Il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche lombardi (Opi) prende posizione sulla riammissione in servizio degli infermieri no vax.
“Ci atteniamo scrupolosamente alla legge – si legge – come Coordinamento Lombardo abbiamo comunque condiviso una posizione chiara rispetto alle nuove disposizioni legislative. In Lombardia sono stati riammessi in servizio circa 1000 infermieri; complessivamente, negli Ordini lombardi sono iscritti all’albo circa 65.000 professionisti. In sostanza, la riammissione in servizio degli infermieri “non vaccinati” non ha alcun impatto significativo sul sistema sanitaria lombardo, dove mancano circa 9.400 infermieri, 5.400 sul territorio, 4.000 negli organici ospedalieri”. Una frase che in sostanza smonta la teoria secondo cui le riammissioni degli operatori non vaccinati – anticipata dal Governo Meloni – fosse indispensabile per le carenze in corsia: il problema esiste e resta, ma la novità non cambia minimanente la sostanza.
“La questione infermieristica diventerà sempre più critica se non viene affrontata in una urgente azione di sistema e di programmazione – prosegue la nota – In tutti gli Ordini Professionali, il comportamento degli infermieri che si sono opposti all’obbligo vaccinale, ha destato non pochi interrogativi e perplessità dal punto di vista sia scientifico sia deontologico. La sensazione di perplessità e di rammarico provata dalle migliaia di infermiere e infermieri che vaccinandosi, in scienza e coscienza, hanno tutelato la salute degli assistiti e combattuto la pandemia riducendo la diffusione del virus e limitandone la virulenza”.
Infine, le conclusioni: “Se oggi appare sostenibile un provvedimento di riammissione di sanitari non vaccinati, dal punto di vista epidemiologico lo si deve anche alla responsabilità e alla competenza delle migliaia di infermieri che hanno aderito all’obbligo vaccinale. L’Ordine professionale non ha informazioni circa la reazione delle aziende; allo stato attuale Il Decreto-legge 162/2022, emanato lunedì 31 ottobre, ha efficacia dalla data di martedì 1° novembre, il tempo intercorso e la data di emanazione non hanno consentito interlocuzioni con le aziende sanitarie, peraltro non necessarie né richieste all’ordine. La sensazione di perplessità, è certamente vissuta anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende che dovranno, in qualche modo, reinserire gli infermieri non vaccinati. Le azioni di protezione e di tutela della salute del cittadino, soprattutto portatore di patologie croniche e di fragilità, dovranno inevitabilmente prevalere su qualsiasi altra logica”.
2 Commenti
Chiedo solamente che a questo punto gli infermieri non vaccinati abbiano gli stessi doveri dei colleghi che si sono sottoposti a vaccinazione. Quindi che vadano a lavorare nei reparti covid, nelle terapie intensive covid e pronto soccorso covid. D’altra parte se la vaccinazione non serve a nulla, non vedo il problema.
Guarda che sono gli ordini professionali che li vorrebbero mettere a fare “timbri”, no di certo i diretti interessati. Le uniche perplessità che dovrebbero avere i medici ed infermieri vaccinati dovrebbero essere quelle di essersi ammalati e aver contagiato ugualmente, nonostante il siero “magico”. Ma in nome della scienza che continuino pure a negare l’evidenza.