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Attualità

Il giornalista Nello Scavo racconta la sua amicizia con Papa Francesco. “Adesso abbiamo un altro santo in paradiso”

Le immagini dell’ultimo giro sulla papamobile nel giorno di Pasqua, con il Santo Padre sofferente ma pronto a benedire e accarezzare i bimbi che gli venivano avvicinati, si erano impresse nella mente dei fedeli. E tutti, preoccupati per il suo stato di salute fragile ma al tempo stesso rincuorati nel vederlo ancora una volta in mezzo alla gente, erano andati a letto sereni. Mai nessuno avrebbe pensato di risvegliarsi con la più triste delle notizie.

“Io stesso l’ho saputo da mia moglie. Era iniziata una normale giornata di lavoro e mentre ero indaffarato sono stato informato. Una notizia che mi ha immediatamente rattristato ma che ha poi lasciato spazio a una riflessione: Papa Francesco ci ha fatto un’altra delle sue sorprese. Si è mostrato a noi il 20 aprile giorno di Pasqua e poi la mattina dopo è andato in cielo. Se ne è andato anche alla vigilia di una festa importante per i Gesuiti. Il 22 aprile è una data significativa nella vita di Sant’Ignazio di Loyola (padre dei Gesuiti). Infatti, il 22 aprile 1541, Sant’Ignazio pronunciò i voti solenni davanti all’icona della Vergine nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, insieme ai suoi primi compagni”.

A raccontare le sue emozioni e molto di più è il noto giornalista Nello Scavo, catanese di nascita ma comasco d’adozione. Inviato speciale di “Avvenire”, ha indagato sulla criminalità organizzata, il terrorismo globale e il mondo dei migranti firmando servizi da molte zone calde del pianeta. Negli ultimi anni ha seguito fin dalle primissime ore la guerra in Ucraina e i tragici eventi mediorientali con la guerra tra Israele e Palestina.

Lo abbiamo sentito perché proprio lui, nel corso degli anni, aveva costruito un rapporto personale con Papa Francesco.

“Il legame che si è creato è diventato con il tempo sempre più forte. Ci scrivevamo e spesso ci sentivamo al telefono. Discutevamo principalmente di temi professionali, era molto informato su cosa accadeva nel mondo ma voleva sapere sempre qualcosa in più. La nostra frequentazione ha preso avvio in particolare dopo le mie inchieste sui migranti e il traffico internazionale di esseri umani. Lui voleva sapere, mi interrogava, era molto interessato”.

Tanto che, quando Nello Scavo finì sotto scorta dopo l’inchiesta sulla visita di alcuni emissari del governo libico al CARA di Mineo, tra cui Bija, il comandante della cosiddetta Guardia Costiera libica con un mandato di cattura internazionale per traffico di esseri umani, “il Papa mi chiamò. Era molto preoccupato per me e per la mia famiglia. Voleva sapere come stessimo. Gli dissi che mi erano stati assegnati dei valenti agenti della polizia di Como. Mi disse che pregava per me, per la mia famiglia e per chi aveva cura di noi”, ricorda Nello Scavo.

Anche se il primo incontro non fu proprio piacevolissimo. “No, non si può dire così. Fu una gioia e un onore immenso incontrarlo. Va detto che in passato scrissi un libro (La lista di Bergoglio – edizioni Emi, 2013 ndr), dove raccontavo la fantastica storia di quando il gesuita e arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio riuscì a salvare alcuni perseguitati dal regime di Videla. E lui quando mi vide mi diede una pacca sulla spalla ma era leggermente irritato. Non voleva che si desse peso o si parlasse di questa storia. E ho poi avuto conferma di quanto ho pensato per lungo tempo: era restio a parlarne perché si rimproverava di non essere riuscito ad aiutare ancora più persone”, ricorda Nello Scavo.

E così anno dopo anno l’amicizia è cresciuta e “cosa che ancora mi fa sorridere è che capitava spesso, mi telefonasse lui direttamente senza intermediari. Mi chiamava da un numero privato in prima persona anche solo per scambiare due parole su un tema di stretta attualità. E così – ricorda ancora con il sorriso sulle labbra – per anni ho risposto a centinaia di call center sparsi per il mondo che solitamente chiamano da numeri privati, per non rischiare di perdermi una sua chiamata”.

E l’ultima telefonata è arrivata nel novembre scorso, prima che iniziasse a stare male. “Ricordo perfettamente il giorno, perché mi trovavo al Liceo Volta con mio figlio per l’open day. E ancora una volta, lì, mentre parlavo con i docenti e il preside il telefono squillò ed era un numero privato. Dopo alcuni secondi di titubanza, vista la situazione in cui mi trovavo, decisi comunque di rispondere ed era lui”

Sempre attento “voleva conoscere. Quando scrissi il libro sulla guerra in Ucraina (Kiev di Garzanti), non solo ci sentimmo ma lui stesso mi inviò un suo intervento ufficiale. Preferii però non divulgarlo, poteva apparire come una mossa per accrescere il valore del libro. Lo conservo ancora tra i miei ricordi più belli”.

Così come ci fu un altro contatto personale dopo che Nello Scavo, fu il primo, nel novembre del 2024, a intervistare il presidente palestinese Abu Mazen dopo i fatti tragici del 7 ottobre 2023. “Si, leggeva tutto era sempre interessato e voleva capire direttamente da chi aveva avuto contatti con i protagonisti della storia”, ricorda Nello Scavo.

I contatti tra i due avvenivano solitamente o via mail “ne avevamo una personale per comunicare. A volte usava invece una mail ufficiale dove però un suo aiutante allegava una foto a dei biglietti che Papa Francesco scriveva di suo pugno. Oppure, come detto, ci sentivamo al telefono. Era molto rapido nel rispondere. Di solto entro un giorno”.

E i momenti per dialogare o incontrarsi sono stati diversi come quando ci si ritrovò nella cineteca vaticana “per assistere al film “Io Capitano” di Matteo Garrone sull’odissea di due migranti che dall’Africa partono per raggiungere l’Italia”.

Papa Francesco che era molto legato a Como. “Rimase veramente molto colpito dalla tragedia di Don Roberto Malgesini – ricorda – Volle incontrare i genitori e il vescovo di Como. Aveva a cuore i giovani sacerdoti, impegnati sulla strada. Una persona veramente speciale”.

Salutando Nello Scavo c’è tempo per un’ultima battuta. “Adesso abbiamo un altro santo in paradiso”.

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