Un lungolago dove fare il bagno e prendere il sole o, addirittura, una Como senza lago costretta a dimostrare in cosa sa essere speciale senza ciò che l’ha resa famosa nel mondo, con la seta a fare da volano alla cultura o pronta a ospitare le migliori università del mondo, con una viabilità tutta da ripensare e la Danimarca come modello se non, perché no, la piccola Varenna. Questi sono solo alcuni dei sorprendenti input racchiusi in “Como e i visionari”, l’ultimo libro pubblicato dalla Cooperativa Editoriale Lariana appena arrivato in libreria. Sei interviste ad altrettanti personaggi noti della città in grado, finalmente, di far alzare lo sguardo oltre i problemi di oggi per immaginare come potrebbe essere Como nel 2035, con il desiderio non di offrire soluzioni, ma di stimolare un dibattito consapevoli del fatto che la città di domani si costruisce con le decisioni che si prendono oggi.
“Questo per noi è il primo passo di un nuovo percorso con il quale, dopo aver sempre pubblicato libri di altri, vogliamo prendere il nostro posto in una città che ha già chi racconta egregiamente il suo passato ma, probabilmente, ha bisogno di qualcuno che ne racconti il futuro – spiega Francesca Paini, presidente della Cooperativa Editoriale Lariana – l’idea di questo libro nasce infatti dal desiderio di smarcarsi dai problemi di oggi per provare a immaginare tanti futuri possibili, uno diverso dall’altro, e per questo abbiamo scelto di dare la parola a sei personalità comasche che, come Cooperativa, abbiamo avuto modo di incontrare in questi anni, a cui abbiamo chiesto di immaginare la Como del 2035 uscendo, però, dai loro stretti ambiti professionali e ragionando davvero a 360 gradi”. Ed ecco, quindi, alternarsi le voci di Michele Roda, architetto impegnato nella riqualificazione dell’ex Tintostamperia Val Mulini dopo il recupero dell’ex Pastificio Castelli, il direttore del Museo della Seta Paolo Aquilini, Paolo De Santis, imprenditore e già presidente della Camera di Commercio di Como, la presidente di LarioHotels Bianca Passera, il setaiolo e presidente di Orticolario Moritz Mantero e l’imprenditore tessile e presidente di Confindustria Como Gianluca Brenna.
Un parterre di tutto rispetto che si è prestato volentieri a immaginare, con sogni tutt’altro che irrealizzabili a voler ben vedere, la Como di domani: “Il nostro obiettivo era quello di non cadere nel tranello di raccontare quello che manca o non funziona per puntare, invece, a mettere in luce le possibilità della nostra città nella speranza di costruire un dialogo – dice infatti Paini – per questo non ci fermeremo qui, ma stiamo già pensando a proseguire su questo filone, ragionando su nuovi temi con altri volumi. Il tutto con la preziosa collaborazione, per quanto riguarda la stampa, della Cooperativa Sociale Impressioni Grafiche che, nelle sue sedi di Como e Aqui Terme, offre lavoro a pazienti psichiatrici e persone fragili”.
E quasi a voler rappresentare anche visivamente lo sguardo rivolto alla città che si fa via via più nitido, il volume è impreziosito anche da un dono dell’artista comasco Fabrizio Musa: un trittico dedicato a uno dei simboli di Como più noti nel mondo, la Casa del Fascio, che dalla copertina fino all’interno si fa via via più chiara. Come più chiara, ci si augura, sarà la visione della città futura che vogliamo che deve essere alla base delle decisioni che prendiamo oggi.
Como e i visionari
Dialoghi con Michele Roda, Paolo Aquilini, Paolo De santis, Bianca Passera, Moritz Mantero e Gianluca Brenna
AA.VV. Cooperativa Editoriale Lariana
Disponibile in tutte le librerie comasche e sul sito editorialelariana.it
2 Commenti
Obiettivo numero uno spostare lo stadio. Quell’area lungo lago dovrebbe essere restituita alla cittadinanza invece di essere un luogo che male svolge una funzione. Sono pochi giorni all’anno che vi si volge un incontro, ma quei pochi giorni obbligano a mantenere una struttura che con il lungolago fa a pugni.
L’area della ex Ticosa potrebbe ospitare una struttura molto più funzionale, senza minimamente incidere sulle aspettative degli amanti del calcio, ma probabilmente esistono anche altre aree idonee. Dove è ora è un nonsenso.
Non mi sembra nulla di assurdo o impossibile se però Como diventasse Svizzera entro il 2025