Il borgo di Monteviasco, in Valle Veddasca a pochi chilometri da Varese, attualmente collegato alla valle unicamente tramite una mulattiera a gradini che si percorre in un’ora circa e copre un dislivello di 375 metri, la sua storica funivia.
L’impianto, fermo da diversi anni, da quando venne bloccato in seguito alla morte dello storico manutentore rimasto stritolato dalla cabina durante un controllo, è pronto a rimettersi in moto.
E se è vero che dal punto di vista turistico sono ben pochi i visitatori che decidono di salire a piedi tramite la via alternativa, ovvero i 1400 gradini immersi nel bosco, è altrettanto vero che senza un collegamento il piccolo borgo – sono una decina i residenti – era sempre più destinato a spegnersi.
Ma pochi giorni fa l’annuncio: entro l’estate – la data prescelta dovrebbe essere quella dell’8 giugno – si riparte. In tempo per la stagione estiva. Con la conclusione della procedura di gara europea, e la conseguente individuazione del gestore, dovrebbe quindi riprendere con regolarità l’attività. Il presidente dell’Agenzia di Trasporto Tpl Como-Lecco-Varese, Giovanni Galli, ha confermato che la gara europea per il rinnovo della gestione della funivia si è conclusa positivamente il 13 marzo. La gestione dell’impianto è stata affidata a una nuova associazione temporanea di imprese composta da Atm (Azienda Trasporti Milanesi) e Itb, l’ex gestore del trasporto pubblico della provincia di Lecco.
Questa la stretta attualità. Notizia che permetterà a tanti di poter organizzare una gita a Monteviasco, 930 metri di altitudine alle pendici del Monte Pola. Un paese che visse comunque per anni in isolamento visto che solo nel 1989 quando venne costruita la piccola funivia.
La leggende vuole che il borgo fondato a mille metri venne costruito da quattro soldati fuggiti da Milano nell’epoca della dominazione spagnola, quella raccontata dal Manzoni nei Promessi sposi, o forse erano briganti che portavano i cognomi ancora adesso diffusi nella valle: Morandi, Cassina, Dellea e Ranzoni. In realtà già nel Neolitico questi boschi erano abitati. E oggi come nell’antichità dove si perde la memoria dell’uomo, l’unico modo per raggiungere il borgo, frazione di Curiglia con Monteviasco, è rappresentato dalla mulattiera di 1.400 e passa gradini in grado di collegare al fondovalle questo manipolo di case sospeso.
Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 286 abitanti, alla proclamazione del napoleonico Regno d’Italia nel 1805 il borgo risultava popolato da 464 abitanti. Nel 1853 risultò essere popolato da 384 anime, scese a 338 nel 1871. Il processo di impoverimento demografico, legato all’abbandono dei territori di montagna, continuò nel tempo, tanto che nel 1921 si registrarono 334 residenti. Fu così che nel 1928 il regime fascista decise di sopprimere il comune, unendolo definitivamente a Curiglia e riproponendo così l’antico modello napoleonico. Tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI Monteviasco ha visto costantemente calare il numero dei propri abitanti: a novembre 2018 i residenti stabili erano circa 15, in buona misura anziani.
Grazie alla ripartenza della funivia si punta sulla ripresa del turismo, utile a mantenere in vita questo paese a due passi dalla Svizzera