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Il Politeama è del Comune, il liquidatore Nessi: “Spero diventerà come il Sociale di Como e il Blue Note di Milano, uno spazio polifunzionale”

Inaugurato nel 1910, lasciato in eredità al Comune nel 2000 per circa l’80% delle quote – e a una miriade di soci privati per la parte restante – e poi definitivamente chiuso nel 2005, il Politeama per 17 anni è stato il più grande “vorrei ma non posso” della città, promessa mai mantenuta e presenza fissa in tutte le campagne elettorali di ogni partito, senza distinzione. E, infine, malato terminale al cui capezzale, tra infiltrazioni, rischi di crollo e degrado, dal 2018 è stato chiamato il commercialista comasco Francesco Nessi perché, in veste di liquidatore della società “Politeama S.r.l.”, riuscisse a salvare il salvabile e, magari, a trovare qualcuno che si comprasse lo storico cineteatro di Piazza Cacciatori delle Alpi. Ma questo era il passato perché, da fine novembre, il Politeama è finalmente di proprietà del Comune di Como dopo che l’Amministrazione Rapinese, con voto unanime di tutto il Consiglio comunale, l’ha acquistato per poco meno di 1,3 milioni di euro ad un’asta che, altrimenti, sarebbe andata nuovamente deserta. Una grande soddisfazione per il sindaco, ma anche per il liquidatore Nessi che abbiamo sentito per un commento “di fine mandato”.

Dottor Nessi, possiamo dire che con questa vendita si è tolto un pensiero non da poco?
Sono felice, per me è stata davvero una battaglia.

Ha raggiunto l’obiettivo, il Politeama ora ha un unico proprietario.
Se dovessi sintetizzare il mio compito di liquidatore, direi che l’obiettivo principale è stato soprattutto cercare di salvaguardare l’edificio da un degrado ormai esponenziale.

E c’è riuscito?
Ho fatto tutto il possibile e il messaggio era già stato recepito dall’Amministrazione precedente, tanto che si era provveduto a mettere in sicurezza una parete a rischio di crollo. Ora gli interventi sul tetto previsti dall’attuale Amministrazione dovrebbero aiutare a fermare almeno in parte il degrado. Il Politeama è stato il primo edificio di Como realizzato in cemento armato ma, dopo anni di infiltrazioni, anche questo tipo di materiale rischia di diventare fragile.

Un altro obiettivo era quello di trovare, finalmente, un compratore. Al di là di ipotetici investitori privati, che non si son mai concretizzati, secondo lei perché le Amministrazioni precedenti non hanno acquistato il Politeama?
L’Amministrazione Bruni aveva valutato di acquistare le quote degli altri soci, ma si trattava di un’operazione complicatissima perché molti eredi sono del tutto sconosciuti. Sicuramente se il Politeama fosse stato acquistato e recuperato tra il 2005 e il 2010 sarebbe stato tutto più semplice perché, al di là dei necessari adeguamenti alle normative in materia di sicurezza, si trattava ancora di una struttura sana e potenzialmente fruibile.

Secondo lei quale potrebbe essere, ora, il futuro del Politeama?
Nel corso del mio mandato da liquidatore mi sono chiesto a cosa potesse servire una struttura di questo genere alla città. E, per trovare una risposta, due anni fa abbiamo creato un tavolo di co-progettazione al quale hanno partecipato più di una ventina tra professionisti, enti e associazioni tra cui anche l’Ordine degli Architetti di Como e il Conservatorio, per immaginare una possibile destinazione di questo edificio (gli altri partecipanti sono Architetto Matteo Nasini, Associazione Aslico, Marco Berti, Associazione Caracol, Circolo Culturale Olmo, Comune di Bellagio, Associazione Eleutheria, Fondazione Alessandro Volta, Accademia Giuditta Pasta, Italiana hotels&Tresorel spa, Associazione Como Film, Associazione Lombardia Musica, Associazione Nerolidio, Associazione Luminanda, Fondazione Bortolaso Totaro Sponga-Miniartextil, Cooperativa Mondovisione, Associazione Officina Como, OLO Creative, Associazione Parolario, Associazione Sentiero dei Sogni, Associazione Via de Benzi, Associazione Casa della Musica, Associazione Iubilantes, Biobyte srl, CNA Como, Ndr).

Il risultato?
I lavori sono andati per le lunghe a causa della pandemia ma ormai ci siamo. Se ne parlerà all’inizio dell’anno prossimo, quando presenteremo i risultati all’Amministrazione comunale, che spero vorrà tenerne conto anche per quanto riguarda alcuni aspetti economico-gestionali.

Al di là della destinazione, sono state ipotizzate anche le possibili modalità per reperire i fondi necessari? Proprio recentemente il sindaco ha chiarito che il Comune non può sobbarcarsi interamente i costi di ristrutturazione (qui i dettagli) e, per il momento, l’obiettivo è riaprire la parte bar e ristorante in attesa di un progetto culturale.
Al momento, con i guadagni ottenuti grazie alle affissioni pubblicitarie sulla facciata, posso dire che lasciamo alla città una struttura in grado di generare entrate che permettono un minimo di manutenzione. In futuro, però, spero in un progetto di recupero finanziato attraverso bandi europei e mi auguro che si preveda un’integrazione tra bar, ristorante e l’eventuale albergo con il teatro. Il mio auspicio è che si possa dare alla città una sala polifunzionale che possa essere utilizzata per convegni, mostre ma anche un luogo per i ragazzi, una discoteca come fatto già al Sociale, uno spazio per eventi e un ristorante grazie alla platea a scomparsa, un po’ come il “Blue Note” a Milano.

In conclusione, secondo lei aver acquistato il Politeama è una rogna o un affare per la città?
Preferisco pensarla come un’opportunità. E un’Amministrazione che si fa carico di ristrutturalo e renderlo fruibile è sicuramente da ammirare.

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4 Commenti

  1. Se fosse stato recuperato tra il 2005 e il 2010 tutto sarebbe stato più facile…… Gli amministratori dell’epoca dovrebbero vergognarsi…. bastava alzare dello 0 virgola l’addizionale comunale irpef per acquistarlo.
    Vergogna, vergogna n.
    La cosa peggiore è che resteranno per sempre impuniti.

    1. Un esempio di collaborazione corale tra Amministrazione, Società private e Associazioni di cittadini, il cui percorso era tracciato da tempo. Il Consiglio comunale unanime ha scelto in favore dello sviluppo della Città e la Giunta comunale ne è stata portavoce cogliendo meritevolmente l’opportunità. Un passo preliminare a cui altri seguiranno se l’unità di intenti procederà nel rispetto reciproco e nella fierezza di essere prima di tutto cittadini di Como.

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