Pubblichiamo di seguito la presentazione integrale pronunciata dalla presidente del consiglio comunale, Anna Veronelli, di Abio Como Onlus e della presidente Franca Bottacin alla quale è stato conferito ieri l’Abbondino d’Oro nella cerimonia ufficiale tenuta a Villa Olmo.
ABIO COMO ONLUS
Storia dell’Associazione
L’Associazione Bambino In Ospedale (ABIO) di Como nasce nel maggio del 1978 e inizia ad operare presso l’Ospedale Sant’Anna. Oggi è presente anche all’Ospedale Valduce e nei reparti di Pediatria dei nosocomi di Cantù e di Erba.
Attraverso i suoi volontari accoglie e sostiene i bambini ricoverati e le loro famiglie per rendere meno traumatica l’esperienza dell’ospedalizzazione.
Da 30 anni garantisce una costante presenza nei reparti, ha seguito con premura e tenerezza migliaia di bambini e confortato i loro genitori: oggi ABIO Como vede in servizio 196 soci volontari che donano 18.693 ore del loro tempo ogni anno.
La maggior parte dei volontari sono donne, pochi gli uomini che hanno però un ruolo particolarmente prezioso nella relazione con gli adolescenti, dice la Presidente Franca Bottacin.
Abio Como ha promosso la redazione del Decalogo dei diritti dei bambini in ospedale nel 2008 che è stato sottoscritto da tutti i reparti di pediatria. Ha ideato anche la Certificazione di Ospedale all’altezza dei bambini che viene assegnata solo a chi la merita.
Grazie alle risorse raccolte con le innumerevoli iniziative di fund raising (le pere di Abio le abbiamo mangiate tutti e sono buonissime) ha ideato e realizzato numerosi progetti innovativi.
Tra gli altri, ha creato le “Buste kit di benvenuto” da regalare ai bambini in base alla loro fascia d’età. Ha curato la pubblicazione, con la casa editrice Carthusia, di una guida illustrata in 5 lingue personalizzata per ciascuno dei 4 ospedali, utile strumento per far conoscere alle famiglie i servizi e la Carta dei diritti del bambino in ospedale.
Nel 2017 ha realizzato “Un bosco di fiabe in tasca” libro che i volontari possono tenere appunto nella tasca del camice azzurro per avere sempre una fiaba da leggere.
Ha pensato anche a una lavagna magnetica con illustrazioni per facilitare la comunicazione con le famiglie straniere che non parlano italiano.
20 anni fa, attraverso una speciale raccolta fondi, ha consentito a una bimba di andare a Parigi a farsi operare. E da sempre finanzia e cura l’allestimento delle sale giochi, delle biblioteche, fornisce postazioni pc per i degenti adolescenti. L’ultima donazione sono state le poltrone letto nuove per i genitori che dormono accanto ai loro bimbi.
Ha portato (di nascosto dalle suore) molti anni fa il primo cagnolino per fare pet terapy a una bimba ricoverata in Valduce e in questi giorni ha presentato – insieme all’ASST Lariana, agli Amici di Como, al Lions Plinio il Giovane e a Bennet – il nuovo ‘Progetto Arianna’ Fido in pediatria, interventi assistiti con gli animali domestici per regalare “coccole per il cuore e sorrisi per il buonumore”.
Solo pochi giorni or sono ha ricevuto il riconoscimento “Mai soli” categoria “Con i bambini” di Regione Lombardia.
Sin qui le attività dei volontari.
Dicono di Abio
Questo il loro ritratto, tratteggiato per me da chi lavora nei reparti di pediatria.
Un Primario (del quale non vi dirò il nome, ma il cognome lo dico… il dott. Selicorni) mi ha risposto così:
«ABIO è il sole, il sorriso, l’abbraccio, la risata, la gioia, la spensieratezza nonostante la malattia. ABIO è il conforto, il supporto, la speranza, il braccio sulla spalla, l’aiuto per un momento di stacco, la figura neutrale con cui sfogarsi. ABIO è sempre dalla tua parte, ABIO c’è. ABIO è silenziosa come un sospiro e potente come un tuono; spumeggiante come il mare e rassicurante come un tramonto. È una presenza tanto efficace quanto umile e semplice. ABIO è l’umanizzazione delle cure per eccellenza; è inclusione assoluta verso tutti (sani, disabili, immigrati, simpatici e antipatici). ABIO è creatività, energia e competenza. ABIO è capacità di interrogarsi ed accogliere sfide nuove, collaborare a nuove soluzioni. ABIO non è un mondo a parte del nostro Reparto ma una parte importante, integrante del microcosmo complesso, caotico, gioioso e movimentato del nostro Reparto. E di questo sono al tempo stesso orgoglioso e grato».
Un ex Primario e volontario speciale (del quale non dirò il cognome… ma il nome posso dirlo Daniele) così mi ha spiegato: “Il tempo per l’umanizzazione della cura è fondamentale e prezioso: purtroppo il personale medico e infermieristico non ne ha quanto ne vorrebbe: ABIO è un aiuto fondamentale.
Spesso i bambini al momento della dimissione si lamentano perché stanno giocando, cantando una canzone, finendo un lavoretto e vorrebbero potere terminare. Soprattutto i pazienti lungodegenti tornano a trovare i volontari cui si sono affezionati. Purtroppo è capitato di perdere qualche piccolo paziente: i genitori sono venuti per ringraziare ABIO, perché fino all’ultimo giorno possibile ha consentito al loro bambino di giocare”.
La caposala di Cantù ricorda quando Abio allestì un piccolo salone di bellezza per coccolare una giovane paziente della neuropsichiatria e regalarle momenti spensierati e realizzò nel giardino dell’Ospedale un piccolo orto botanico perché un’altra paziente si calmava e migliorava in mezzo alla natura.
Infine una mamma, una delle tante che scrivono i loro messaggi di ringraziamento anche sulla pagina facebook di Abio, ha detto in una intervista che, grazie alle premure dei volontari, sua figlia ricoverata si è sentita ‘come in vacanza’ e chiede di tornare a giocare in reparto.
Se domandate alla Presidente qual è la parte più difficile del loro impegno e il ricordo più bello vi risponderà – commuovendosi come ha fatto con me – che è veramente dura rimanere calmi davanti alla disperazione dei genitori e sorridendo vi dirà, invece, che il tesoro più prezioso è il disegno colorato di un bambino con una dedica “Grazie per aver curato il mio fratellino”.
Lo scorso ottobre, per fare formazione ai volontari è arrivato a Como il dottor Sorriso, Momcilo Jankovic, oncoematologo pediatrico che ha seguito oltre 4000 casi: la relazione che cura era il titolo della sua lezione.
Cosa ha aiutato i ragazzi a superare la malattia? Il 60% dei pazienti a cui lo ha chiesto ha risposto di aver trovato forza nelle persone che non c’entravano nulla con la malattia. Come i volontari di Abio.
La relazione che cura è responsabilità di dire, di fare, di essere ha ricordato il dottor Jankovic: per ciò che ogni giorno i volontari di ABIO Como dicono, fanno e sono oggi la città con ammirata riconoscenza dice grazie, di cuore.
VIENE ASSEGNATO L’ABBONDINO D’ORO 2018 AD ABIO COMO ONLUS CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE
Per aver accolto e assistito con umanità e premura da trent’anni – grazie al prezioso impegno offerto dai Volontari – i bambini e le famiglie che vivono la delicata e difficile esperienza del ricovero ospedaliero (classe IV Benemeriti delle attività solidaristiche e filantropiche – art. 7 del Regolamento).