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È comasco il ‘Dottor Olimpiadi’ per Milano-Cortina: “Gestirò tantissimi problemi ma è un sogno”

C’è un po’ di Como nell’organizzazione delle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Coordinatore medico per la Lombardia sarà infatti il comasco Fabio Volontè, medico rianimatore trentanovenne con un curriculum di tutto rispetto che l’ha già visto coordinare, con la Cri Lipomo, l’assistenza sanitaria al Giro d’Italia fino ad essere nominato, qualche anno fa, coordinatore del centro medico del circuito di Monza.

Prima il Giro d’Italia, poi il circuito di Monza e ora le Olimpiadi invernali. Una bella soddisfazione e un cursus honorum di tutto rispetto, vista anche la sua età. Come è arrivato a questo traguardo e quale sarà il suo ruolo nell’edizione Milano-Cortina 2026?
Il vero motore è stata l’infinita passione che ho per questo lavoro e poi tutto l’impegno e il sacrificio che ho messo non solo io, ma anche la mia famiglia perché abbiamo dovuto rinunciare tutti a molte cose per arrivare a questo traguardo. Alle Olimpiadi invernali 2026 avrò il ruolo di coordinatore medico per la Lombardia. In pratica devi stendere il piano sanitario e assicurarmi che venga rispettato. Pazienti che visiterò: zero. Problemi che dovrò gestire: tantissimi.

In passato ha raccontato che l’idea di diventare medico in ambito sportivo le è venuta da piccolo vedendo in televisione i medici accorsi a soccorrere Ayrton Senna dopo l’incidente in cui perse la vita nel 1994 e per molto tempo è stato in prima linea sulla medical car in Formula 1. Ora che è passato alla “stanza dei bottoni” e segue le gare da dietro un monitor, riesce a sentire comunque un po’ di quell’adrenalina?
Non posso negare che la parte operativa a volte mi manca e a Monza ogni tanto, se manca qualcuno, scappo e vado io. Ma è tutto un percorso di crescita e sono contento di quello che sto facendo.

Sicuramente il suo personale “medagliere” è già piuttosto ricco di soddisfazioni, ma c’è un sogno nel cassetto che le piacerebbe realizzare?
Forse arrivare alle Olimpiadi estive, ma già essere a Milano-Cortina 2026 è il coronamento di un sogno. Questa estate però nella mia testa è scattato qualcosa quando ho vinto il concorso per diventare responsabile medico della Formula1 e ho rifiutato. Ho una bimba piccola, ho bisogno di stare di più con la mia famiglia, di cambiare passo e di dare più spazio a tutto quello che ho lasciato da parte in questi anni.

Che programmi ha, quindi, per il futuro?
Quando mi sono occupato della Coppa del Mondo di mountain bike in Val di Sole, sono riuscito a creare un gruppo in grado di lavorare in autonomia ed è nata l’idea di occuparmi della formazione di giovani che desiderano fare il mio stesso percorso e occuparsi di assistenza durante gli eventi sportivi ma non sanno da dove iniziare e rischiano di fare gli errori che ho fatto io in passato. Molti colleghi mi chiedono consigli perché chi esce dall’università sa prendersi cura delle persone, ma nessuno gli insegna come gestire eventi sportivi di grande portata, con budget altissimi e centinaia di persone. Ecco, mi piacerebbe dare vita a un master universitario di questo tipo. E, naturalmente, spero di continuare a lavorare per sensibilizzare chi si occupa di sport sul tema della sicurezza.

Cioè?
Oltre che formare i medici, occorre lavorare anche sugli organizzatori degli eventi e sulle società sportive sul tema della sicurezza sanitaria. Ma è importante coinvolgere anche le istituzioni perché se una società sportiva ha poco budget, facilmente la prima cosa a cui rinuncia sono i corsi di primo soccorso e pensa che basti avere due nozioni e un defibrillatore in campo per essere a posto. Invece che si riprende da un arresto cardiaco è spesso chi ha ricevuto il massaggio cardiaco ma agli allenamenti o nelle partite minori non c’è assistenza sanitaria a bordo campo e devono poter intervenire l’allenatore e persino i compagni di squadra.

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