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La straordinaria storia del santuario millenario sulle montagne di Como tra devozione e giuramenti partigiani

In Valle Intelvi c’è un angolo di spiritualità davvero unico. E’ il Santuario di San Pancrazio, nel comune di Alta Valle Intelvi in località Ramponio, dedicato al santo che subì il martirio per decapitazione sotto l’imperatore Diocleziano e che spesso viene rappresentato come un giovanissimo militare romano, con lunghi capelli, spada e palma del martirio e che in Valle Intelvi, soprattutto nell’ultimo secolo, veniva invocato in particolare modo per il ritorno dei soldati.

La chiesa nella parte più antica, della grandezza di un piccolo oratorio, venne edificato in conci di pietra tra il 1020 e il 1050 per poi
subire nel corso dei secoli varie aggiunte e trasformazioni. In particolare tra la fine del XIV secolo e il XV, quando venne realizzata una parziale demolizione della navata originaria e l’orientamento della chiesa fu ruotato di 90 gradi così che l’antica abside semicircolare che costituiva il retro dell’edificio risultò finire sul lato sinistro. I lavori di ampliamento della chiesa durarono almeno fino al 1593.

Altri importanti interventi si registrarono nel XVII secolo, con l’aggiunta del porticato antistante la facciata, della sagrestia e della cappella laterale dedicata a San Carlo (il quale è presente in due dipinti del santuario: in uno è in atto di impartire una benedizione nell’altro è in compagnia di una figura femminile). A questi interventi seguirono ulteriori lavori di restauro e consolidamento.
Nell’abside sono presenti vari affreschi cinquecenteschi, forse riconducibili a un’unica bottega: una Crocifissione e Santi datata 1543 sull’altare maggiore, una Pietà con quattro Santi datata 1551 sulla parete destra ed una Madonna in trono e Santi, coeva, sulla parete sinistra, attribuita tradizionalmente a un Solari di Verna. La volta a botte lunettata della navata reca affreschi ridipinti risalenti presumibilmente alla seconda metà del Cinquecento. Essi raffigurano: Cristo al centro, l’Eterno Padre verso l’ingresso, la Colomba dello Spirito Santo verso il presbiterio e gli Evangelisti nei pennacchi.

Le lunette vengono affrescate nel XVII secolo con sei episodi della Vita della Vergine. Sotto la lunetta con la Presentazione di Gesù al Tempio, sulla parete sinistra, si trova un affresco raffigurante la Madonna in trono e Santi datato 1637 e sulla parete opposta un altro con S. Carlo e S. Caterina d’Alessandria dello stesso artista anonimo, operoso anche a Verna nel Santuario della Vergine.

Nel 1943, la notte del 14 dicembre, un gruppo di partigiani che ai tempi erano al comando del capitano Ugo Ricci (in quell’occasione assente), ospiti del parroco don Carlo Scacchi, sottoscrissero un giuramento (il “Giuramento di San Pancrazio”), con il quale si impegnavano a usare tutte le proprie «energie morali e materiali per il raggiungimento di uno stato di libertà e di giustizia in Italia». I partigiani presenti furono: Manzoni Guglielmo, Sala Cesare, Sala Augusto Rainoldi Pierino, Lanfranconi Ludovico, SalaGuido, Rainoldi Antonio, Rosa Ambrogio, Leoni Duilio, De Maria Bruno, Lingeri Romolo, Rainoldi Santino, Rosa Ugo, Rainoldi Arnoldo, Sala Giovanni, Sala Natale, Cavallini Emilio, Bolla Mario, Lingeri Mario, Caprani Liberato, Parodi Aldo, Don Scacchi Carlo.

La chiesa di S. Pancrazio è meta di pellegrinaggi fin dal secolo XVI. Negli Atti della Visita pastorale del vescovo Ninguarda nel 1593 si legge «è fabricata d’elemosine che le vengono fatte dalle persone che da tutta la valle vi concorrono per devotione». I devoti provenivano non solo dalla Valle, ma anche dalla vicina Valsolda per una sorta di ringraziamento: la tradizione infatti vuole che, durante la peste del 1630, la gente di Osteno e di Verna avesse offerto gratuitamente il latte per gli ammalati valsoldesi ricoverati ai piedi del monte Bisnago.

È una devozione profonda, radicata, che, testimoniata dai diversi ex-voto conservati nella cappella di San Pancrazio, ogni anno conduce in questa chiesa un gran numero di fedeli. Il sabato successivo al 12 maggio, infatti, la statua del Santo viene portata a spalla dai membri della Confraternita fino alla parrocchiale di Ramponio; la domenica mattina, una solenne processione la riporta nel Santuario, con un contorno di festeggiamenti in cui il sacro e il profano si uniscono per dare vita a una delle manifestazioni più interessanti e sentite della Valle Intelvi. Per l’occasione si era soliti preparare anche la tradizionale Torta di San Pancrazio, a base di pane e latte.

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2 Commenti

  1. Conosco la chiesa di San Pancrazio da 65 anni ed ogni volta che la vedo anche esternamente mi emoziona molto.

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