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Francesco (Ristorante Autentiko): “Cameriere senza cassa da mesi. Si è dovuto licenziare, con le lacrime agli occhi”

La crisi economica scatenata dalla pandemia anche nella ristorazione, ne parliamo ormai da mesi, non smette di provocare danni al settore.

Sono innumerevoli le attività che, costrette ad alternare aperture e chiusure decise dai vari decreti legge in chiave anti-Covid, in questo momento non sanno per quanto ancora potranno andare avanti. Non parliamo solo delle difficoltà dei proprietari o titolari dei locali, imprenditori che stanno vedendo sfumare quello che magari è il lavoro di una vita frutto di innumerevoli sacrifici. Ma anche di chi ha voluto cambiare vita per credere in un sogno. Persone a cui, ora, quel sogno si è spezzato.

La storia è quella di un ragazzo di vent’anni che nel 2018 ha lasciato la propria terra, la Campania, per iniziare una nuova avventura a Como guadagnandosi da vivere come cameriere. E che ora, a causa delle difficoltà economiche provocate dalla pandemia, è costretto a tornare a casa.

Preferisce rimanere anonimo ma ha autorizzato il suo datore di lavoro, Francesco Riccio direttore del Ristorante Autentiko di Appiano Gentile, a raccontarci la sua storia. Una vicenda che racchiude tutta la sofferenza di un intero comparto.

“Ha iniziato due anni fa da noi, arrivato da Napoli in cerca di lavoro – spiega Francesco – Da subito c’è stato feeling, è un ragazzo che si impegna molto nel suo lavoro. I clienti lo cercano e lo stimano, è una brava persona. Purtroppo ieri mi ha comunicato le sue dimissioni: non percependo lo stipendio intero né ricevendo la cassa integrazione da novembre, non riesce più a sostenere le spese. Non ce la fa più a pagare l’affitto, l’assicurazione dell’auto, le bollette e affrontare le spese di tutti i giorni. Quindi ha preso la decisione di tornare a Napoli dai genitori”.

Una sconfitta, una ferita nell’orgoglio che rappresenta la vanificazione del lavoro di due anni lontano da casa e dagli affetti per costruirsi una vita migliore.

“Si era trovato un appartamento e aveva portato da giù la sua auto – aggiunge Francesco – nel primo lockdown era solo ma poi ha chiesto alla fidanzata di raggiungerlo. So che aveva intenzione di acquistare la casa in cui erano in affitto ma col secondo lockdown si è visto crollare tutto addosso. Io purtroppo non posso, come azienda, anticipare la cassa integrazione: abbiamo 22 dipendenti, sarebbe giusto farlo per tutti ma per noi è impossibile al momento. Siamo molto dispiaciuti, lui stesso aveva le lacrime agli occhi quando mi ha comunicato la decisione di licenziarsi”.

Francesco insieme a due dipendenti del ristorante (foto scattata pre-Covid)

Per quanto riguarda il ristorante stesso, la situazione non è delle migliori. Gli aiuti economici ricevuti dallo Stato, infatti, non bastano per pagare le spese e gli stipendi ai dipendenti. “Oltre a essere sufficienti, i ristori si basano su sistema sbagliato di confronto tra aprile 2019 e aprile 2020 – osserva Francesco – Ormai da un anno conviviamo con questo Covid, i calcoli per i ristori andrebbero fatti su un periodo più lungo e soprattutto dovrebbero arrivare gli aiuti puntuali ai lavoratori. Le aziende sono in difficoltà ma soprattutto lo sono i dipendenti, se si arriva a raschiare il fondo così anche una ripartenza diventa difficile”.

E dato che la Lombardia tornerà in Zona Rossa, da domenica prossima, la speranza di una ripartenza si trasforma sempre di più in un miraggio.

“La prospettiva di ripartire si allunga decisamente – conclude Francesco – temo passeranno ancora mesi, prima di tornare a fare un normale servizio di pranzo o cena. Diventa davvero difficile tenere alto il morale e non abbattersi, è il secondo lockdown in pochi mesi e dura sempre di più: se nel primo c’era maggiore ottimismo e speranza, ora il morale è basso. Stiamo aperti con asporto e consegne a domicilio, ma così non si può stare in piedi. Sarà difficile, ma spero che prima o poi ci riprenderemo e la situazione tornerà alla normalità. Mi auguro che chi di dovere dia gli aiuti promessi”.

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