“Siamo molto soddisfatti che la politica si sia mossa per trovare in tempi celeri una soluzione al problema del blocco del transito dei collegamenti ferroviari transfrontalieri, che avrebbe generato non pochi disagi alle migliaia di lavoratori frontalieri che ogni giorno varcano il confine. Ora però è tempo che lo Stato italiano si attivi, una volta per tutte, per assicurare le necessarie tutele ai tanti italiani impiegati in Svizzera”.
A parlare sono Daniele Magon, segretario generale della Cisl del Laghi e Marco Roberto Pagano, responsabile Frontalieri per la Cisl dei Laghi. “Ogni giorno, tra le province di Como e Varese, sono circa 70 mila i lavoratori italiani impegnati nelle aziende elvetiche – continuano i due sindacalisti -. Lavoratori spesso oggetto di attacchi, in Canton Ticino, da parte di una certa politica che non perde mai l’occasione per punire chi porta ricchezza nel loro Paese. Lavoratori che, contrariamente a quanto accade in Italia (grazie agli ultimi Dpcm che hanno bloccato i licenziamenti fino al 31 marzo) possono essere licenziati in ogni momento, e che pagano pesantemente la crisi pandemica che stiamo vivendo. A causa del Covid sono, infatti, numerose le aziende che hanno chiuso anche in Ticino, o che si sono viste costrette a rivedere il proprio organico, lasciando a casa proprio molti nostri lavoratori. Quello che chiediamo allo Stato italiano è che si adoperi per trovare quanto prima ammortizzatori nuovi a sostegno dei tanti frontalieri che rischiano di perdere il lavoro. La soluzione non può più essere soltanto la Naspi italiana, che tra l’altro ha un massimale di 1300 euro. E occorre agire velocemente, siamo infatti molto preoccupati di quello che potrebbe accadere dopo il 31 marzo, quando sarà caduto anche il blocco dei licenziamenti in Italia, con il rischio per decine di migliaia di lavoratori, frontalieri e non, di trovarsi in situazioni di precarietà economica”.
“Per questo chiediamo venga data subito attuazione allo Statuto dei Lavoratori Frontalieri – concludono Magon e Pagano – che da quasi tre anni la Cisl, unitamente ad altre organizzazioni sindacali, ha proposto al Governo italiano. È tempo che questo strumento diventi un documento indispensabile che dia dignità al lavoro transfrontaliero e ne assicuri le necessarie protezioni sociali, oltre che diritti e doveri, al pari del lavoratore svizzero”.