In occasione dell’imminente bicentenario dalla morte di Alessandro Volta, si è tenuta oggi a Villa Erba una conferenza stampa che ha dato ufficialmente il via alle celebrazioni voltiane. Il titolo dell’incontro, Costruire il futuro con la scienza, ha racchiuso il cuore di una giornata ricca di riflessioni sull’eredità scientifica, culturale e umana del grande fisico comasco.
Volta, nato a Como nel 1745, non è stato solo l’inventore della pila, ma il simbolo di una scienza che nasce dalla curiosità e si sviluppa con metodo, passione e una visione che guarda ben oltre il proprio tempo. Ed è proprio a partire da questi valori che il mondo istituzionale, accademico e religioso si è riunito oggi per onorare la sua memoria, ma soprattutto per riflettere sul modo in cui la sua eredità possa ispirare la costruzione del futuro.
Ugo Moschella, professore all’Insubria, nel dipartimento di scienza ed alta tecnologia, ha aperto l’incontro con un discorso fortemente ispirato al metodo scientifico e al valore della conoscenza. “Da Galileo a Newton, passando per Volta, il cambiamento reale nasce dalla comprensione profonda dei fenomeni – ha dichiarato, ricordando i telescopi di Newton alimentati proprio dalle pile voltiane – In un’epoca in cui dilagano realtà alternative, è più che mai urgente riaffermare il valore del metodo scientifico. Ma il metodo, da solo, non basta: senza uomini e donne capaci di incarnarlo, rimane sterile. Galileo, Newton e Volta non sono solo scienziati, sono storie umane che hanno dato vita alla scienza stessa”.
Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha invece sottolineato l’importanza del messaggio voltiano per il presente e il futuro: “Oggi inauguriamo con orgoglio un percorso che ci porterà al 2027. Volta è stato un uomo audace, determinato, nato in un’epoca di candele traballanti, ma spinto da un’insaziabile sete di conoscenza. La pila è nata da una domanda: possiamo domare l’invisibile? Da quella risposta è iniziata l’era dell’elettricità, e con essa un’umanità che non solo osserva, ma controlla e trasforma. A Como è nato un filo conduttore che attraversa la storia. Oggi l’invisibile è rappresentato da altro: dati, meta dati, idee che navigano nell’internet. Costruiamo il nostro futuro con lo spirito di Volta, con la stessa fiducia nel potenziale umano”.
“Volta è un esempio di come la cultura umanistica e quella scientifica possano integrarsi in modo virtuoso – ha spiegato Ignazio La Russa, presidente del Senato – Parlava lingue, studiava fisica e biologia, e ha saputo applicare queste conoscenze per migliorare il mondo. Il progresso degli ultimi due secoli è stato esponenziale, si è mosso in modo significativamente più veloce rispetto ai secoli precedenti e questo perché le persone sono riuscite a fondere mente e cuore, rigore e immaginazione, scienza e umanesimo. Volta è il padre del nostro futuro”.
Anche il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha voluto sottolineare il valore simbolico e universale di Volta. “È stato un autodidatta capace di osservare la natura prima ancora di comprenderla. Grazie a lui abbiamo la pila: un’invenzione che non solo ha acceso la luce, ma anche la mente. Il polo negativo rappresenta la possibilità offerta dalla scienza, quello positivo è la conoscenza, il punto verso cui tendere. Ma senza la corrente, senza una tensione culturale che metta in movimento le idee, non può compiersi il miracolo della conoscenza. Ed è proprio la conoscenza, come la corrente, che deve fluire per generare il miracolo della comprensione condivisa. L’Italia è una terra di geni, e Volta ne rappresenta uno dei simboli più alti”.
È intervenuto anche il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, professore emerito alla Sapienza, che ha ricordato il ruolo cruciale di Volta nella storia della scienza moderna: “Tutto è iniziato con Galvani e le sue rane, ma fu Volta a capire che l’elettricità non era solo un dono della biologia, ma anche una proprietà dei metalli. Questo ha cambiato radicalmente il nostro modo di concepire il rapporto tra elettricità e corpo umano”. Il premio Nobel ha concluso sottolineato l’urgenza di trasformare la scienza in cultura: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di recuperare le dimensioni complesse delle emozioni. La scienza non è separata dalla cultura, ne è parte essenziale. E questa consapevolezza è, forse, l’aspetto più profondo dell’eredità di Volta”.
Il ministro dello sport e i giovani, Andrea Abodi, non è riuscito a partecipare di persona all’evento ma ha mandato un suo contributo video in cui avverte le persone dell’equilibrio precario che c’è oggi tra scienza e umanesimo, richiamando l’urgenza di un uso consapevole delle nuove tecnologie. “La scienza deve essere alleata dell’uomo, non suo sostituto. Viviamo un’epoca in cui l’intelligenza artificiale rischia di sfuggire dal nostro controllo, e per questo serve ancora più attenzione, più responsabilità. Sotto l’insegna di Volta, auspico che questi giorni siano occasione per rafforzare il controllo umano sulle tecnologie”.
Non è mancato il contributo dal mondo religioso, il cardinale Oscar Cantoni, in una lettera letta durante la conferenza, ha voluto richiamare le radici spirituali di Volta. “Fu la sua fede in Dio, il suo profondo mondo interiore, a guidarlo nella ricerca. In lui il desiderio di creare era lo specchio del Creatore stesso. Questo ci deve stimolare a costruire un futuro di pace, fondato su valori solidi e profondi”.