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Peronese, il notaio che visse due volte. “Grazie a un defibrillatore. Ricordi? La pace assoluta”

A chi ha dei dubbi sull’installazione dei defibrillatori in luoghi pubblici, la risposta è la storia di un personaggio estremamente noto del panorama comasco. Si tratta di Francesco Peronese, oggi 78 anni, colpito da arresto cardiaco nel 2015 e salvato proprio grazie all’utilizzo di un Dae. Notaio conosciutissimo in città ma anche, all’epoca, presidente della Società dei Palchettisti proprietaria del Teatro Sociale di Como, grande amante dello sport.

E proprio questa sua grande passione l’aveva portato la sera del 5 febbraio di quattro anni fa a recarsi alla Canottieri Lario per un allenamento. Finita la sua corsa sul tapis roulant, aveva salutato gli amici e si era diretto alle docce. Lì l’hanno trovato a terra e privo di sensi due uomini della società sportiva che, quasi miracolosamente, solo pochi mesi prima avevano seguito il corso per utilizzare i Dae.

Francesco Peronese

 

“I miei ricordi finiscono al momento della doccia e non ho memoria di aver accusato dolori prima di cadere a terra – racconta oggi il notaio Peronese – la mia grande fortuna è che solo qualche anno prima era stato installato un Dae alla Canottieri Lario ma soprattutto che mi hanno trovato solo poco dopo che ero svenuto”.

Il fattore tempo infatti nei casi di arresto cardiaco cambia il destino delle persone, tra la vita e la morte. “Mi hanno poi spiegato che se si viene soccorsi entro 4 minuti si recupera, tra i 4 e gli 8 si perdono le facoltà cognitive e oltre c’è solo la morte – aggiunge Peronese – L’ambulanza è arrivata dopo 15 minuti”.

L’ex presidente dei Palchettisti, dopo il malore, ha passato giorni in ospedale. Poi la riabilitazione e il ritorno alla vita vera.

“Mi ritengo un redivivo, in un certo senso sono tornato al mondo. Ho ripreso la mia vita anche se devo convivere con molte medicine e devo limitare gli sforzi fisici” racconta il comasco. Non semplice per una persona che ha passato tutta la vita a fare sport.

“Sono tornato a correre ma in modo molto blando e costantemente monitorato. Poca cosa se considera che scalavo i ghiacciai, facevo le immersioni ed ero un maratoneta ma mi sono adattato a questa nuova realtà”.

Oggi Francesco Peronese prende tutto con molta filosofia. “Dopo quello che mi è successo vedo tutto sotto una luce diversa, più positiva e ottimistica”.

E ci confida: “Nel momento in cui mi sono risvegliato ho pensato a tre cose. La prima è che stavo tornando alla vita e che non avevo ricordi di quello che era successo. In seconda battuta mi sono chiesto come stavo tornando perché ero a letto e non capivo se fossi paralizzato o avessi altri problemi. Però stavo pensando e quindi la mia mente funzionava. Alla fine mi sono domandato perché stessi tornando: del ‘prima’ ricordavo solo una totale assenza di emozioni e una pace assoluta”.

Una volta tornato alla vita Peronese ha deciso di impegnarsi concretamente nel diffondere la cultura della prevenzione ed è entrato a far parte di Comocuore, la onlus fondata nel 1985 che in città lavora per ridurre la mortalità per malattia coronarica.

“Avevo un debito nei loro confronti e di quelli della Canottieri che insieme avevano installato il Dae che mi ha salvato la vita – racconta il notaio – Così mi sono reso disponibile ad aiutare la onlus a livello amministrativo e di comunicazione”.

Quindi conclude: “Il nostro obiettivo è dotare più spazi pubblici possibile con i defibrillatori – palestre, scuole, strade, piazze – ma soprattutto educare i cittadini alla consapevolezza che con un impegno minimo per un corso di formazione si può salvare la vita di una persona”.
Stephanie Barone.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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