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Frontalieri e tassa sulla salute: “Io quel balzello lo pagavo già in passato e l’ho fatto per anni”

La tassa sulla salute, o almeno per ora il suo spettro, è ormai “tristemente” nota a tutti i lavoratori frontalieri. Le polemiche che si stanno scatenando a ridosso del confine non accennano a placarsi, anzi. La volontà del Governo sembra chiara, ma le modalità ancora molto fumose di applicazione, hanno fatto scendere in campo, ormai da mesi, sindacati italiani e svizzeri uniti e parte del mondo politico.

Solo sabato scorso a Varese si è svolta un’assemblea pubblica internazionale dei frontalieri italiani in Svizzera di tutti i territori confinanti.

Ma, e i vecchi frontalieri forse se lo ricorderanno, qualcosa di simile in passato lo hanno già pagato e per anni. A inizio anni 90 e fino al 98 infatti l’Inps chiedeva di dichiarare lo status di lavoratore frontaliere e poi inviava dei bollettini da pagare proprio per l’assistensa sanitaria dei frontalieri.

E così, bollettini alla mano – ancora custoditi in un raccoglitore – parla chi tali versamenti li ha eseguiti per anni. Certo, altri anni, c’era ancora la lira, e altri importi, però questa modalità potrebbe essere la stessa che un domani – non troppo lontano – potrebbe utilizzare l’Inps qualora la tassa voluta dal Governo Meloni dovesse concretizzarisi, rendendo effettivo quanto scritto in Finanziaria ovvero che “anche i frontalieri devono concorrere al sostegno economico della sanità pubblica italiana”.

E così c’è chi, ormai da alcuni decenni al lavoro in Svizzera, ha tirato fuori dai suoi documenti proprio questi bollettini. «All’epoca ricordo come arrivassero puntuali tali bollettini – spiega un’infermiera di Luino che tali somme pagava – La cifra era suddivisa in alcune rate annuali che ho pagato per diverso tempo”. E su alcuni di questi pagamenti compaiono così cifre come 227mila lire o 139mila lire.

Quest’obbligo di pagamento fu tolto nel 1998 con un tentativo di reintrodurlo nel 2016. Ma venne poi  bloccato dall’intervento delle opposizioni e dei sindacati. Adesso il tema è tornato prepotentemente alla ribalta e l’intero mondo dei lavoratori frontalieri è in attesa di capire cosa potrà accadere.

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