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Eugenio, Alfredo, Valentina e San Giovanni in mimetica. “Più sicuri”. “No, alza la tensione”

La stazione San Giovanni di Como, alla luce del sole, non ha un aspetto pericoloso. Eppure, tra il viavai di turisti, la camionetta dell’Esercito Italiano con la stella dell’operazione Strade Sicure parrebbe suggerire il contrario.

I tre militari in tenuta con giubbotto antiproiettile che pattugliano l’area fanno parte del contingente di 15 soldati stanziati a Como a presidio del territorio. Lo sbarco dell’operazione in città è stato fortemente voluto dal Ministero dell’Interno, nonostante, dati della Polizia Locale alla mano, il crimine nel comasco sia già sotto controllo.

Eugenio aspetta nel suo taxi in piazzale San Gottardo. Spesso lavora di notte.

“Alcuni colleghi hanno dovuto difendersi con lo spray al peperoncino, a volte ci sono gli ubriachi molesti – spiega quando chiediamo cosa pensa dell’arrivo dell’Esercito a Como – con Polizia e Guardia di Finanza in assetto antisommossa cominciava ad andare meglio. Certo, una divisa in più fa sempre bene, ma mi chiedo quanto possa fare l’Esercito e se non sia un po’ di fumo negli occhi”.

Valerio Casati, 84 anni, è d’accordo con Eugenio sull’azione deterrente dei militari.

Tuttavia, ci spiega, sulle scale che salgono verso la stazione: “il fatto che alcuni siano armati pesantemente oltrepassa forse il limite”. I giardini a lago sono un altro dei punti nevralgici dell’attività di Strade Sicure. Il posto è spesso frequentato da piccoli spacciatori ed è cronicamente affetto da incuria e degrado. Ma non per tutti vedere i militari in pattuglia è la priorità. “Prima di mettere i soldati per strada, potrebbero sistemare i bagni pubblici o i lampioni o i cestini – commenta secco Roberto, gestore del bar “Il Chiosco”.

Alfredo e Fabrizio, due impiegati di banca, passeggiano per i giardini in pausa pranzo.

“Sicuramente vedere i militari in pattuglia dà un senso di protezione in più” commenta Alfredo. “Ma alla fine una situazione di pericolo non c’è – segue Fabrizio – diamo comunque il beneficio del dubbio e vediamo se ci sono dei risultati”.

In città murata, altro perimetro di pattugliamento dei militari, incontriamo Valentina Campisani che non risparmia critiche.

“Portare i militari a Como è un modo per aumentare la tensione. Non siamo ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Mi chiedo cosa motivi la presenza dell’Esercito – spiega l’avvocato – oltretutto i soldati per strada evocano immagini sgradevoli di un passato ancora troppo recente”.

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7 Commenti

  1. Accolgo con gioia i militari a Como .
    Visto che nella polizia locale, le assunzioni vengono fatte con il contagocce e non solo li .
    Gli ausiliari della sosta , non servono , per protezione, ma solo per dare multe, non capisco perché in un commento vengano inseriti.
    Como città dei lamentosi, nonn a bene mai nulla .

  2. Siamo dei civili che vivono in una città in cui fortunatamente non è in corso nessuna guerra: che senso ha che ci siano dei militari armati? La sensazione che si prova è di grande insicurezza.

  3. Spiace che uomini e donne “specializzati per altro” vengano “sciupati”con compiti che non appartengono al loro Istituto; se servono più agenti di polizia locale od ausiliari del traffico, più polizia, più carabinieri, più guardia di finanza (?)

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