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Bus, un autista: “Violenze e insulti, indifesi. Io non reagisco più. Il sindacato? Dorme”

Ieri, in piazza Vittoria, un’altra aggressione ai danni di due autisti da parte di un gruppo di stranieri senza biglietto. Qui la drammatica intervista del 17 maggio scorso a un loro collega. Impressionante, riletta all’ennesimo episodio simile e alla luce del fatto di ieri

“Ho sentito parlare di vetri di sicurezza, posti guida protetti e altre cose simili. Invenzioni, noi autisti, salvo rarissimi casi, quando guidiamo siamo alla mercé di qualsiasi malintenzionato. La soluzione? Chiudere totalmente le cabine, come fanno in Inghilterra”. 

Patrizio Chiappa è autista di lungo corso di Asf e per lungo tempo è stato anche rappresentante sindacale nella Rsu interna. Ora non fa più parte dell’organismo ma è troppa la rabbia per le situazioni di pericolo che lui e molti altri colleghi devono affrontare ogni giorno sui mezzi. Da qui nasce la sua volontà di affidarci lo sfogo.

“L’azienda dice che siamo protetti dai vetri di sicurezza? Non è vero, non è assolutamente vero – ribatte l’autista – I posti guida sono aperti sulla stragrande maggioranza dei mezzi in servizio, siamo raggiungibili senza alcun ostacolo particolare. E ogni giorno abbiamo a che fare con tossici, ubriachi, gente che non paga il biglietto. Gente che non vuol sentir ragioni, pronta ad aggredirti, a spaccarti il naso al primo accenno di discussione. In Inghilterra la cabina è totalmente chiusa, quella sarebbe una soluzione reale”.

Chiappa lamenta un clima generale sui mezzi pubblici sempre più teso, sempre più difficile. “Sempre più gente è nervosa, aggressiva, ti insulta per niente. E poi ci sono quelli che non pagano il biglietto, mai, spesso stranieri  ma non solo – racconta – Cosa faccio io? Non voglio tornare a casa con il naso rotto, se posso evito assolutamente le discussioni anche se saprei difendermi perché conosco le arti marziali. Qualche mio collega reagisce, risponde e magari alla fine finisce licenziato solo per essersi difeso, per aver reagito a provocazioni e maleducazione. Reagire per poi prendermi un provvedimento disciplinare? Non ci penso neanche, anche se posso capire l’esasperazione di qualche collega che ci casca a sue spese, incolpevole. Di sicuro, l’incarico di fare i biglietti a bordo non ha aiutato”.

Troppo pochi i veri sistemi di sicurezza sugli autobus di Asf, secondo l’autista.

“Ci hanno fornito di tablet ma alla fine servono soprattutto all’azienda per sapere dove siamo, cosa facciamo, per la sicurezza servono a poco. Le forze dell’ordine comprensibilmente non potrebbero nemmeno intervenire in tutti i casi necessari, con tutto il lavoro che hanno – prosegue Chiappa – Sento parlare di telecamere. Bene. Ma quelle servono dopo i fattacci. Nel frattempo, il pugno in faccia lo prendo io. Nel 2017 si era tentato con le guardie giurate a bordo, sulla linea Como-Cantù? Risultato, dopo 3 mesi sono sparite e nessuno le ha viste più. Costavano troppo, evidentemente”.

Parole amarissime, quelle di Patrizio Chiappa. Che lo diventano ancor di più quando si finisce a parlare del sindacato. “Lasciamo perdere – sbotta subito – l’anno scorso i sindacati hanno firmato il nuovo contratto e da allora dormono sugli allori. Hanno fatto pace con l’azienda e finita lì. Dovrebbero essere i primi a portare avanti le istanze degli autisti, invece fanno poco, dovrebbero fare molto di più. Peccato, ma ora non mi sorprendo più di nulla”.

Per testimonianze, foto e video: redazionecomozero@gmail.com o tramite la pagina Facebook di Comozero

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