet per l’apertura. Il nuovo-vecchio orario di chiusura alle 20 è stampigliato ben visibile all’entrata.

GALLERY-SFOGLIA

“Pare che la situazione sia migliorata. Magari è l’arrivo dell’inverno a scoraggiare le persone a stare sui marciapiedi. La mano sul fuoco che in primavera il problema non si ripeta, non la metto – dice il titolare della sala, spesso additata dai residenti come origine dei problemi della via – Noi abbiamo fatto il possibile per collaborare con il Comune. Il quartiere avrà beneficiato di un po’ di calma in più. Ma non si può andare avanti a colpi di ordinanze”.

Parlando con chi si attarda attorno al bar o all’edicola, l’opinione non cambia.
Dario, un passato da cameraman negli Stati Uniti, ha trascorso l’adolescenza in Via Anzani e ha un giudizio chiaro sull’efficacia dell’ordinanza: “Quando si sono inventati il protezionismo in America hanno fatto un enorme favore alle famiglie mafiose. La repressione non risolve il problema”.

Per alcuni il tema è la “desertificazione” della via, come spiega una passante che vuole rimanere anonima: “Ci sono pochi negozi, molti hanno venduto e se ne sono andati. Ora fanno chiudere chi è rimasto e la percezione della sicurezza viene meno. Però smettiamo di dire che via Anzani fa paura altrimenti ci facciamo attanagliare dal terrore ed è finita”.

PER APPROFONDIRE:
VIA ANZANI, TUTTE LE CRONACHE

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