La progressione a 12 misure di “Sweet Home Chicago” risuona nella piccola saletta del Centro Diurno di via Giovio.
Quello che di solito è un punto di ritrovo e socializzazione per persone senza dimora, italiani e stranieri, oggi, come ogni martedì da quasi un anno, è una sala prove che vibra di blues.
“Come on, oh baby don’t you wanna go” attacca Angelo, 56 anni, a Como da 10, che si muove davanti alle coriste Taiba e Anum, del Paklstan: un ibrido tra Mick Jagger e Adriano Celentano.
Enrico, 63 anni, abbraccia la propria chitarra acustica e si getta in un piccolo assolo. Bruno, a Como da due mesi, tiene costante il giro di basso su uno strumento giallo lime senza tracolla. Yakuba, dal Gambia, accompagna il tutto allo jambe.
Sono alcuni membri della S-concerto Band, complesso composto prevalentemente da persone senza dimora, arrivate a Como da luoghi remoti o da posti vicinissimi, lungo i sentieri posti davanti a loro dalla sorte, spesso avversa.
“Il progetto nasce nel 2018 – spiega Marta Stoppa, operatrice di “S-coinvolgimenti sociali”, iniziativa promossa da Vicini di Strada, la rete degli enti e dei servizi comaschi per la grave marginalità – da gennaio ci troviamo per provare ogni settimana. Qui l’arte aiuta a tirare il fiato. Permette ai partecipanti di sentirsi meglio almeno per un paio d’ore alla settimana, a sentirsi e vedersi capaci e competenti”.
La composizione della S-concerto Band, che lo scorso venerdì si sono esibiti allo Spazio Gloria, riflette l’esistenza di chi non ha dimora, ci spiega Marta: “Nei mesi abbiamo visto persone di passaggio unirsi a noi e poi spostarsi altrove. Altri sono membri fissi della band. E’ un gruppo che cambia ma che mantiene la sua forte identità”.
Mentre parliamo con Marta, il complesso si è lanciato nella propria versione de “Il mio canto libero” di Lucio Battisti. “In un mondo che, non ci vuole più” canta il coro. Alle spalle di musicisti e cantanti stanno mondi, paesi e città abbandonati improvvisamente; luoghi che, appunto, “non li voglion più” citando liberamente Battisti.
Enrico, 63 anni, ha lasciato Torino dopo aver perso il lavoro nel 2007. “Sono venuto a Como per cercare lavoro in Svizzera ma non ho trovato nulla – spiega l’uomo- adesso sto al dormitorio Ozanam (la Piccola Casa Federico Ozanam, onlus che aiuta i senza dimora comaschi Ndr)”.
Chitarrista e appassionato violinista che spesso si esibisce in centro storico, Enrico racconta di aver scoperto l’amore per l’arte grazie al padre, appassionato di teatro. Per l’uomo, la musica e “le cose belle fanno dimenticare tutto quello che c’è di brutto là fuori”.
Bruno, il bassista della band, ha lavorato una vita in Svizzera, salvo poi trovarsi disoccupato e con un permesso di lavoro non rinnovabile.
“Sono arrivato a Como un paio di mesi fa e dormo dai Padri Comboniani a Rebbio – spiega l’uomo, 51 anni, che da ragazzo aveva un gruppo musicale con gli altri 5 fratelli – la musica e il teatro danno senso al nostro tempo e fanno bene alla testa, specie se non hai nulla da fare tutto il giorno”.
Verso le sei e mezza, la band ha finito le prove. Chitarre acustiche, turche, bassi e jambe ritornano nelle custodie. Venerdì 18 ottobre, la S-concerto si è esibita con i Succomarcio e i Vino Raro, in un evento di beneficenza in occasione de “La notte dei senza dimora”.
Durante la nostra visita, un brusio eccitato con il pensiero rivolto allo show riempiva le pause tra blues e Battisti. Per alcuni, i più navigati, si è trattato di un ennesima prova. Per altri, i nuovi, è stato il battesimo del fuoco. “Per tutti è una chance di sfatare gli stereotipi che vogliono i senza dimora, senza passioni, interessi o abilità” dice Marta, salutandoci.